Un Viaggio europeo #60 – Sisak (Croazia)
Questa è la quinta e ultima tappa di una miniserie dedicata alla Croazia. Se guardiamo attentamente a tutti i luoghi che abbiamo visitato finora in questo paese, erano tutti localizzati in Dalmazia, lungo l’Adriatico. Ma la Croazia copre un territorio ben più grande, e ci sono ancora tante regioni che non abbiamo esplorato finora.
Quando cerchiamo le tracce del Cristianesimo primitivo in Croazia, ne troviamo la maggior parte di quelle in Dalmazia. Tuttavia, diverse tracce possono ugualmente essere trovate nella parte nord-orientale del paese. E quindi, oggi, visiteremo la città di Sisak dove troviamo un resoconto storico legato al Cristianesimo primitivo.
Sisak è la città principale del cantone amministrativo di Sisak-Moslavina ed è localizzata in una regione assai pianeggiante, a quasi 60 chilometri nel sudest di Zagabria, e a quasi 40 chilometri nel nordovest del confine con la Bosnia Erzegovina. Si trova tra due fiumi, il Sava e il Kupa, quest’ultimo affluendo nel primo a pochi chilometri a sud.
Uno dei siti principali di Sisak è un ponte chiamato Stari most (il Vecchio ponte). Da questo ponte, dobbiamo camminare soltanto poche centinaia di metri verso il centro storico per scoprire un quartiere con una chiesa bianca a destra della strada e un palazzo bianco a sinistra. Entrambi appartengono alla diocesi cattolica romana di Sisak. E se andiamo verso la chiesa, scopriamo il parco archeologico Siscia in situ.
Qual è quindi la storia dietro a questo luogo?
Il sito archeologico rivela che Sisak ha origini antiche. All’epoca romana, era chiamata Siscia ed era una delle città mercantili più importanti di Pannonia, una provincia imperiale coprendo parti di ciò che sono oggi la Slovacchia, l’Austria, la Slovenia, l’Ungheria, la Serbia, la Bosnia Erzegovina e anche la parte nordorientale della Croazia.
Sisak ha persino un interesse particolare per noi perché è uno dei rari luoghi in Croazia nordorientale dove possiamo trovare tracce dell’impatto del Vangelo nei primi secoli nella regione. La testimonianza cristiana primitiva in questa regione è legata a un uomo chiamato Quirino.
Quindi, chi era quest’uomo e com’era collegato con Sisak?
All’epoca medievale, c’erano varie persone chiamate Quirino nel calendario cattolico romano dei martiri (il Martyrologium Hieronymiamum). Tuttavia, la storia legata a Quirino di Siscia è considerata come la più affidabile. Troviamo le sue tracce principalmente in due fonti. La prima è negli atti dei martiri, che sono dei testi antichi facendo il resoconto della persecuzione di vari cristiani nella Roma pagana. La seconda fonte sono gli scritti d’Eusebio di Cesarea, un celebre storico e teologo del quarto secolo. Ed anche se esistono delle divergenze tra i due resoconti, queste fonti sono tuttavia relativamente affidabili.
Quirino era vescovo di Siscia del quarto secolo. Visse contemporaneamente a Domnio di Salona che abbiamo già incontrato qualche tappa fa (tappa 56). Non si sa da dove viene o quando arrivò a Siscia. E non ne sappiamo neanche tanto della sua vita qui. La maggior parte di ciò che sappiamo di lui è legata alla persecuzione che dovette subire sotto il regno di Diocleziano, cosiccome Domnio a Salona.
Eusebio di Cesarea scrisse che dopo aver provato a fuggire, Quirino fu arrestato. Quando le autorità lo costrinsero ad ubbidire agli ordini imperiali di offrire sacrifici agli dei (e possiamo immaginare che questo includeva l’adorazione dell’imperatore), il vescovo di Siscia rifiutò categoricamente. Di conseguenza, Quirino fu flagellato e messo in carcere dove, secondo Eusebio, convertì il carceriere chiamato Marcello.
Tre giorni dopo, le autorità inviarono Quirino dal governatore di Pannonia I a Savaria (oggi Szombathely in Ungheria) per tentare di farlo cambiare idea. Ma Quirino resistette. Finalmente, fu condannato a morte, buttato nel fiume Sava con una pietra legata al collo. Più tardi, i Cristiani di Savaria recuperarono il suo corpo e lo seppellirono.
Il resoconto degli Atti dei martiri è meno dettagliato di quello di Eusebio. Inoltre, differisce sul luogo della morte di Quirino. Gli atti dei martiri affermano che fu buttato nel fiume qui a Siscia.
Dopo la morte di Quirino, la fama del suo martirio iniziò a diffondersi velocemente presso i Cristiani dell’Impero. Vari decenni dopo la sua morte, il poeta cristiano Aurelio Prudenzio Clemente scrisse un poema in suo onore. E un secolo dopo, quando gli Unni invasero la Pannonia, le sue reliquie furono trasferite in un mausoleo a Roma.
Oggi, la città mercantile romana di Siscia, dove ebbe luogo la persecuzione di Quirino, è in rovina. Invece della città, troviamo ormai una chiesa e un palazzo appartenenti al vescovato di Sisak, del quale Quirino era uno dei suoi primi vescovi. Diocleziano uccise Quirino, ma la fede cristiana è sopravvissuta e diventò la fondazione della città di Sisak e della Croazia, nonostante le numerose guerre e i tentativi d’annientamento.
La storia del Cristianesimo in Croazia è un esempio luminoso di ciò che Gesù significava quando diceva che le porte dell’inferno non prevarranno contro la sua chiesa.
Alla settimana prossima altrove in Europa.
Responsabile Centro Schuman per l’Europa italiana e francese
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