Un viaggio europeo #39 – Velehrad (Repubblica ceca)
È oggi la quarta tappa della nostra miniserie esplorando un po’ della storia della chiesa ortodossa.
Dopo tre tappe intorno al Mar Nero, compreso due a Costantinopoli (oggi Istanbul), ci rechiamo in Europa centrale, verso il paesino di Velehrad in Repubblica Ceca.
Il paesino è localizzato nella regione di Zlín, vicino al fiume Morava, a circa 50 km ad ovest del confine con la Slovacchia. Avvicinandoci al paesino dalla città di Staré Město, attraversiamo dei campi e vediamo poi un’alta chiesa all’orizzonte.
Questa chiesa alta di stile barocco è in realtà la seconda cattedrale più alta della nazione dopo la cattedrale di San Vito a Praga. Ciò può sembrare abbastanza sorprendente per un paesino di poco più di mille abitanti. Aggiungendosi alla natura sorprendente di questa cattedrale è il fatto che non è ortodossa ma cattolica.
Quindi, perché esiste una grande cattedrale qui? E quale legame può avere con la storia della chiesa ortodossa orientale?
Oltre ad essere dedicata a Maria, è anche dedicata a Cirillo e Metodio, due uomini che saranno al centro di questo episodio.
Cirillo e Metodio erano due fratelli nati a Tessalonica in Grecia, all’inizio del 9° secolo. Erano figli d’un comandante militare e studiarono all’università di Costantinopoli dove il Patriarca Fozio era il loro insegnante. Poi diventarono preti e più tardi missionari presso i Cazari, una tribù turca, probabilmente in Crimea.
All’epoca, l’Europa subiva dei cambiamenti politici maggiori. Ad est, Costantinopoli era stata la capitale dell’impero bizantino (impero romano orientale) per cinque cento anni. Ad ovest, tuttavia, la situazione politica era stata instabile sin dalla caduta di Roma più di duecento anni prima. Tuttavia, qualche anno prima della nascita di Cirillo e Metodio, il Papa incoronò Carlo Magno imperatore del nuovo Sacro Romano Impero germanico, che aprì una nuova era di stabilità relativa. Così, due imperi regnavano sul continente europeo, e come si può immaginare, questo porto anche a rivalità.
Queste rivalità non erano soltanto politiche ma anche ecclesiastiche, tra le chiese dominanti dei due imperi, Roma e Costantinopoli. Purtroppo, questo portò al Grande Scisma duecento anni dopo. Le rivalità erano specialmente percepite sulle terre che formavano il confine tra i due imperi, cioè principalmente nei Balcani ma anche qui, in quel che era allora il regno di Moravia.
All’epoca di Carlo Magno, la Moravia era un regno slavo non evangelizzato. E per questa ragione, Carlo Magno aiutò a creare una nuova diocesi cattolica nel paese, che sarebbe sotto la supervisione dell’arcivescovo di Passavia.
Il re Rastislav di Moravia percepiva due problemi con questa diocesi. Il primo era politico: una diocesi cattolica sotto la supervisione dell’arcivescovo di Passavia (cioè nell’Impero di Carlo Magno) significava che la Moravia finirebbe prima o poi sotto il dominio del Sacro Romano Impero. Il secondo problema era linguistico: siccome la Chiesa di Roma imponeva il latino come unica lingua liturgica, i Moravi non ne impararono tanto sulla nuova religione.
Siccome l’uniformità linguistica non era imposta nei territori della chiesa di Costantinopoli, Rastislav fece appello al loro aiuto mandando questo messaggio all’imperatore bizantino Michele a Costantinopoli:
« La nostra terra è battezzata, ma non abbiamo nessun’insegnante per istruirci e per tradurre per noi i libri sacri. Non capiamo ne la lingua greca, ne la lingua latina. Certi c’insegnano una cosa, altri un’altra; quindi non capiamo il significato delle scritture, ne la loro portata. Mandateci degli insegnanti che possano spiegarci le scritture ed il loro significato.”
L’imperatore trovò velocemente i due candidati perfetti per il compito: Cirillo e Metodio. Erano istruiti, conoscevano la lingua slava e avevano un’esperienza sul campo missionario. I due fratelli se ne andarono in Moravia, dove crearono un alfabeto e iniziarono a tradurre i testi sacri in lingua slava.
Questo dispiacque fortemente i cattolici germanici che consideravano l’introduzione del nuovo alfabeto nella chiesa come eresia, e probabilmente anche come una minaccia per la loro diocesi. Il Papa Nicola li convocò quindi a Roma. Cirillo e Metodio riuscirono a convincerli del valore della loro missione in Moravia. Purtroppo tuttavia, Cirillo morì mentre soggiornava a Roma. E quindi, Metodio tornò da solo dopo aver ricevuto il titolo di Metropolitano di Moravia e di Pannonia.
Mentre Metodio continuava il suo lavoro, il conflitto con le autorità cattoliche locali continuò ad aggravarsi. E quindi, più tardi, Metodio fu di nuovo convocato a Roma, stavolta dal Papa Giovanni VIII. Ancora una volta, Metodio conseguì a guadagnarsi il sostegno del Papa. Questo riconobbe l’alfabeto che diventerebbe conosciuto poi come cirillico, cosiccome l’uso della lingua slava nella liturgia. Metodio tornò di nuovo in Moravia dove finì la sua opera e morì proprio qui a Velehrad nel 885.
L’opera di Cirillo e Metodio diede alle nazioni slave l’alfabeto cirillico, che è ancora in uso oggigiorno. Paradossalmente però, non è usato in Repubblica ceca. Questo è una conseguenza delle rivalità che continuarono dopo la morte di Metodio. La situazione peggiorò al punto che i suoi discepoli fuggirono verso il sud dei Balcani, dove ci recheremo per l’ultima tappa di questa serie sulla chiesa ortodossa orientale.
Alla settimana prossima altrove in Europa.
Cédric Placentino
Responsabile Centro Schuman per l’Europa italiana e francese
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