Le radici dimenticate dell'Union europea (2a parte)
In questa pausa di Natale, il Centro Schuman per gli studi europei ripubblica degli estratti del libro di Jeff Fountain ‘Chi ha vinto la pace?’ (prossimamente in italiano). Proseguiamo oggi con un altro estratto dell’introduzione.
Affrontando la sfida della ricostruzione di un Europa lacerata da ideologie rivali, Schuman era schietto con le sue convinzioni che una tale ricostruzione era possibile soltanto in un Europa “profondamente radicata nei valori cristiani di base”.
Questa convinzione era condivisa dai suoi colleghi tedesco ed italiano, Konrad Adenauer ed Alcide De Gasperi. Compagni cattolici, loro erano, secondo le parole di Adenauer, “riempiti con il desiderio di costruire il nuovo edificio dell’Europa su delle fondazioni cristiane.” Adenauer credeva che il compito era “non solo uno scopo politico ed economico che vale la pena di perseguire, ma un obbligo cristiano reale.”
Nonostante queste convinzioni dei padri fondatori, il presidente della convenzione relativa alla proposta di costituzione, il francese Valéry Giscard d’Estaing, respinse ogni riferimento a Dio ed al cristianesimo a causa di una possibile “violazione della libertà di coscienza.”
La doppia ironia è che era proprio Lutero (“Qui io sto, non posso fare altro”) che stabilì questo grande principio europeo, la libertà di coscienza, in base alla Parola di Dio.
Eppure non sono solo voci secolari, pragmatiche che hanno incoraggiato l’ignoranza e l’indifferenza nei confronti di questa storia di “ricostruire su delle fondazioni cristiane”. La mia circoscrizione evangelica ha a lungo mostrato indifferenza, sospetto ed un antagonismo aperto nei confronti del “progetto europeo” – con qualche eccezione notevole.
Ancora una volta, la storia di Schuman ci dà l’opportunità di riflettere sulle ragioni dietro alle reazioni evangeliche nei confronti “dell’Europa”, e di chiederci se tali atteggiamenti erano biblici.
Crescere in una chiesa battista dell’altra parte del mondo non mi ha protetto da tali atteggiamenti. I discorsi illustrati sulla profezia biblica non lasciavano nessun dubbio sul fatto che dovevamo aspettare il risveglio dell’Impero romano, rappresentato nel libro dell’Apocalisse dalla bestia a dieci teste, nella forma della Comunità europea. I primi sei membri diventarono nove e poi – come era stato avvisato – il decimo membro era finalmente ammesso per completare l’immagine! Purtroppo per questo scenario, i dieci diventarono dodici, quindici, e poi venticinque, ventisette… e stiamo ancora contando.
Il sospetto protestante delle iniziative cattoliche hanno inoltre nutrito l’ignoranza e l’indifferenza in terre più nordiche nei confronti dell’Europa. E c’erano buone ragioni storiche, si diceva. Le libertà politiche e religiose vinte a caro prezzo in Olanda, in Scozia, in Inghilterra, in Svizzera, in Germania e nei paesi nordici non dovrebbero essere abbandonate con leggerezza all’ultima strategia seducente inventata dalla “prostituta di Roma”, così andava l’argomento.
I Protestanti ed i Cattolici sono ancora d’accordo di essere in disaccordo su certe questioni, ma il clima d’accettazione e di cooperazione si è riscaldato negli ultimi anni fino al punto che certi pure si chiedevano, “E finita la Riforma?” Il Papa Benedetto XVI dichiarava nella sua udienza settimanale pubblica in Piazza San Pietro che Lutero aveva ragione sulla giustificazione mediante la sola fede. Questa non era una nuova dichiarazione, ma un corollario dell’accordo di Augusta del 31 ottobre 1999, tra i dirigenti luterani e cattolici sulla dottrina della giustificazione. Benedetto XVI, all’epoca Cardinale Ratzinger, ha giocato un ruolo fondamentale nell’accordo.
In un Europa sempre più secolarizzata, tanti Protestanti e Cattolici hanno imparato a riconoscere che i loro punti comuni erano più grandi che le loro differenze. Il Cardinale Walter Kasper, ex presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità cristiana, ha dichiarato che mentre la Parola di Dio ha diviso Protestanti e Cattolici, la Parola di Dio deve adesso unirli.
I cristiani tedeschi delle due convinzioni sono arrivati a questa realizzazione nella guerra attraverso la loro persecuzione e la loro resistenza al regime nazista. Questo ha consentito al movimento Democratico Cristiano di emergere come un fattore chiave per la ricostruzione del dopoguerra.
Altri Protestanti contestano ancora, comunque, che “l’Europa”, rappresentata da “Bruxelles”, è un esercizio deplorevole di centralizzazione di potere, malgrado una povera applicazione della “sussidiarietà”. Come lo aveva notoriamente ammonito Lord Acton: “ogni potere corrompe ed il potere assoluto corrompe assolutamente”. La decentralizzazione è quindi la risposta, si dice, perché è modellato da tante forme di governi di chiese protestanti dove l’autorità è principalmente esercitata a livello locale.
Tuttavia, ad un’epoca in cui i politici e gli imprenditori sono costantemente in discussione per modellare il futuro dell’Europa, in cui gli agenti dei media e dello sport di tante nazioni collaborano per diffondere le partite della Champions League nei nostri salotti, ed in cui i mafiosi ed i terroristi cooperano efficacemente attraverso le frontiere, gli evangelici sono stati troppo spesso accantonati come non-attori con una mentalità di “modesto commerciante di paese.”
La decentralizzazione è la ricetta per la diversità. Ma c’è pure una necessità legittima per una solidarietà più larga e per l’unità nella diversità.
Cosa pensare però dell’influenza dell’umanesimo secolare ed senza Dio e di tutti gli altri –ismi nelle direttive dell’Unione europea sul trattamento uguale, l’omosessualità, il matrimonio omosessuale ed altre questioni sociali, implementando dei valori non biblici attraverso l’Europa?
Questo trattamento della storia di Robert Schuman non è l’avallo di tutto ciò che l’Unione europea è diventata. Al contrario, mentre riscopriamo questa storia, solleviamo le domande: “Cos’è successo alla visione ed ai valori fondatrici del progetto europeo? Chi ha dirottato l’Europa? E, chi ha permesso all’Europa di essere dirottata?
A volte dei cristiani preoccupati mi chiedono se credo che l’Europa diventerà la Bestia. Rispondo: “certo: se i cristiani che sono ordinati ad essere la luce ed il sale del mondo rimangono disimpegnati ed accantonati e soltanto attivi nei loro circoli di chiesa.” Se l’Europa diventa una Bestia avida, empia ed egoista, non è perché Dio l’ha destinata o voluto così, ma perché il Suo popolo è stato disobbediente ed inefficace, criticando da bordo campo. Tali predizioni possono diventare delle profezie auto-avverante.
Jeff Fountain
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