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Vivere l’eredità (3a parte)

Come vivere l’eredità che Robert Schuman ci ha lasciato in Europa? Tratto dal libro di Jeff Fountain Deeply Rooted. Il libro sarà pubblicato prossimamente in italiano (1a parte qui, 2a parte qui)

III. Cosè la nostra responsabilità cristiana rispetto alla politica e al governo, che siamo chiamati ad essere attivamente coinvolti in politica o meno? Come dovremmo vedere unistituzione politica come lUnione europea quando sembra implementare delle politiche atee ed umanistichein tutta lEuropa?

Queste erano le mie domande quando, nel 1991, visitai Bruxelles con i miei colleghi, come l’ho descritto nel primo capitolo. Volevo capire la storia e la filosofia della Comunità europea, come era chiamata all’epoca, e di sapere come i cristiani dovrebbero relazionarsi con l’istituzione.

L’anno successivo, l’anno del Trattato di Maastricht, abbiamo tenuto una consultazione a Bruxelles per cinquanta dirigenti evangelici chiamata (creativamente) Europa ’92. Varie personalità di spicco della Commissione europea parlarono all’assemblea, cosiccome Sir Fred Catherwood, menzionato prima.

Sir Fred, in particolare, ci ha aiutato a pensare attraverso le direttive bibliche per il coinvolgimento politico, mentre studiavamo le storie di Giuseppe, di Daniele, di Ester e di Neemia, che servirono tutti, come gente di fede, di carattere e d’integrità, nelle amministrazioni pagane.

Abbiamo riassunto le nostre conclusioni in una dichiarazione chiamata L’Affermazione di Bruxelles.

Abbiamo dichiarato che l’istituzione del governo, nazionale o multinazionale (come nel caso dell’Impero romano o dell’Unione europea), è una sfera d’autorità stabilita da Dio (Romani 13:1-7); e che i funzionari ed i politici sono chiamati “ministri di Dio” (diakonos –  Romani 13:4), e devono essere ubbiditi quando operano nel quadro della loro autorità data da Dio. Paolo aveva dato queste istruzioni con un’amministrazione chiaramente pagana in mente.

Questo significava che i cristiani avevano un dovere primario di pregare per tali rappresentanti governativi, sia negli Stati nazioni sia nell’Unione europea, per un governo saggio e giusto, affinché le condizioni di “tranquillità e pace” sociali possano facilitare la predicazione del vangelo (1 Timoteo 2:1-4).

Quindi dovevamo rivalutare i nostri atteggiamenti rispetto al processo dell’Unione europea in particolare, e pentirci di qualsiasi apatia verso un coinvolgimento in questo processo.

Sir Fred ci ha ricordato, cosiccome ce lo ricorda la storia di Schuman, che la visione originale dell’Unione europea non era non era principalmente economica, ma invece, conforma ai valori biblici, con lo scopo di riconciliare le nazioni europee in una vera comunità di nazioni, lasciando da parte i loro “battibecchi tribali”.

Abbiamo anche riconosciuto il bisogno per i cristiani di sorvegliare i sviluppi in vari domini, dato che nel mondo reale, i risultati non seguono sempre le intenzioni.[1]

Questi comprendevano: la tendenza di vedere i valori economici e materiali imporsi nei processi decisionali dell’Unione europea;

  • una carenza democratica potenzialmente allarmante in questi processi, che potrebbero condurre ad abusi di potere;
  • la velocità dell’evoluzione, nel corso di questi ultimi anni che aumenta il pericolo i processi decisionali autocratici;
  • la possibilità che le ideologie non bibliche possano dominare i valori spirituali che guideranno la nuova Europa;

Sapendo che la potenza del vangelo aveva sia la dimensione di preservazione (sale) e di salvezza (luce), dichiarammo applicare la parola di Dio in ogni sfera di vita colpita dal peccato, comprese la politica, l’economia o le questioni sociali.

Abbiamo inoltre riconosciuto quanto il processo dell’unità europea creava numerose opportunità, aspettando di essere colte, per l’evangelismo e la missione in paesi con libertà limitata di culto nel passato. Allo stesso tempo, avevamo una responsabilitàcollettiva di agire collettivamente nell’ambito di aiutare la ricostruzione dei paesi d’Europa centrale ed orientale all’epoca recentemente liberati; e per i cristiani evangelici aiutino a modellare il carattere ed i valori spirituali della nuova Europa nascente.

Finalmente, abbiamo dichiarato che tanti problemi sfidando l’Unione europea e la vera comunità oggi, quali il razzismo, il nazionalismo, l’ascesa dell’Islam, l’influsso dei profughi e l’ambiente, potevano essere superati in sufficienza solo in base ad una prospettiva biblica, che trascendeva la razza, la nazione e la cultura, che offre una speranza sicura permettendo la tolleranza delle ideologie rivali, che chiamava il popolo di Dio all’ospitalità e alla compassione, e che richiedeva una gestione saggia delle risorse terrestre

Anche quasi tre decenni dopo, queste dichiarazioni continuano a provvedere delle direttive rilevanti per un coinvolgimento cristiano responsabile con l’Unione europea, o con qualsiasi altro governo, nazionale o locale.

(La quarta domanda sarà pubblicata la settimana prossima)

Jeff Fountain

Direttore Centro Schuman


[1]Dopo questa consultazione, un’ufficio sociopolitico dell’Alleanza evangelica europea fu stabilito a Bruxelles per compiere questo scopo

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