Un Viaggio europeo #55 – Kiev (Ucraina)
I potenti e i ricchi hanno giocato un ruolo significativo nella Cristianizzazione delle terre slavi orientali. Ma sarebbe un errore credere che questo processo era soltanto verticale. Perché un altro movimento, fuori dalle strutture del potere politico, influenzò in modo più profondo la gente del popolo: il monachesimo.
In quest’ultima tappa di una miniserie dedicata alla propagazione del Vangelo nelle nazioni slavi orientali, cercheremo di capire come il monachesimo iniziò lì. Per scoprirlo, torneremo a Kiev per la terza volta. Andremo a tre chilometri a sud del monumento di Volodymyr il Grande dov’eravamo due tappe fa. Lì, scopriamo vari palazzi con cupole dorate a cipolla. Questi splendidi palazzi appartengono ad uno dei monasteri più famosi d’Ucraina, il Pečerska Lavra, o il monastero delle Grotte.
A prima vista, potremmo credere che Pečerska Lavra fu costruito da un potente sovrano del passato. Ma uno sguardo più approfondito alla sua storia rivela un’immagine assai diversa. Il monaco Nestore il cronista era un membro di questa comunità monastica. Scrisse a proposito di Pečerska Lavra e del suo fondatore Antonio:
“Tanti monasteri sono stati fondati da principi e da nobili, e dalle ricchezze, ma non sono come quelli che sono stati fondati con le lacrime, e il digiuno, e la preghiera e le vigilie; Antonio aveva ne oro ne argento, ma ottenne tutto tramite la preghiera ed il digiuno.”
Prima della fondazione del monastero, questo luogo era una foresta fuori di Kiev, il centro di potere. E sebbene questo monastero conobbe un inizio molto umile, diventò finalmente il punto di riferimento per il movimento monastico in terre slavi orientali. Ma come questo è occorso?
È straordinario notare che tre fra i primi igumeni del monastero, cioè abati, si chiamavano Ilarione, Antonio e Teodosio, gli stessi nomi di tre padri egiziani del movimento monastico.
Anche se Ilarione di Kiev non era il fondatore del monastero, creò un eremo qui. Prima di questo, servì da presbitero in una residenza principesca localizzata vicino a qui. Acquisì una reputazione che gli permise di essere nominato metropolitano di Kiev dal Principe Jaroslav. Fu quindi il primo clero slavo a ricevere un tal ruolo. Tuttavia, i dirigenti della chiesa di Costantinopoli non furono coinvolti nell’elezione e furono opposti alla sua nomina. Questa tensione gli causò di ritirarsi in una grotta dove visse solo fino alla morte due anni dopo. Può sembrare tramite questo resoconto che la vita d’Ilarione finì in fallimento. Eppure, poco sapeva di ciò che stava per accadere dopo di lui.
Nel corso della vita del successore d’Ilarione, Antonio di Pečerska, l’eremo diventò una comunità monastica. Antonio nacque a Liubech, vicino al Belarus odierno, e fu attratto alla fede in Cristo da bambino. Quando diventò abbastanza grande, viaggiò fino al Monte Atos in Grecia dove giunse una comunità monastica. Antonio era così attratto da questo stile di vita che desiderava vivere lì per tutta la vita. Ma gli igumeni avevano un’idea diversa e gli suggerirono di tornare nel suo paese. Antonio ubbidì e tornò a Kiev. Fu poi informato dell’eremo d’Ilarione che era rimasto ormai vuoto e si traslocò lì.
Più tardi, dodici eremiti si giunsero a lui. Antonio iniziò a capire che una comunità si stava formando e accettò quindi i piani degli eremiti di costruire una chiesa. Tuttavia, sembra che la vita solitaria gli mancava e si traslocò quindi in un’altra grotta per il resto della sua vita.
Prima di traslocarsi, Antonio scelse Teodosio come suo successore. Durante il suo periodo, la comunità crebbe fino ad una centinaia di monaci, e ciò gli fece capire che una regola monastica era necessaria. Teodosio conosceva una regola che fu sviluppata da un abate del monastero di Studion a Costantinopoli. La tradusse ed aggiunse certe regole sue. La regola di Teodosio, centrata sulla preghiera, la disciplina personale, la carità mutuale, l’obbedienza e la diligenza al lavoro, diventò un modello per tutti i monasteri del paese.
Teodosio era molto rispettato dalle autorità. Rimproverò il Principe Svjatoslav perché aveva usurpato il potere di suo fratello. Il principe provvede tuttavia le risorse necessarie per continuare la costruzione del monastero.
Vari monaci furono inviati da Pečerska Lavra per aprire nuovi monasteri in tutto il paese. Altri diventarono vescovi di vescovati importanti della chiesa russa. Altri ancora diventarono evangelisti nelle tribù pagane di Russia, spesso a costo della loro vita. Persino certi membri della famiglia principesca diventarono monaci a Pečerska Lavra, quali il Principe Nicola di Černigov o Sudislav di Pskov, il fratello di Jaroslav il Grande.
Per usare l’immagine che Gesù Cristo usava quando parlava del Regno di Dio, Pečerska Lavra è un esempio perfetto di come un piccolo seme può diventare un enorme albero.
Alla settimana prossima altrove in Europa.
Cédric Placentino
Responsable Centre Schuman pour l’Europe italienne et française
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