Difendere una sola Europa
La dichiarazione del vertice europeo in corso a Sibiu inizia dicendo: “difenderemo una sola Europa”. Aggiunge poi che, dall’est all’ovest, dal nord al sud, non c’è spazio per la divisione che opera contro il nostro interesse collettivo.[1]
È un buon punto di partenza per la nostra discussione qui. La dichiarazione di Sibiu è stata prodotta in un momento difficile per l’Europa nel suo insieme. Siamo ad un bivio, dove l’insorgenza del populismo e del nazionalismo ha eroso le fondamenta dell’Europa, e la Brexit ne è forse l’esempio più importante. Quindi, in questi tempi di crisi, quando le tensioni tra noi raggiungono vertici che non avevamo previsto prima, non vedo nessuna base migliore di quella di tornare alla nostra fede e di vedere quel che possiamo fare rispetto a queste fondamenta e rispetto alla visione che i nostri padri fondatori dell’Unione europea hanno posato più di mezzo secolo fa.
Il mio primo messaggio sarebbe quello dell’unità. È centrato specialmente sulla parte orientale ed occidentale. Da giovane politico, non necessariamente par la mia età, ma perché sono in politica da appena un paio di mesi, sono preoccupato per questa relazione tra l’est e l’ovest. Siamo, da Alleanza 2020 USR PLUS, abbiamo anche noi prodotto un manifesto per la visione dell’Europa. Abbiamo anche messo in evidenza, in termini molto chiari, quel che vorremmo per l’unione, dall’est all’ovest.
Esiste una tradizione di discutere in termini di ‘est contro ovest’. Questa tradizione riposa sulle opere di filosofi eminenti, quali Arnold Toynbee, che aveva scritto ‘Dall’est all’ovest: un viaggio intorno al mondo’, all’inizio del 20° secolo. Poi c’erano Max Weber, Thomas Kuhn, e più recentemente Samuel Huntington. È molto interessante notare che tutti questi scrittori avevano provato a guardare a quel che differenziava l’ovest e l’est, o l’ovest ed il resto da paradigma generale, ma l’ovest e l’est come esempio di quanto le cose sono diverse.
Possiamo scegliere di considerare le divergenze come fonti di divisione dell’Europa, o di considerare queste divergenze come fonti per rafforzare l’Europa. Ho apprezzato tanto il discorso di Monsignore Mazurkiewicz perché credo che, effettivamente, è una scelta che dobbiamo presentare. In questo momento, in Europa, se le fondamenta sono frantumate da opinioni divise, forse potremmo andare verso questa eredità comune del cristianesimo invece di guardare alle divergenze tra le varie correnti del cristianesimo.
E quindi, se dobbiamo guardare ad argomenti che sono presentati da vari scrittori sull’est contro l’ovest, è interessante di vedere che questi paragoni fanno effettivamente riferimento al fatto che, ad esempio, la parte cristiana ortodossa d’Europa è, più o meno, in una più grande povertà, diciamolo così, che i loro colleghi occidentali in Europa. Questi scrittori hanno suggerito che questo sarebbe forse una questione del modo di vivere e d’organizzare la società. Queste inferenze sono state in realtà molto dannose per la prospettiva dell’unità a livello europeo. C’è ancora, in un certo modo, un trattamento dell’ovest nei confronti dell’est di denigrare il genere di lotte storiche che abbiamo attraversato.
È importante capire che nella parte orientale, sudorientale e centrale d’Europa, ci sentiamo europei, come ogni altro popolo dell’Unione europea. Pensiamo che ci siamo battuti per la nostra storia e per le nostre vite in un modo in cui siamo molto entusiasti per i valori che sono promossi oggi a livello europeo.
Per noi, è difficile guardare alla costruzione attuale dell’Europa e di vedere, ad esempio, il dumping sociale usato quando parliamo della mobilità economica e di lavoratori, perché suggerisce, in un modo o un altro, che c’è una guerra economica tra la parte orientale d’Europa che vorrebbe ed aspira ad una vita migliore, e la parte occidentale d’Europa che avrebbe bisogno di conservare il suo livello di sviluppo a scapito, ancora una volta, della mobilità e dell’accesso alle opportunità per i popoli dell’est.
Queste opinioni parziali affliggono tanto quel che succede nelle elezioni ugualmente in tutta l’Europa, perché fa parte della base per il nazionalismo ed il populismo. Cercare una minaccia che ha l’obiettivo di separarci dall’altro, trovare un nemico, un nemico immaginario, è quel che fa oggi la politica identitaria. È quel che fronteggiamo oggi in tutta l’Europa e dobbiamo rispondere a questo. La risposta sarebbe di capire che l’Unione europea ha a che fare con l’accesso e l’opportunità. Si tratta della forza che viene dalla nostra diversità.
Quindi, la promessa che farei di fronte a voi oggi sarebbe di apprezzare la nostra diversità, d’apprezzare il fatto che siamo dell’ovest e dell’est, d’apprezzare il fatto che siamo ortodossi, cattolici o protestanti, d’apprezzare il fatto che abbiamo delle cose in comune che sono più importanti delle cose che ci dividono. È molto importante di guardare a queste caratteristiche che dovranno essere apprezzate nel futuro. In Europa centrale ed orientale, abbiamo tuttora più indulgenza e più conservazione della tradizione.
La tradizione non è sottosviluppo, non è tornare all’età della pietra. La tradizione è rispettare la famiglia, essere tolleranti ed amabili gli uni verso gli altri. Di conseguenza, la tradizione è capire quali sono i pilastri della società. Etichettare le persone che rispettano la tradizione come perse qualche parte nella storia non è necessariamente una buona cosa. In realtà, la buona cosa sarebbe d’integrare la tradizione che è stata preservata nella costruzione dell’Europa per il futuro, di custodire il fatto che abbiamo delle persone che preservano la tradizione e che operano insieme con persone che, in base al libero arbitrio che Dio ci ha concesso, hanno scelto altre cose.
Dobbiamo essere tolleranti, ma contemporaneamente, il tipo di libertà che è associato alla tolleranza e alla libertà di associarsi con chiunque volete non dovrebbe pregiudizievole alla libertà di culto, la libertà di credere nella religione che volete.
La Romania è stata colpita di recente da false divisioni della società. Abbiamo avuto un referendum sulla famiglia, e credo che dopo questo, ci sono ancora delle ferite nella società rumena. Credo che ci saranno tanti cristiani che contesteranno l’uso di questo genere di metodi politici per dividere ancora più la società. Credo che non è scritto da nessuna parta nel Vangelo che la politica dovrebbe usare il cristianesimo per creare il conflitto e la divisione nella società.
Le due cose che menzionavo prima, che possiamo vivere senza problema con queste due cose insieme: la tolleranza e la libertà di credere, cioè la fede. Non abbiamo bisogno di questo genere di divisione che abbiamo fronteggiato nella società rumena.
Da padre di quattro figli, sono molto felice di poter aprire un asilo con la Signora Cherecheş.[2] Sono anche molto preoccupato per il futuro della società rumena e per il futuro dell’Europa nel suo insieme.
Desidero finire con una promessa per l’amabilità, per la tolleranza e per il bene delle persone. Credo che è la nostra scelta di guardare e di scoprire come siamo diversi. Possiamo usare questo per lusingarci noi stessi, per credere che siamo superiori o inferiori, che siamo economicamente più ricchi o meno. Potremmo giocare con le nostre scoperte per il beneficio del nostro ego. Ma potremmo usarle meglio per il beneficio degli altri. La scelta per il futuro è di tornare alle fondamenta, di tornare ai valori che hanno costruito l’Europa come la conosciamo oggi, di concentrarci di più sulle cose che ci uniscono, di scoprire ancora la compassione per chi è nel bisogno, senza necessariamente forzare gli altri a ridistribuire.
Parliamo d’un Europa nella quale dobbiamo essere più empatici verso gli altri. È il fondamento del cristianesimo: l’amore per l’altro. Senza essere patetico, credo che un’Europa che scopre l’amore per l’atro è per chi è vicino a noi, è un’Europa che può progredire. Non è un’Europa che regredisce verso la tradizione ma è l’Europa del futuro, l’Europa che può progredire e che può andare più lontano per il beneficio dei miei bambini, dei vostri bambini, della generazione successiva, e per il beneficio di tutti. È una sola unione tra l’est e l’ovest.
Dragoș Pîslaru
Membro rumeno attuale del Parlamento europeo
[1]Il vertice europeo di Sibiu fu organizzato il 9 maggio 2019 e radunò i dirigenti di tutta l’Unione europea per discutere del futuro dell’Europa.
[2]La signora Florica Cherecheş è membra del Parlamento rumeno
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