Un picnic di speranza
Trent’anni fa oggi, un evento apparentemente innocente si è svolto al confine tra l’Ungheria e l’Austria, il quale ha catalizzato la caduta del Muro di Berlino. Abbiamo già raccontato questa storia. Gli sforzi attuali da certe persone di tornare indietro, ed una generazione vivendo senza memoria della caduta del comunismo, fanno si che questa storia deve essere spesso ripetuta.
Un cartello su una strada sterrata portando ad una barriera rossa e bianca segnando il confine tra l’Austria e l’Ungheria fuori da Sopron porta le parole di Helmut Kohl, l’ex cancelliere tedesco: La storia è stata scritta su questa strada forestale.
Un immenso campo erboso si spande sulla sinistra. La silhouette minacciosa d’una torre di confine s’innalza sopra gli alberi. Qui, il 19 agosto 1989, più di 10.000 persone hanno risposto ad un invito di partecipare ad un picnic per celebrare un Europa futura ‘senza frontiere’.
L’idea era nata nel maggio dello stesso anno in una cena a Debrecen, nell’est dell’Ungheria. I membri del partito dell’opposizione, il Forum democratico ungherese, aveva incontrato Ottone d’Asburgo del Parlamento europeo per discutere del loro piano.
Il cambiamento era già nell’aria e, in questo luogo vicino a Sopron, i fili spinati della Cortina di Ferro erano già stati parzialmente tagliati il 27 giugno dai ministri degli affari esteri d’Austria e d’Ungheria. La barriera arrugginita era in cattivo stato e spesso, l’allarme elettronico era scattato dagli uccelli. Invece di rimpiazzarla, le autorità ungherese avevano deciso di liquidare la Cortina obsoleta, trasformandola in un ‘confine verde’ con pattuglie. Il picnic celebrava questa tappa ma aveva pure l’obiettivo di richiedere un confine aperto ed i viaggi senza visti.
Giubilato
Un’aria di giubilato regnava mentre le migliaia di persone – sia ungherese sia tedesche orientali in vacanza – fluirono verso questo passaggio transfrontaliere. Hanno iniziato ad aiutare a togliere i fili spinati, certi stipandoli nei bagagliai delle loro Trabant per riportarle a casa come souvenir. “Baue ab und nimm mit!” (Spezzateli e portateli con voi) diventò lo slogan del picnic.
Un’apertura simbolica della frontiera era prevista, con una breve camminata dall’altro lato della frontiera da una delegazione. Una conferenza stampa sembrava ritardare un po’ troppo la procedura per tanti tedeschi orientali che avevano già iniziato a radunarsi in migliaia in Ungheria dove, senza visti, potevano condividere le loro vacanze sul Lago Balaton con i loro parenti tedeschi orientali.
Verso le 15:20, mentre la conferenza stampa continuava ancora, varie centinaia di tedeschi orientali hanno iniziato ad irrompere contro la barriera del confine in legno, sfondandola all’improvviso e correndo verso l’Austria. Le guardie ungheresi erano ancora sotto gli ordini di tirare su chiunque cercherebbe di attraversare la frontiera illegalmente. Dei giovani con soltanto i loro vestiti d’estate nei loro bagagli e stringendosi al loro bagaglio a mano, delle coppie con giovani bambini, hanno iniziato a correre con la folla, lacrime sul viso. Certi saltavano in estasi mentre passavano attraverso la barriera coperta di fili spinati. Altri si sono fermati per abbracciare il suolo austriaco. Il momento dei loro sogni era diventato all’improvviso realtà.
Le guardie non hanno tirato. Uno di loro si è abbassato per rialzare un piccolo bambino caduto durante l’afflusso, e l’ha reso alla madre. Circa sei cento persone hanno attraversato il confine prima che le guardie potessero di nuovo chiudere la barriera.
Nella confusione che seguì, secondo certi resoconti, Budapest ha chiamato Mosca. La risposta di Gorbaciov era: “Non avremo un altro 1956.”
Abbandonate
Le Trabant tedesche orientali e le Lada russe, acquistate dopo anni di risparmi difficili, erano abbandonate con piacere sul parcheggio del picnic dai loro proprietari troppo disposti a pagare il prezzo della libertà. Delle giovani persone sorridenti sventolavano i passaporti occidentali ricevuti di recente e consegnati dagli agenti di Vienna.
Un flusso continuo di circa 200 tedeschi orientali hanno attraversato con successo il ‘confine verde’, di notte, nelle settimane dopo il picnic. Quasi 60.000 persone rifiutavano di tornare dall’Ungheria in Germania dell’Est, scegliendo invece di subire la privazione nei campi di profughi, nella speranza che l’Ungheria aprirebbe presto i suoi confini.
Il governo ungherese fronteggiava ormai la pressione della Germania dell’Est e dell’Unione sovietica di rafforzare la frontiera. I governi occidentali incoraggiavano l’Ungheria di continuare le riforme. Finalmente, l’11 settembre 1989, il governo ungherese ha aperto i suoi confini per i viaggi senza visti. Migliaia di tedeschi orientali in Ungheria erano autorizzati a passare in Austria e poi in Germania Ovest. In Germania dell’Est, delle manifestazioni di massa, incoraggiate dagli eventi in Ungheria, esigevano la libertà dal governo d’Erich Honecker.
In ottobre, Honecker dichiarava coraggiosamente che il Muro di Berlino durerebbe ancora per cent’anni. Non ha neanche durato cento giorni di più. Il 10 novembre, delle manifestazioni coinvolgendo vari milioni di persone hanno finalmente distrutto il Muro.
Quando la Germania ha celebrato la sua riunificazione, Helmut Kohl ha dichiarato che ‘la terra sotto la Porta di Brandeburgo è una terra ungherese’, riferendosi al picnic paneuropeo.
Si diceva che quest’evento era ‘l’ago che fece scoppiare il pallone comunista’.
La storia è stata in effetti scritta su questa strada forestale trent’anni fa oggi.
(vedere il video)
Jeff Fountain
Direttore Centro Schuman
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