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La legge dell’amore (3a parte)

Il terzo di una serie d’articoli sulla rilevanza della Legge di Dio nella società moderna. Pubblicato dal Jubilee Centre. (1a parte qui, 2a parte qui)

La rilevanza della Torah come guida pratica per amarci gli uni gli altri

Per i cristiani, seguire Gesù è quel che conta. La priorità di Gesù sulla Torah e sui Profeti fu mostrata ai suoi discepoli nella Trasfigurazione (Matteo 17:5). Per capire come amare in pratica, il primo posto in cui guardare è Gesù. Come lo dice Tom Wright: “il Creatore Dio ha svelato il suo modello autentico per l’umanità in Gesù il Messia, e ci sono certi modi di comportarsi che non convengono.”[1] Ma guardando a Gesù, dobbiamo specialmente riflettere con attenzione a quel che ci ha insegnato sulla Torah.

Gesù stesso ci indica che la legge fa parte della rivelazione di Dio attraverso la quale potremmo scoprire cosa significa amarci gli uni gli altri. Il Discorso della Montagna, l’insegnamento morale più noto di Gesù e la guida per la vita nel Regno di Dio, è pure una riflessione approfondita della Torah: esplorando i comandamenti contro l’omicidio (Matteo 5:21-26), l’adulterio (5:27-32), dire falsa testimonianza (5:33-37) e desiderare (6:19-24). Qui Gesù afferma l’importanza della Torah mettendo a nudo i principi morali che ne formano il cuore.

Lungi dall’abolire le esigenze morali della Torah, Gesù li ha difatti radicalizzati. Gesù insegnava che al cuore dei comandamenti ‘non uccidere’ e ‘non commettere adulterio’ era un obbligo di non amare l’ira e la lussuria nei nostri cuori. La ‘moralità cristiana’ deve essere davvero una sentita obbedienza alle buone leggi morali di Dio sotto la guida morale dello Spirito Santo. Per prendere delle decisioni morali sagge, dobbiamo aver internalizzato la legge di Dio e meditarla con l’aiuto dello Spirito Santo.

Non dovrebbe stupirci che l’insegnamento di Gesù sia il compimento della Torah : entrambi furono dati dallo stesso Dio. Gesù era colui che la Torah stava indicando.[2] Paolo dice in Romani 7:14 ‘la legge è spirituale’, con cui significava che la Torah appartiene allo Spirito Santo.[3] La Torah è una parte particolare della rivelazione della legge di Dio, che deve essere capita dai cristiani attraverso la potenza dello Spirito alla luce dell’opera di Gesù Cristo, il Figlio di Dio.

Sia la Torah sia l’insegnamento di Gesù sono costruiti intorno all’amore di Dio e all’amore del prossimo. Questi sono gli elementi più importanti dell’ordine morale, e quest’ordine morale sottostante è lo stesso sia nell’Antico sia nel Nuovo Testamento. Il carattere personale del nostro Dio non è cambiato, e nonostante le culture e le condizioni sociali diverse, la natura fondamentale degli esseri umani non è neppure cambiata. Tuttavia, i cristiani vivono dopo l’instaurazione del nuovo patto, con i quale abbiamo una relazione con Dio basata sull’obbedienza e il sacrificio di Cristo al posto nostro. Siamo il popolo di Dio non perché obbediamo ai riti dati da Mosè ma perché abbiamo una relazione con Cristo.

I due Grandi Comandamenti non rendono tutti gli altri principi morali ridondanti. Invece, riassumono il resto della Torah (Romani 13:9). L’attenzione a ciò che Dio ha rivelato su quel che gli piace è una parte chiave dell’apprendimento di quel che significa amare Dio ed amare il prossimo. L’esempio di Gesù e la priorità di amare esclude l’opzione di copiare ciecamente la Torah per i cristiani. Siamo chiamati al compito più difficile e creativo di capire i principi morali trovati in tutta la Bibbia, di riflettere su questi principi alla luce di Cristo e con l’aiuto dello Spirito e della comunità della chiesa, per poter prendere delle decisioni sagge sul modo di applicare questi principi nelle nostre vite odierne.[4] Questa è la legge di Dio per noi, o dovremmo dire, la legge di Cristo.

Paolo radica le sue istruzioni per la vita cristiana nel suo insegnamento sull’identità cristiana. I cristiani devono imparare a vivere in un modo che concorda con la loro nuova identità da Figli di Dio e da templi dello Spirito Santo.

Paolo sapeva che i cristiani non erano sotto la Torah (Romani 6:15) ma invece sotto la legge di Cristo (1 Corinzi 9:21). Questo non significava che la Torah era ininfluente per decidere come vivere. Paolo cita Deuteronomio 32:35 in Romani 12:19 quando parla di vendetta. Cita Deuteronomio 25:4 ‘non metterai la museruola al bue che trebbia il grano’ quando scrive sul pagamento e sulle condizioni dei lavoratori cristiani,[5] prendendo un principio dalla Torah e applicandolo creativamente in un nuovo contesto. Quando Paolo scrive ai Corinzi sugli effetti di dormire con le prostitute, raduna le ragioni legate alla loro relazione con Dio attraverso Cristo e lo Spirito[6] insieme a Genesi 2:24, citando dalla Torah.[7]

(La quarta ed ultima parte verrà pubblicata la settimana prossima)

David McIlroy
Un collaboratore ospite dei Cambridge Papers, è avvocato e teologo. Ha scritto una tesi di dottorato sul tema ‘una teologia trinitaria della legge


[1]Tom Wright, Paul for Everyone: 1 Corinthians, SPCK, 2004, p.67. 


[2]Rom. 10:4 va tradotto meglio da ‘Cristo è l’obiettivo della legge’ invece di ‘Cristo è il fine della legge.’

[3]Gordon D. Fee, God’s Empowering Presence, Hendrickson, 1994, pp.29, 510. See also Neh. 9:13. 


[4]Per capire il compito di riflettere su quel che la Bibbia ci insegna a proposito della legge di Dio, ci sono, ci sono delle questioni ermeneutiche, culturali e teologiche importanti, ma esplorarli è fuori dall’obiettivo di questa pubblicazione.

[5]1 Cor. 9:9; 1 Tim. 5:18. 


[6]‘i vostri corpi sono membra di Cristo’ (1 Cor. 6:15); ‘il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo’ (1 Cor. 6:19); ‘siete stati comprati a caro prezzo’ (1 Cor. 6:20). 


[7]‘I due saranno una sola carne.’

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