La Rivoluzione cantata
Il decimo d’una serie sulla rivoluzione spirituale dietro alla caduta del comunismo trent’anni fa:
‘Una rivoluzione cantata’, iniziata già nel 1987 negli stati baltici d’Estonia, di Lettonia e di Lituania, portò finalmente all’implosione dell’Unione sovietica nel 1991.
Ricordando il coro di Giosafat che portava l’esercito di Giuda in battaglia (2 Cronache 20), i balti usarono l’arma ‘dolce’ del canto contro la forza militarizzata dell’Unione sovietica per liberarsi dalla loro occupazione. L’artista ed attivista estone, Heinz Valk, fu il primo a riferire gli eventi dal 1987 al 1991, culminando con l’indipendenza, come Rivoluzione cantata.
Gli stati baltici erano i primi paesi a riuscire a dichiarare la loro indipendenza dall’Unione sovietica, un movimento che sarà seguito da altre dodici repubbliche sovietiche.
Gli eventi iniziarono nel febbraio 1987, quando dei piani segreti d’estrarre la fosforite nel nordest dell’Estonia furono divulgati in televisione, arrabbiando gli estoni che temevano sia dei danni ambientali dovuti all’attività miniera sia un’erosione supplementare della loro cultura con la presenza di minatori russi importati. Sin dalla seconda guerra mondiale, Stalin aveva traslocato più di 400000 russi in Estonia, più di un quarto della popolazione totale, secondo una politica deliberata di russificazione. Questo spinse tanti estoni a scendere per le strade in protesta, qualcosa che portava direttamente alla reclusione prima della politica di glasnost (apertura) del segretario generale Gorbaciov.
I festival di canto erano ormai diventati delle espressioni maggiori di contesa e di fervore patriotico. Il primo Festival del Canto a Tartu, in Estonia, fu organizzato nel 1869 per commemorare il cinquantesimo anniversario dell’abolizione della servitù. Era la prima manifestazione dell’identità estone, secondo il capo di coro Kaie Tanner: “Cantando, ci mantenevamo vivi in qualità di nazione. Senza canto, l’Estonia non esisterebbe. Le festività del canto erano uno di quei rari luoghi dove noi, estoni, potevamo sentirci uniti, non come parte dell’Unione sovietica, ma come parte della nostra nazione.”
Rinascimento
La chiesa luterana era la fonte maggiore delle tradizioni dei cori estoni, uno dei rari modi in cui i contadini potevano esprimersi. Gli estoni diventarono luterani già quando Martin Lutero era vivo, quando la nobiltà dirigeva il territorio. I bambini dei contadini erano educati con il canto di coro ben prima che le festività del canto si sviluppassero.
Inoltre, dall’altro lato del confine, in uno dei più grandi eventi amatoriali di coro e di danza al mondo, il Festival del canto e della danza lettone, le aspirazioni di rinascimento di una Lettonia libera furono espresse in canto. I lettoni iniziarono a protestare contro i piani di diga idroelettrica sul fiume Daugava, perché temevano che questa causerebbe dei danni ambientali. Si opposero ugualmente ai piani di metropolitana a Riga, i quali minacciavano l’eredità culturale e storica della città. Il 14 giugno 1987, la data anniversario delle deportazioni del 1941 (quando le autorità sovietiche avevano mandato decine di migliaia di attivisti lettoni con le loro famiglie nei gulag e nelle istallazioni forzate in Siberia), tanti deposero dei fiori al piede del Monumento alla Libertà di Riga, un atto citato regolarmente come essendo l’inizio del risveglio nazionale lettone.
Più a sud, in Lituania, la popolazione ampiamente cattolica aggiunse degli inni cattolici al loro repertorio di canti quando aderirono all’ondata di contesa tramite il canto. Durante un festival di canto, una bandiera tricolore lituana presovietica apparve all’improvviso sul palcoscenico. Quando gli ufficiali sovietici si mossero per confiscare la bandiera, si sono ritrovati bloccati da altri membri del coro che erano in piedi di fronte a loro in una solidarietà ostinata.
Anche Gorbaciov era incapace di reprimere le contese dei cori e l’espressione patriotica a causa della sua politica di glasnost. Con il mondo che osservava, come poteva usare i metodi di forza dei suoi predecessori per farli smettere…di cantare?!
Gioia, coraggio, libertà
La rivoluzione cantata crebbe ancora nel maggio 1988 durante il festival pop di Tartu, presentando degli inni di cori modernizzati criticando l’oppressione sovietica. La fine dell’estate vide l’enorme palcoscenico e la scocca sonore dell’Auditorium del Festival della Canzone di Tallinn (vedi foto) risuonare con canti patriotici di fronte ad un pubblico di almeno 100000 persone cantando con i cori.
Questa era la storia di sfondo della catena umana di 600 chilometri creata dagli estoni, dai lettoni e dai lituani, tenendosi per mano attraverso le loro nazioni, producendo la Via baltica del mese d’agosto 1989, sulla quale abbiamo scritto in precedenza. I balti mandavano una contestazione chiara al Cremlino, che l’occupazione sovietica era totalmente illegale, essendo iniziata con il patto Molotov-Ribbentrop tra la Germania nazista e l’Unione sovietica esattamente 50 anni prima, il 23 agosto 1939. Un quarto della popolazione baltica partecipò, tanti cantando i canti che avevano imparato nei festival.
Sette mesi dopo, la Lituania dichiarava l’indipendenza dall’Unione sovietica, la prima repubblica sovietica a farlo. L’Estonia seguì nell’agosto 1991 e la Lettonia subito dopo. Le forze sovietiche cercarono di riprendere il controllo, uccidendo vari civili e militari. Le milizie ed i volontari costruirono delle barricate di cemento e formarono degli scudi umani intorno alle istallazioni chiavi quali i palazzi del parlamento, i ponti e le torri di comunicazione. Finalmente, le forze sovietiche indietreggiarono. Dopo qualche mese, l’Unione sovietica sparì.
Parlando di recente alla folle in un Festival del Canto, la Presidente estone attuale, Kersti Kaljulaid, ha detto: “Cantare dà gioia agli estoni. Cantare dà coraggio agli estoni. Cantare rende gli estoni liberi.”
Jeff Fountain
Direttore Centro Schuman
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