Divergenze occidentali e orientali
Una presentazione di Evert van de Poll al Forum sullo stato dell’Europa 2019 a Bucarest (Resoconto scritto pubblicato prossimamente)
Esiste una tendenza in Europa di credere che l’ovest è migliore dell’est. E più si va verso est, più c’è una riluttanza ad essere chiamati ‘l’est’.
Qualcuno vivendo in Francia deve andare verso est per recarsi a Bucarest. Ma lì, il nome usato è ‘Europa centrale’, significando che l’Europa dell’est è più in la. C’è quindi un sentimento di respingere l’est ad est e di non voler appartenere all’est ma all’ovest. Consentitemi di darvi qualche prospettiva, comprese storiche.
Ecco una vecchia mappa dove troviamo una delle prime menzioni di ‘Europa’. L’Europa significa ‘l’ovest’, contrapposta all’Asia. I Greci l’usavano sia per chiamare il loro paese ‘Europa’ o le regioni ad ovest. Erano situati ad ovest dell’Asia e dell’Impero persiano. Avevano il nome Europa perché non facevano parte degli Imperi persiani e del Medioriente.
Poi il nome sparì. I romani non erano interessati dal nome Europa. Il nome riapparve nel 4° secolo, ed apparentemente, era usato per la diocesi di Costantinopoli, la nuova capitale dell’Impero romano cristianizzato, la seconda Roma. Il nome Europa tornò quindi ed era ormai legato al mondo cristiano. Poi il nome sparì nuovamente. Nel 7° secolo, il nome riapparve nei regni latini e franchi. Si auto-identificavano Europa, ed il Papa incoronò Carlo Magno come Padre degli Europei.
L’Europa significa ‘il mondo cristiano’. C’è sempre stato un sentimento di ‘noi siamo gli Europei’. Non era una nazione o una lingua, neanche un territorio. Era l’idea che siamo insieme e che siamo europei. È in questo senso che l’Europa venne ad esistere. Il continente dell’Europa sarà definito soltanto nel cinquecento. Abbiamo avuto quindi l’idea prima del continente. E quest’ultimo era, più o meno, il mondo cristiano. E siccome più tribù diventarono cristiane, l’Europa cresceva.
Due forme d’Europa
Sin dall’inizio, abbiamo avuto due forme d’Europa. La più vecchia forma è quella bizantina ortodossa. Anche se era lì che iniziò, ad ovest lo abbiamo dimenticato. Pensiamo che l’Europa iniziò con Carlo Magno, con i regni franchi, e con gli Imperi franchi e germanici. C’è un museo a Bruxelles dedicato alla storia dell’Europa e questa inizia con la storia Carlo Magno nell’8° e nel 9° secolo. Questo era criticato da persone dalla Romania, dalla Bulgaria e dalla Grecia che dicevano che l’Europa non iniziava lì, ma iniziava con loro e con i bizantini. Hanno ragione. I latini sono arrivati più tardi.
Nei primi mille anni dell’Europa, la prosperità era ad est e non ad ovest. I progressi tecnologici erano ad est e non ad ovest. I visitatori di Costantinopoli (o Istanbul come viene chiamata oggi) erano così affascinati dalla cultura, dalla prosperità e dai progressi dell’est che si sentivano poveri in paragone. Sarà soltanto più tardi, nel medioevo, che la parte occidentale colmò il distacco e che i ruoli si sono invertiti, quando la parte orientale diventò parte dell’impero ottomano e che gli intellettuali dell’est traslocarono ad ovest per portarvi la loro conoscenza. Siamo così tanto abituati da questa inversione di tendenza che dimentichiamo che, nei primi quindici secoli, era il contrario. Lo sviluppo era ad est e non ad ovest.
Abbiamo quindi due forme d’Europa: il mondo romano e cattolico ad ovest ed in Europa centrale; e la parte orientale dell’Europa, bizantina ed ortodossa. Con questa prospettiva, la Russia fa ovviamente parte dell’esperienza europea, che ci piaccia o meno. Erano gli imperatori russi a fare campagna affinché il loro paese faccia parte dell’Europa, quando i cartografi definirono i confini dell’Europa. Era lo zar Pietro il Grande che insistette affinché la Russia faccia parte dell’Europa e che il confine sia tracciato nell’Ural, che era all’epoca il confine della Russia.
Ma abbiamo delle storie, delle culture e delle esperienze politiche diverse, e questo porta a pregiudizi diversi. Esiste un’eccellente libro di Leon Marc, un diplomata sloveno, nel quale pone la domanda ‘Cosa c’è di così orientale nell’Europa dell’est?’ Egli nota che esiste una riluttanza ad essere chiamati ‘orientali’ a causa di questo pregiudizio ad ovest che l’est significa ‘indietro’, ‘in ritardo’, ‘sottosviluppato’, ‘arretrato’. È un pregiudizio che è apparso negli ultimi secoli.
Che fine ha fatto l’Europa centrale?
Nell’ottocento, l’idea di ‘Mittel Europa’, o dell’Europa media, era molto importante. Comprendeva i territori tedeschi, austriaci e gli ex territori polacchi. Era multietnica, multiculturale, tra la Francia e la Russia. Oggi, è sparita. Questi imperi (in particolare l’impero austro-ungarico) sono spariti e hanno lasciato spazio a stati nazioni in questa regione che era prima l’Europa centrale. Ma l’idea d’Europa centrale persiste ancora. Abbiamo i paesi visigoti. È un modo di dire: ‘Non siamo ad est. Non siamo ad ovest. Siamo tra i due.’ È quindi una questione particolare.
Composizione religiosa dell’Europa
Ecco una mappa religiosa dell’Europa. Vediamo la parte gialla latina, la parte porpora ortodossa, le parti verdi musulmane e le parti arancione e rossa protestanti. Uno sguardo su questa mappa mostra una delle divergenze tra l’est e l’ovest. Il protestantesimo toccò principalmente il mondo latino. Era una frattura nel mondo latino cristiano. C’era una questione conflittuale chiedendo se i protestanti dovevano ancora essere chiamati cattolici.
Dei protestanti come Calvino volevano ancora essere chiamati cattolici perché erano difatti latino. La nostra educazione teologica è sempre stata latina. Latina era la nostra cultura. È curioso vedere che il movimento protestante non ha quasi toccato il mondo ortodosso. Credo che è una delle ragioni per le quali abbiamo delle storie diverse. Abbiamo avuto delle guerre tra protestanti e cattolici che hanno strappato l’ovest.
Influenza dell’illuminismo ad ovest
Se volete capire l’ovest e l’illuminismo, quest’ultimo era principalmente una reazione contro le guerre di religione. Le guerre di religione erano ciò che i filosofi dell’illuminismo volevano porre fine. Era per questo motivo che inventarono lo stato secolare, che era neutro negli affari religiosi. Ma questa non era l’esperienza ad est. Ciò significa che l’illuminismo toccò principalmente la parte occidentale dell’Europa e non troppo la parte orientale. Ad ovest, siamo diventati abituati ai valori dell’illuminismo in uno stato secolare ed è lo sfondo delle nostre guerre di religione tra protestanti e cattolici.
Abbiamo delle esperienze diverse. Menzioniamo il protestantesimo che è evidente ad ovest. Il capitalismo ha un legame con l’etica protestante del lavoro. L’illuminismo e le sue idee di secolarità, di democrazia e di razionalismo hanno fortemente influenzato l’ovest e molto meno il centro. Più si va ad est, meno si può trovare l’illuminismo. Gli occidentali pensano che è un problema. Gli orientali pensano che è un vantaggio. Qui risiede un pregiudizio.
Influenza del comunismo ad est
Da un altro lato, è interessante sapere che il comunismo è un pensiero europeo occidentale. Il manifesto del partito comunista fu scritto a Bruxelles. Parigi e Londra erano i luoghi principali dove l’ideologia si è sviluppata. Ma quest’ultima è atterrata ad est. Quindi, il mondo ortodosso orientale slavo è passato sotto il regime comunista, sotto l’ideologia che l’ovest non ha finalmente adottato.
Penso che la prospettiva attuale est-ovest è stata modellata dal periodo comunista e dalla Cortina di ferro. L’ovest è quindi ad ovest della Cortina di ferro e l’est è ad est. Questa è diventata la prospettiva dell’ovest. Non abbiamo capito, in occidente, che i popoli dell’est non vogliono essere relegati come essendo dell’est e lo stiamo scoprendo ora in Europa. Esiste un’altra esperienza storica. L’ovest non ha sperimentato la dittatura della democrazia socialista. Noi, occidentali, abbiamo idealizzato il marxismo invece di averlo sperimentato.
Cambiamento di valori
Nel frattempo, c’è stato un enorme cambiamento di valori, che è un’altra esperienza. Dopo gli anni 1960 e 1970, i cambiamenti di valori si sono verificati nei paesi d’Europa occidentale, ma non nei paesi d’Europa orientale che escono dall’esperienza comunista. Prima degli anni 1960 e 1970, i valori dei secolari, socialisti, liberali e religiosi erano più o meno gli stessi. Erano valori cristiani ed erano spesso secolarizzati, in termini di famiglia, di sessualità e di giustizia sociale. Esisteva una base di valori condivisi. Erano secolarizzati per certe persone, erano ancora cristiani per altre, ma tutti condividevamo la stessa visione.
Poi, i bambini della rivoluzione degli anni 1960 effettuarono un cambiamento di valori comuni che sono rimasti presenti fino agli anni 1970 e 1980. È un cambiamento di valori che toglie l’insieme dei valori cristiani tradizionali, anche in una forma secolarizzata. Oggi, osserviamo un cambiamento verso una visione postmoderna, nella quale il desiderio individuale è diventato la norma, e lo stato deve oramai legiferare delle nuove norme per permettere alla gente di vivere come vuole, lontana dai valori tradizionali. È ciò che succede ad ovest ed è ormai implementato nella legislazione. La parte orientale dell’Europa che è uscita dal comunismo non ha vissuto lo stesso cambiamento di valori perché c’era un’altra egida. Oggi, osserviamo una battaglia in corso in Europa, nella quale l’ovest vuole imporre questo cambiamento di valori anche all’est, dicendo che è il progresso, che la storia deve andare avanti.
Abbiamo pure delle esperienze diverse con l’immigrazione che Padre Mazurkiewicz menzionava. La presenza musulmana ad ovest e ad est è diversa, e abbiamo quindi delle reazioni diverse.
Prospettive occidentali sull’est
Ecco i pregiudizi. I popoli e politici occidentali hanno adottato i valori dell’illuminismo. Le chiese protestanti hanno in maggior parte adottato i valori dell’illuminismo. Il mondo cristiano ha adottato tanti valori dell’illuminismo. L’ovest lo definisce ‘progresso’, significando che il cambiamento è buono. E quindi l’ovest dice che ‘il progresso è inevitabile, quindi l’est dovrebbe adottare i valori dell’illuminismo perché è il progresso, è il senso della storia. Non si può andare indietro nella storia.’ Questa è la prospettiva occidentale.
La caduta del regime comunista è percepita, ad ovest, come il fatto che ‘l’ovest ha vinto’. “L’economia liberale combinata con la democrazia pluralista: ecco l’obiettivo finale della storia”, diceva Fukuyama. L’ovest credeva di aver vinto. Abbiamo quindi invitato i paesi dell’est a far parte di noi e a diventare parte del nostro progresso. Li abbiamo quindi accolto nella nostra squadra. Era la prospettiva dell’ovest nei confronti dell’est.
E ora, la gente ad ovest è sorpresa di rendersi conto che la gente ad est non condivide la stessa storia. I politici occidentali dominano l’Unione europea a causa della demografia. L’Europa occidentale è più popolata, quindi abbiamo più seggi al parlamento. Quindi, i partiti politici occidentali dominano la scena. I politici orientali devono trovare delle alleanze. I politici occidentali sono spesso condiscendenti nei confronti degli europei orientali, che vogliono ‘sempre’ aggrapparsi alle radici cristiane e che non vogliono adottare questi valori dell’illuminismo, progressivi che l’ovest ha adottato. Ma siccome l’ovest domina in numero, può usare il parlamento europeo e le istituzioni europee come leva per spingere la parte orientale dell’Europa a camminare nei suoi passi. I voti si fanno ed è una battaglia in corso.
Cosa l’est ha da dire all’ovest?
Ciò che l’ovest ha dimenticato è che il cristianesimo ortodosso è la più vecchia forma d’Europa. L’ovest è arrivato qualche secolo più tardi e noi l’ignoriamo. Quindi, l’ovest ha bisogno dell’est, non solo per il cristianesimo ortodosso, ma anche per il suo modo di vivere la relazione tra la società e la chiesa. I popoli dell’est hanno resistito contro l’ateismo militante.
Abbiamo, ad ovest, un’altra forma d’ateismo che è una specie d’agenda politico, ma risultando allo stesso. Il valore delle radici cristiane è stato dimostrato ad est. Il cristianesimo è stato un aiuto per resistere contro l’assalto alla vostra storia e alle vostre tradizioni. Oggi, questo può aiutarci ad ovest a resistere contro l’agenda secolare che è ora versato su di noi, ed a rivalutare e riconoscere il valore delle radici cristiane per le nostre società.
È l’unica cosa che abbiamo in comune. Non c’è alternativa. I valori dell’illuminismo non sono tuttora una base comune. Quando dei nuovi valori sono presentati, lo sono da certi europei contro altri europei. Ma non c’è dubbio che gli unici valori condivisi sono i valori cristiani.È l’unica cosa che è stata capace di dare un sentimento di ‘noi, europei’ nel passato, nonostante le divergenze nazionali. Non vedo, nel frattempo, nessun’ altra alternativa da dare a questi popoli d’Europa, a queste nazioni d’Europa, se non un sentimento d’appartenenza, un appartenenza culturale, un sentimento di destino e di appartenere alla stessa casa. Ma la battaglia è in corso e lo è intorno a queste divergenze che ho sottolineato.
Evert Van de Poll
Professore di Studi religiosi e di Missiologia, Facoltà teologica evangelica, Lovanio, Belgio
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