Una prospettiva femminile sulla missione in Europa
Il ruolo delle donne in chiesa e nella missione può a volte essere soggetto a controversia. In quest’articolo, Evi Rodemann da la sua prospettiva sul ruolo delle donne nel Corpo di Cristo.
Vista Magazine (edizione 34)
Tante donne di tutta l’Europa fronteggiano dei problemi incredibili a causa del loro sesso. Purtroppo, anche la chiesa contribuisce spesso ai problemi. Riflettere a certi fra questi problemi ci aiuterà a sottolineare qualche bella iniziativa in cui le chiese e le reti sono determinate ad incoraggiare ogni ragazza e donna a vivere la loro chiamata data da Dio, per il Suo regno.
L’Europa ha una popolazione di circa 740 milioni di persone, con un po’ più donne di uomini, anche se il rapporto è vicino.[1]In Europa dell’Est, tuttavia, troviamo una divergenza più grande tra la popolazione maschile e femminile, spesso a causa d’una speranza di vita più alta delle donne.[2]
Le nostre chiese in Europa presentano un’immagine simile a quella dell’Europa dell’Est, con le donne in maggioranza. Il rapporto del Sophia Network afferma che le donne compongono circa il 65% della chiesa nel Regno Unito.[3] Questo può essere molto simile al contesto europeo nel suo insieme.
Far parte della maggioranza significa tuttavia poche cose a causa di una produttività limitata di queste donne nelle chiese europee e nell’opera missionaria. Si sentono spesso trascurate e fronteggiano vari problemi. L’Europa è geograficamente, spiritualmente, socialmente, economicamente e culturalmente diversificata, e quindi, le esperienze delle donne non sono omogenee. Neppure il contesto di chiesa è omogeneo. I problemi elencati qui non sono gli stessi in ogni paese ma descrivono certi ostacoli e problemi incontrati dalle donne quando cercano di portare e a vivere Gesù.
Sessismo e violenze legate al sesso
Uno dei problemi incontrato dalle donne del mondo intero, ed anche in Europa, è la violenza legata al sesso. Le Nazioni Unite stimano che il 35 percento delle donne ha sperimentato una violenza fisica e/o sessuale (senza parlare di molestia sessuale) ad un certo punto nelle loro vite.[4]Questo era anche identificato come il terzo ostacolo più grande nel sondaggio effettuato dall’Alleanza evangelica mondiale ed il Movimento Losanna che ha interrogato quasi 500 dirigente cristiane nel mondo intero. In seguito a questo sondaggio e alla primissima conferenza “Rise in Strength” (Cresci in forza), queste dirigente mondiali hanno pubblicato una dichiarazione, “Una chiamata a tutti i Cristiani” in varie lingue.[5]
Oltre alla violenza, una donna su dieci in Unione europea riporta di aver sperimentato una molestia su internet dall’età di 15 anni (compreso la ricezione di email o messaggi SMS non desiderati, offensivi o sessualmente espliciti, oppure di proposte inappropriate sui siti di rete sociali). Il rischio è più alto presso le giovani donne tra i 18 e i 29 anni.”
Nel 2018, il Sophia Network ha pubblicato i risultati del loro sondaggio Minding the Gap (Attenti alla divergenza), il quale fu il più grande sondaggio mai realizzato presso le donne nella chiesa del Regno Unito. Più di 1200 donne hanno risposto e due terzi di loro hanno condiviso di aver sperimentato del sessismo, con la rimessa in discussione della loro chiamata o con l’accesso limitato a ruoli tradizionali.[6]
Ingiustizia tra i sessi
Quando assistiamo o parliamo con delle donne in ministero in tutta l’Europa, menzionano spesso che le loro voci non sono prese sul serio o che non si sentono ascoltate. Se si siedono in una riunione, non sono ritenute di contribuire. Se una posizione di responsabilità si apre, in tanti casi, un uomo è scelto. Non necessariamente perché è più qualificato ma perché è del sesso “giusto”. Noi, ragazze, abbiamo spesso l’impressione di esistere per gestire la famiglia e per sostenere i nostri mariti nella loro chiamata. E lo sentiamo detto sia dagli uomini sia dalle donne.
Guardando all’Europa dell’Est, secondo Girls Not Brides (ragazze non sposate), il 7% delle ragazze in Macedonia del Nord si sposano prima dell’età di 18 anni, e 1 su 10 in Albania.[7] Le ragazze e le giovani donne sono viste come manodopera di casa, necessarie per allevare i bambini, e quindi si sposano ad una giovane età con il marito scelto dalla famiglia.
Spesso c’è una divisione del lavoro che troviamo anche nella chiesa. Le ragazze fanno il ministero dei bambini, delle donne, ecc.; gli uomini fanno le cose del pulpito.
Tante donne in Europa occidentale hanno delle difficoltà a conciliare lavoro, matrimonio e bambini. In Europa centrale ed orientale, le donne hanno spesso la carica della situazione finanziaria di tutta la famiglia, ciò significa che devono lavorare duro, e certe hanno due lavori.
Il patriarcato appartiene a quella categoria. È un denominatore comune nelle esperienze delle donne e si manifesta in vari modi. La pubblicità e i media li espongono costantemente nelle norme patriarcali, le quali riducono le donne ad una collezione di parti del corpo con un’idea irrealista della bellezza e esistono per il piacere maschile. Quando le donne crescono, capiscono che la società considera il loro valore in base all’attrazione fisica agli occhi degli uomini, poco importa i loro progressi o le loro qualifiche.
Questo porta spesso all’affermazione “non mi sento abbastanza bene”. Nel più grande sondaggio di ragazze nel Regno Unito, 2 ragazze su 3, tra 7 e 21 anni d’età, sentono di non essere abbastanza bene.[8] Quando chiediamo alle ragazze in chiesa e nel ministero di prendere una responsabilità, di predicare, ecc., spesso la loro risposta sarà “non sono abbastanza buona”.
Quali sono certe risposte della chiesa e della missione?
In mezzo a così tanti problemi per le donne cristiane in Europa, vediamo molteplici iniziative a nome delle donne. Non solo a nome delle donne ma delle donne della chiesa e della missione.
La Girls Brigade (la brigata delle ragazze) in tutta l’Europa[9] è un esempio d’incoraggiamento delle donne, aiutandole a scoprire la vita nella sua pienezza e preparandole per la responsabilità; affermando quindi che il loro sesso non è una coincidenza o un errore commesso da Dio.
Il celebre evangelista svizzero Andreas Boppart ha lanciato un’iniziativa nel 2019 per incoraggiare le donne a predicare e a dirigere. Settanta donne hanno partecipato al primo seminario “Raise your voices” (elevate le vostre voci) nel maggio 2019. Boppart era il loro sostegno e formatore. Quest’anno, Naomi Dawson, una giovane responsabile lavorando ormai con l’IFES, ha creato un gruppo Facebook[10] per le donne appassionate dall’evangelismo, in cui possono menzionare le loro opportunità di predicare e di pregare.
Ciò che possiamo fare insieme è offrire una visibilità a quelle donne che sono chiamate e che si alzano, e offrire delle opportunità per insegnare, dirigere e servire. Natalie Collins, del Regno Unito, ha creato una piattaforma con altre donne, Project 3:28 (basato su Galati 3:28), il quale provvede statistiche di conferenze ed una base di dati d’oratrici femminili.[11]Sempre più conferenze cercano di equilibrare il sesso degli oratori e hanno un tasso di donne che partecipano ed insegnano. Puntare in alto con un successo lento.
Noi donne dobbiamo sostenerci a vicenda, ma abbiamo anche bisogno degli uomini per sostenerci ai fin di riempire le nostre missioni. Prima di diventare amministratrice delegata d’una rete di missioni di gioventù europea, ho disperatamente cercato un mentore femminile nella responsabilità. Le poche donne che incontrai non volevano fare il viaggio con me. Promisi a Dio che non permetterei che questo capiterebbe alla generazione successiva di responsabili femminili nella chiesa.
Cinque anni fa, il nostro gruppo di quattro amiche iniziò un fine settimana per le giovani responsabili femminili da tutta la Germania, radunando 25 donne ogni volta. L’esperienza fu molto ispirante, a volte confortante, e sempre incoraggiante di preservare e di seguire il sogno dato. Quest’anno, ho iniziato un formato europeo chiamato “Renovo” in cui io e Claire Rush abbiamo radunato 18 giovani donne da 11 paesi. La risposta fu fantastica e ho l’intenzione di rinnovare l’esperienza.
Mary Lederleitner, nel suo libro recente, evidenzia 95 voci di responsabili femminili di missioni mondiali che ha interrogato per « Women in God’s Mission – called to serve and lead » (Donne nella missione di Dio – chiamate a servire e a dirigere).[12] Delle donne hanno sempre fatto progredire la missione di Dio nella storia. Sono usate da Dio per continuare a farlo oggi, incontrando vari ostacoli e desiderose di pagare il prezzo.
Il compito di fronte a noi è d’incoraggiare le donne e gli uomini a lavorare insieme, in partenariato uguale. Tutti noi vogliamo vedere l’Europa cambiata ancora una volta da Dio. Per questo, ha bisogno di noi tutti. Giovani e vecchi. Uomini e donne. Non solo per affrontare le ingiustizie, la violenza, il sessismo in chiesa, ma per riempire insieme la nostra più grande vocazione in Europa. La Grande Commissione di raggiungere l’Europa sarà compiuta soltanto se le donne e gli uomini lavoreranno in partenariato per il Vangelo.
Evi Rodemann con Claire Rush
Foto: Renovo 2019: un ritiro per donne dirigenti per la generazione del nuovo millennio.
[1]https://www.statista.com/ statistics/611318/population-of-europe-by- country-and-gender/
[2]https://ourworldindata.org/gender-ratio
[3]Sophia Network Report, http://mindingthegapuk.com/
[4]United Nations Violence Against Women, https://www.unwomen.org/en/ what-we-do/ending-violence-against- women/facts-and-figures
[5]Lausanne Movement “Call to all Christians”, https://www.lausanne.org/content/statement/rise-consultation-call-christians
[6]Sophia Network Report, ibid.
[7]Girls Not Brides, https://www.girlsnotbrides.org/where-does-it- happen/atlas/#/albania
[8]Girl Guides Report, https://www.girlguiding.org.uk/globalassets/docs- and-resources/research-and-campaigns/ girls-attitudes-survey-2017.pdf
[9]Girls Brigade, https://gbworldwide.org/where/europe/
[10]https://www.facebook.com/groups/792554084432872/
[11]www.speaker328.info/about/
[12]Lederleitner, M., Women in God’s Mission, IVP https://www.ivpress.com/women-in-god-s-mission
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