Un Viaggio europeo #42 – Glarona (Svizzera)
Continueremo la nostra miniserie esplorando certi elementi chiavi che hanno portato all’inizio della Riforma svizzera nel 1519. Esamineremo in particolare la vita di uno dei suoi principali responsabili, Ulrico Zwingli. Nell’episodio precedente, abbiamo esplorato la sua infanzia e scoperto la sua passione per l’apprendimento.
Oggi, andremo nella città in cui fu prete, cioè Glarona. È una cittadina di poco più di diecimila abitanti, a 40 km a sudovest del luogo di nascita di Zwingli: Wildhaus. Glarona è localizzata nella valle della Linth ed è circondata da alte montagne.
Il luogo ideale da visitare sarebbe la chiesa dove Zwingli era prete. Ma purtroppo, la maggioranza dell’eredità medievale della città è stata persa in un incendio nel 1861, e la vecchia chiesa medievale non fu risparmiata. Quindi, per questa tappa, visiteremo la chiesa che fu costruita sullo stesso sito subito dopo l’incendio. È semplicemente chiamata Chiesa della città (Stadtkirche) ed è costruita in stile neoromanico, il quale era tipico per l’epoca. Qui, la memoria del riformatore svizzero è sempre viva. Ad esempio, la strada affianco alla chiesa porta semplicemente il nome Zwinglistrasse.
Zwingli era prete qui a Glarona per un periodo di dieci anni, tra il 1506 ed il 1516. Come possiamo immaginarlo, questi anni hanno profondamente plasmato la sua vita. Quindi, com’è che questo giovane prete educato fu trasformato per diventare l’uomo che scattò la Riforma svizzera?
In primo luogo, guardiamo alla sua vita personale. Come viveva la sua vita di prete?
Secondo quel che sappiamo, il ministero di Zwingli non lo ha impedito di continuare a studiare. Era difatti impegnato in quel che potremmo chiamare oggi l’apprendimento permanente. La sua celebrità attirò anche l’attenzione del papa Giulio II, che gli conferì una borsa annuale che Zwingli utilizzava per comprare dei nuovi libri.
Ma la prima preoccupazione di Zwingli era di imparare la Parola di Dio. Decise persino di imparare il greco nello scopo di capire il Vangelo direttamente nella lingua originale. “Nessuno tranne Dio potrà fermarmi in questo compito”, scrisse una volta al suo amico, il riformatore Joachim Vadiano. Zwingli pregava regolarmente affinché Dio gli dia la Sua sapienza, sapendo che solo lo Spirito Santo poteva permettergli di capire correttamente la Parola di Dio.
Zwingli non era limitato alla lettura e all’apprendimento della Bibbia. Leggeva anche i testi dei padri della chiesa. Non li considerava tuttavia come autorità ultima, ma invece, secondo le sue parole “come se chiedessimo ad un amico ‘come capisci questo punto?’” Zwingli continuava ugualmente a studiare le opere classiche, come Cicero, Omero o Demostene, per citarne soltanto alcuni.
In secondo luogo, come lavorava da prete?
Zwingli voleva insegnare ciò che aveva imparato alla sua comunità e trasmettere la sua passione per l’apprendimento. Possiamo misurare l’ampiezza della sua influenza attraverso una lettera scritta a Zwingli da un membro della sua chiesa (Valentin Tschudi) che studiava in quel momento nella famosa università di Parigi. Scriveva: “Lei non mi ha soltanto offerto i suoi libri, ma persino lei stesso. Non ho mai incontrato qualcuno che, come lei, spiega i classici con tanta giustezza di pensiero e profondezza di comprensione.” Tschudi realizzava anche quanto l’atmosfera era diversa all’università di Parigi, sulla quale scrisse: “Con quanta insignificanza educano la gioventù di Francia! Nessun veleno può uguagliare l’arte sofisticale nella quale sono formati. Questo rende le facoltà spente, distrugge i giudizi e le riduce al livello di bruti.”
In terzo luogo, Zwingli diventò anche fortemente coinvolto nella politica dell’epoca.
In quell’epoca, l’Europa occidentale vedeva la crescita del Regno di Francia, il quale iniziò a contrastare la dominazione della chiesa cattolica romana. All’inizio del cinquecento, la situazione conflittuale tra la Francia e Roma si trasformò in vari conflitti armati in Italia settentrionale. Un prelato svizzero, che diventò più tardi cardinale, chiamato Matteo Schiner, riuscì a radunare i cantoni svizzeri per combattere per Roma.
All’inizio, Zwingli dava il suo sostegno a queste guerre. Dopotutto, era cattolico romano e difensore appassionato della chiesa romana. Tante persone di Glarona furono arruolate nell’esercito svizzero. A volte, Zwingli andò con loro da cappellano. Ma queste guerre iniziarono ad aprire i suoi occhi sullo stato corrotto della chiesa, delle autorità secolari e persino del suo popolo.
Dopo una di quelle battaglie, Zwingli vide con orrore quanto i soldati tornati erano diventati immorali e licenziosi. Era a quell’epoca che scrisse un poema chiamato ‘Il Labirinto’ (1510) nel quale denunciava la corruzione ed affermava che il problema centrale dietro a queste lotte era il peccato.
Poi, l’8 settembre 1515, i confederati svizzeri persero una battaglia cruciale contro la Francia a Marignano (oggi Melegnano, vicino a Milano). Zwingli vide le miserie che la guerra causava al suo popolo. Diventò convinto che l’unica speranza per un futuro migliore era tramite la predicazione della Parola di Dio con chiarezza. In altri termini, la Riforma svizzera era ormai dietro all’angolo.
La situazione a Glarona diventò instabile dopo la battaglia di Marignano. Nel 1516, l’esercito francese, avido di rivincita, invase la Confederazione svizzera, Glarona compresa. Ulrico Zwingli fu costretto a fuggire e a stabilirsi in un luogo isolato vicino al Lago di Zurigo, dove ci recheremo in un futuro episodio.
Alla settimana prossima altrove in Europa.
Cédric Placentino
Responsabile Centro Schuman per l’Europa italiana e francese
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