Per la gloria di Dio
Mentre la crisi del coronavirus colpiva a fine marzo, TIME magazine pubblicava un articolo del teologo Tom Wright con il titolo provocatore: Christianity Offers No Answers About the Coronavirus: It’s Not Supposed To (Il Cristianesimo non offre risposta sul coronavirus: non è il suo ruolo). Wright respinge come ‘sospetti solitamente stupidi’ ogni idea che Dio ha mandato questa pandemia come giudizio o come punizione.
È effettivamente così che l’Antico Testamento descrive a volte le piaghe. Ed è anche il modo in cui la chiesa ha spesso interpretato le piaghe nel corso dei secoli: una chiamata al ravvedimento. John Lennox, in un’intervista online per il European Leadership Forum, nota che, quando la Bibbia dice che Dio mandava una piaga, abbiamo la parola di Dio per questo. Ma non abbiamo la parola di Dio per il Covid-19.
Gesù trattava questa domanda quando gli fu chiesto sui galilei ammazzati, il cui sangue Pilato mischiò con il sangue dei loro sacrifici nel tempio (Luca 13:2-5). “Pensate voi che quei Galilei fossero più peccatori di tutti gli altri Galilei, perché hanno sofferto tali cose? No, vi dico; ma se non vi ravvedeteperirete tutti allo stesso modo. Oppure pensate voi che quei diciotto, sui quali cadde la torre in Siloe e li uccise, fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico; ma se non vi ravvedete, perirete tutti allo stesso modo.”
In altre parole, ogni tragedia non è il risultato del peccato delle vittime. Ma ogni tragedia, compresa il Covid-19, ci rende coscienti della nostra vulnerabilità e della nostra mortalità, delle domande dell’eternità e della relazione con Dio, e ci confronta con il nostro bisogno di pentimento.
Lamenti
L’argomento di Wright è di esortarci ad imparare a pregare i salmi di lamenti. Buon consiglio. Dobbiamo piangere con chi piange. E non c’è consolazione se diciamo a chi è in lutto che i loro amati defunti sono vittime del giudizio di Dio. Ma dovremmo forse accettare la sua conclusione, che “non fa parte della vocazione cristiana, quindi, di essere capaci di spiegare ciò che succede e perché”?
Wright continua: “È effettivamente una parte della vocazione cristiana di non essere capace di spiegare, ma invece di lamentarsi.” Certo, non c’è un capitolo o un versetto che spiega perché questa pandemia deve devastare la società mondiale in quest’annata particolare del 2020. Ed è anche vero che noi cristiani non abbiamo tutte le risposte. Ma ciò pone la domanda plurisecolare di teodicea: come un buon Dio può permettere che accadano delle cose cattive? E questa è una domanda che necessita una risposta.
In primo luogo, possiamo chiederci: siamo sconvolti quando delle cose cattive accadono? Da dove viene il nostro senso di ‘cattivo’? Perché risentiamo che questo non dovrebbe accadere? Da dove viene il nostro senso di ‘dovrebbe’? Perché siamo soddisfatti di accettare semplicemente ‘il destino’, che la vita non è giusta, poco importa cosa significa ‘giusto’? Perché dovremmo pensare che questo dovrebbe essere altrimenti? Da dove viene la nostra bussola integrata d’equità e di giustizia? Se rigettiamo Dio, dobbiamo anche rigettare l’equità e la giustizia. Perché dovremmo sperare che un mondo aleatorio e accidentale, che non è nient’altro che sostanza viscosa più tempo, sia ‘giusto’?
E se fosseil caso che un buon Dio creatore fece il creato buono, ma che qualcosa è andato orribilmente storto, e che le cose non sono come dovevano essere?
È effettivamente la brutta notizia che è all’inizio della buona notizia, il Vangelo. Come lo dice Lennox, viviamo in un mondo morale spezzato e in un mondo fisico spezzato. Ma anche in questo mondo spezzato, in realtà un’ambiente totalmente unico in tutto il cosmo, il bel modello originale ispirando l’ammirazione può essere individuato.
Insensato
Eppure, le persone in lutto non cercano di solito delle risposte intellettuali. Hanno bisogno di sostegno emozionale. Il vangelo offre entrambi. Dio non ha abbandonato il suo progetto spezzato. Non ci ha lasciato nel nostro fallimento. Si è giunto in realtà alla nostra sofferenza.
Quando Gesù visitò la tomba di Lazzaro, pianse. Entrò nel lutto delle sue sorelle. Egli pianse l’interruzione della morte cosiccome per tutti i morti che il Covid-19 ha causato nel mondo intero. Poco tempo dopo, egli, il Dio incarnato, sarebbe di fronte alla sua morte orribile. Che Dio empatico!
Qualche giorno prima, Gesù disse ai suoi discepoli nel dubbio che la malattia di Lazzaro era ‘per la gloria di Dio’ (Giovanni 11:4). Ora, dopo aver dichiarato che era la risurrezione e la vita, una rivendicazione insensata ma tuttavia vera, e una dimostrazione che la morte non era l’ultima parola, comandò a Lazzaro di uscire dal sepolcro, come lo descrive qui sopra Vincent Van Gogh (con la barba rossa dell’artista!).
Non dobbiamo assumere che Dio ha afflitto il mondo con questa pandemia per compiere qualcosa cosiccome non afflisse Lazzaro, ma possiamo accettare che può usarlo per la sua gloria, anche se queste parole possono sembrare cosi pazze per noi come lo erano per i suoi discepoli.
Dopotutto, Gesù mostrò che èla risurrezione e la vita. E la fede cristiana è tutto sulla morte… e sulla risurrezione.
Jeff Fountain
Direttore Centro Schuman
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