La Via baltica
La più lunga catena umana della storia era stata formata attraverso i paesi baltici trent’anni fa venerdì scorso, in segno di protesta morale contro l’occupazione illegale di questi territori dall’Unione sovietica. Si estendeva su 675 chilometri, dal nord dell’Estonia, attraverso la Lettonia, fino al sud della Lituania.
Esattamente 80 anni fa, il 23 agosto 1939, un patto di neutralità tra la Germania nazista e l’Unione sovietica era segretamente firmato a Mosca dai ministri degli affari esteri, rispettivamente Joachim von Ribbentrop e Viaceslav Molotov. Il famigerato patto Molotov-Ribbentrop colpiva la sorte di milioni d’europei orientali, dividendo l’Europa orientale in due sfere d’influenza, portando direttamente alla seconda guerra mondiale e all’occupazione dei tre stati baltici: l’Estonia, la Lettonia e la Lituania. Il 1° settembre 1939, le forze armate tedesche agivano secondo i termini del patto e scattavano la guerra attaccando la Polonia.
Cinquant’anni dopo, nel 1989, circa due milioni di persone si tenevano per mano per formare una catena umana continua estesa su 675 chilometri, attraverso le tre repubbliche baltiche dell’Unione sovietica. Questa era un’espressione supplementare dell’ondata crescente di protesta morale e spirituale contro il totalitarismo dell’Unione sovietica. Una persona su quattro ha partecipato alla catena, chiamata la Via baltica, tenendosi per mano per almeno 15 minuti. La protesta pubblica esigeva il riconoscimento del patto Molotov-Ribbentrop, la cui esistenza era sempre rinnegata dagli ufficiali sovietici che continuavano a rivendicare che gli stati baltici avevano raggiunto volontariamente l’URSS.
La partecipazione di massa alla protesta silenziosa era un’esigenza morale ed emozionale potente per il restauro dell’indipendenza degli stati baltici. Sette mesi dopo, la Lituania diventava la prima repubblica dell’Unione sovietica a dichiarare la sua indipendenza. La Lettonia ottenne la sua libertà nel 1990 e l’Estonia nel 1991.
Violazioni
In realtà, gli eventi iniziarono in Canada, dove delle comunità di profughi d’Europa centrale e orientale avevano iniziato la Giornata del nastro nero il 23 agosto 1986. L’obiettivo era di attirare l’attenzione mondiale sui reati sovietici e sulle violazioni dei diritti dell’uomo, sul patto Molotov-Ribbentrop, cosiccome sulla conferenza di Jalta, quando Churchill e Roosevelt avevano dato carta bianca a Stalin per annettere gli stati occupati dall’Unione sovietica. La prima Giornata del nastro nero aveva visto delle manifestazioni in tante città occidentali, compreso Londra, Stoccolma, Washington D.C., New York e Perth in Australia.
Siccome la glasnost e la perestroika stimolavano una nuova apertura e una speranza crescente di libertà nel mondo comunista verso la fine degli anni 1980, vari movimenti pro-indipendenza baltici – Rahvarinne in Estonia, il Tautas fronte in Lettonia, e Sąjūdis in Lituania – si erano incontrati discretamente per pianificare la protesta del 1989. A Tallinn, capitale dell’Estonia, dei manifestanti in un parco pubblico parlavano apertamente del patto Molotov-Ribbentrop mentre il KGB osservava. Dei nomi furono presi, dei responsabili furono perseguitati, ma a sorpresa, nessuno fu arrestato. Gli organizzatori erano incoraggiati per fare appello ad un atto di massa, pubblico, simbolico e non violente: una catena umana di solidarietà attraverso le tre nazioni.
Risveglio
Anche se la Via baltica era la più grande e più importante campagna degli stati baltici cercando di riprendersi la loro libertà, non era la prima. Il movimento della libertà nel centro di Riga era stato il punto centrale della commemorazione della giornata della memoria per le vittime delle deportazioni del 1941, il 14 giugno 1986. Dopo questo, gli ex prigionieri politici degli stati baltici si erano concordati per una campagna di ricordo comune il 23 agosto in tutti gli stati baltici.
In questo giorno del 1987, migliaia di persone manifestavano a Vilnius, Riga e Tallinn. La polizia arrestò centinaia di persone. L’anno successivo, decine di migliaia di persone partecipavano a delle campagne di ricordo; mentre nel 1989, un quarto completo della popolazione partecipava alla campagna di catena umana. Il risveglio baltico era cresciuto in un movimento unendo i tre paesi. Questa dimostrazione di ‘potenza dolce’ forzava l’anticamente potente Unione sovietica a piegarsi di fronte alle voci del popolo e ad ammettere i reati del passato, compreso l’esistenza del patto Molotov-Ribbentrop.
Nel 2009, l’Unione europea riconosceva il 23 agosto come la Giornata europea del ricordo per le vittime del stalinismo e del nazismo.
Dei lettoni mi hanno detto, negli anni recenti, come si sono sempre sentiti traditi: da un lato dai nazisti e dai comunisti, e dall’altro dall’occidente. La grande domanda per loro oggi è fino a che punto l’occidente è pronto a resistere contro l’espansionismo di Putin alla luce dei rapporti di migliaia di truppe russe ‘in vacanza’ vicino al loro confine negli anni recenti. All’inizio di questo mese, più di 10000 soldati russi e quasi cinquanta navi di guerra partecipavano ad esercizi navali nel Mar Baltico, dopo degli esercizi navali russi nel mare di Norvegia il mese scorso.
Nel frattempo, il trentesimo anniversario della Via baltica ispirava questo venerdì scorso migliaia di protestatori a formare una catena umana di 45 chilometri ad Hong Kong, protestando contro l’erosione delle libertà sotto l’autorità cinese.
(Foto: Archivio nazionale estone)
Jeff Fountain
Direttore Centro Schuman
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