Un Viaggio europeo #80 – Pisa (Italia)
I Padri del Deserto erano degli eremiti che vivevano nel deserto egiziano nel corso del quarto secolo. Anche se trascorsero le loro vite in regioni remote, le loro storie hanno avuto un impatto sorprendentemente profondo sul continente europeo, compreso sui suoi valori morali.
Il Camposanto monumentale di Pisa è uno dei numerosi luoghi in cui si può scoprire l’influenza dei Padri del deserto in Europa. Questo chiostro gotico rettangolare, con una corte interna, è localizzato sulla Piazza del Duomo, affianco alla cattedrale, al battistero e alla famosissima torre di Pisa.
Questo palazzo rimonta al 12° secolo, e anche se assomiglia ad un monastero, è in realtà un cimitero dove certe personalità influenti della città, quali arcivescovi, governatori o professori d’università, sono seppelliti. Il palazzo contiene numerose opere d’arte, compresi degli affreschi, dei sarcofaghi e delle sculture.
I muri del chiostro erano coperti da non meno di 2600 metri di affreschi fino a quando il disastroso incendio del luglio 1944, causato da un bombardamento aereo nella seconda guerra mondiale, ne distrusse una grande parte. Grazie a Dio, la maggioranza degli affreschi è stata restaurata sin dal allora. Oggi, osserveremo un affresco chiamato Il trionfo della morte, il quale fu restaurato di recente. Fa parte di una serie conosciuta sotto il nome di Storie dei Padri del deserto dipinta da Buonamico di Martino da Firenze, o semplicemente Buffalmacco.
Il Trionfo della morte può aiutarci a capire l’influenza dei Padri del deserto sull’Europa medievale. Questo affresco rappresenta vari aristocratici a cavallo, sconvolti mentre scoprono tre tombe aperte con dei cadaveri mangiati da vermi giganti. Affianco ai loro corpi, un uomo con la barba lunga bianca legge un cartiglio. Quest’uomo è il Padre del deserto chiamato Macario.
Macario nacque in Egitto intorno all’anno 300. In un periodo in cui gli eremiti si stabilivano di solito nella Penisola del Sinai, Macario fu uno dei primi a stabilirsi nel deserto di Nitria, ad ovest del Nilo e a sud d’Alessandria. Macario era un uomo noto per la sua grande sapienza e la sua ricerca di una vita santa. Ciò lo spinse a sottomettersi a condizioni aspre per domare le sue tentazioni. Un resoconto dice che spese persino sei mesi in una palude esposto agli attacchi d’insetti feroci.
Tuttavia, non ci è voluto tanto tempo prima di vedere il deserto di Nitria riempirsi di migliaia di eremiti. Assai naturalmente, Macario rispose a questa nuova situazione scrivendo delle regole per organizzare la vita sul territorio. Le vite solitarie dei monaci iniziarono ad essere regolate con raduni d’adorazione. Al momento della sua morte nel 391, il deserto di Nitria era diventato effettivamente una delle prime forme di repubblica cristiana.
Ciò che Buffalmacco voleva probabilmente comunicare con questo affresco era la sapienza e la ricerca della santità di Macario. Ma c’è una storia legata al Padre del deserto che potrebbe aiutarci a capire meglio ciò che Macario rappresentava nel medioevo.
Quando Macario lasciò la sua città per il deserto, fu incontrato da una truppa di soldati. Uno dei dirigenti, un tribuno, gli disse: “Siete felici perché disprezzate il mondo.” “E vero”, rispose Macario, “disprezziamo il mondo, mentre il mondo vi disprezza….” E siccome l’eremita fu accompagnato da qualcuno chiamato anche lui Macario, continuò dicendo, “…E lei ha detto il vero più di ciò che intendeva; noi siamo felici nei fatti e nel nome, perché ci chiamiamo Macario, cioè felice.” Il tribuno se ne andò senza rispondere, ma tornando poi a casa sua, decise di lasciare il suo lavoro, di rinunciare alla sua ricchezza e diventò un eremita.
È possibile che questa storia abbia ispirato Buffalmacco a dipingere il Trionfo della morte. Gli aristocratici di questo affresco sono dipinti come vivendo uno stile di vita secolare di piaceri e di ricchezze. Ma quando sono sconvolti dalla dura realtà della morte, il Padre del deserto era di fronte a loro per predicarli la Parola di Dio.
Non è difficile immaginare ciò che Macario poteva predicare. Le tombe aperte con i cadaveri possono effettivamente darci un’idea. I vermi giganti ricordano la descrizione d’Isaia dell’inferno, dove i corpi di quelli che si sono ribellati contro Dio sono mangiati dai vermi che non muoiono mai, in un fuoco che non si spegne mai (Isaia 66:24). Questi cadaveri simbolizzavano chi aveva vissuto in ribellione contro Dio, similmente agli aristocratici. Possiamo pure immaginare che Macario avrebbe ricordato agli aristocratici le parole di Gesù ai suoi discepoli quando la torre di Siloe crollò e uccise diciotto persone. “Pensate che fossero più colpevoli di voi? No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo.” (Luca 13:3-5)
Il messaggio di Buffalmacco sarebbe stato totalmente incomprensibile, persino disprezzato, nella Pisa romana. Eppure, eccoci approssimativamente un millennio dopo con un’artista pisano chiamando il suo popolo a perseguire delle virtù pie attraverso il suo dipinto. Chiaramente, il Vangelo ha portato ad un cambiamento enorme in questo paese.
Finalmente, è interessante notare che Buffalmacco dipinse le Storie dei Padri del deserto nel corso degli anni dopo la peste nera del trecento. Mentre il mondo incontra nei nostri tempi la realtà della morte in un modo nuovo, questo affresco rimane ancora un appello affinché la nostra generazione si ravvedi e riconosca Gesù Cristo come Signore e Salvatore.
Alla settimana prossima altrove in Europa.
Cédric Placentino
Responsabile Centro Schuman per l’Europa italiana e francese
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Foto: Wikipedia – Utente: Idarvol – Licenza: https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/legalcode.it
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