La Legge dell’amore (2a parte)
Il secondo di una serie d’articoli sulla rilevanza della Legge di Dio nella società moderna. Pubblicato dal Jubilee Centre.
La Trinità come soluzione al problema della disobbedienza d’Israele
Capire la Trinità è cruciale per spiegare come Dio ha risposto al fallimento d’Israele di seguire la Torah.[1] I cristiani si avvicinano all’Antico Testamento alla luce di Gesù che rivendicava esserne l’autore, il suo interprete definitivo, ed il compimento delle sue promesse. La crocefissione e la risurrezione erano, prese insieme, l’atto decisivo di Dio per fare i conti con la conseguenza del rifiuto dell’essere umano di una relazione con Dio ed il fallimento degli esseri umani peccatori di custodire le leggi di Dio. Il sacrificio di Gesù sulla croce è il sacrificio che è stato così completo che pose fine alla necessità di qualsiasi altro sacrificio d’espiazione. La sua offerta era l’offerta completa per il peccato (Romani 8:3). La sua risurrezione dimostrava che la maledizione che era caduta su quelli che disobbedivano alla Torah era stata esaurita per chi aveva una relazione con Cristo.
Il dono dello Spirito nella Pentecoste è l’adempimento delle profezie di Geremia 31:33 e di Ezechiele 36:26. Dio promise che, sotto un nuovo patto, metterebbe il suo Spirito nel suo popolo e farebbe sì che si atterrebbero ai suoi decreti e che sarebbero attenti a custodire le sue leggi.[2] D’ora in poi, Dio scriverebbe la sua legge nei cuori del suo popolo.
Seguire Gesù significa conoscere il perdono dei peccati e sviluppare una relazione con il Dio trinitario. Grazie a ciò che Gesù ha fatto, quelli che sono in Cristo sono trasformati dallo Spirito nella somiglianza del Figlio (Romani 8:29), e sono piazzati dentro la relazione del Figlio con il Padre. Lo Spirito Santo è la presenza di Dio che ci abilita, la Persona attraverso chi i cristiani sono attivati a vivere in una relazione giusta con Dio, amando Dio ed obbedendo a Dio.[3]
La nostra trasformazione nella somiglianza di Cristo coinvolge il lavoro dello Spirito Santo nelle nostre vite affinché siano più intimamente modellate secondo l’obbedienza amorevole al Padre che era il marchio del cammino di Gesù sulla terra.
Obbedire ai comandamenti di Gesù e imparare cosa significa amare
Nell’Ultima Cena, Gesù spiegava la sua decisione di andare alla croce dicendo: “il mondo deve imparare che amo il Padre e che faccio esattamente quel che mio Padre mi ha ordinato” (Giovanni 14:30). Continuava facendo un legame esplicito tra l’obbedienza al Padre e la nostra obbedienza a lui: “Se osservate i miei comandamenti, dimorerete nel mio amore; come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e dimoro nel suo amore.” (Giovanni 15:10).
Ma cos’era esattamente quel che Gesù ordinava? Nella notte dell’Ultima Cena, Gesù disse ai suoi discepoli tre volte: “Amatevi gli uni gli altri come vi ho amati.”[4] Se Gesù ci ha ordinato di amarci gli uni gli altri, abbiamo bisogno di più istruzioni di questo? C’è bisogno di prendere in considerazione come l’amore doveva essere espresso nella comunità d’Israele nell’Antico Testamento?
Dobbiamo guardare nell’Antico Testamento per aiutarci a discernere cosa l’azione d’amore potrebbe essere. È amore dare soldi ad un senzatetto ubriaco? È giusto se un uomo condivide la casa con sua matrigna, a condizione che la relazione di quest’ultima con suo padre sia già finita? È amore offrire un lavoro ben pagato a qualcuno ma coinvolgendo delle ore estremamente lunghe? Come rispondiamo a queste domande e ad altre come queste?
Abbiamo pure dei problemi perché pensare all’amore soltanto non ci da tante istruzioni concrete su quel che è giusto e quel che è ingiusto. L’idea che l’amore è tutto quel che abbiamo bisogno per il processo decisionale genera il tipo di pensiero che dice: “Purché sembri giusto, e fintantoché nessuno sia evidentemente ed immediatamente danneggiato, tutto è accettabile.” Questo è un errore grave, illustrato dalle statistiche che mostrano che solo l’otto percento delle coppie sposate si separano nei cinque anni successivi alla nascita di un bambino, paragonato al 25 percento di quelli che si sposano dopo la nascita ed il 52 percento di coniughi non sposati.[5] I bambini sono danneggiati, ma anche le coppie, i genitori, i familiari, gli amici ed i futuri compagni. L’impegno pubblico ed il sopporto della comunità coinvolta in un matrimonio fa una differenza significativa.Finalmente, gli esseri umani peccatori hanno una capacità enorme per l’auto-illusione e per trovare delle razionalizzazioni quando cadono nella tentazione. Se i cristiani odierni non imparano da Israele e dalle chiese del Nuovo Testamento come sviluppare degli standard biblici etici, finiranno inevitabilmente negli standard mondani. A meno che i cristiani riflettono seriamente su quel che la Bibbia ci mostra sugli standard di Dio, la Chiesa sarà verosimilmente incapace di custodire una moralità distintamente cristiana per tanto tempo.
(La terza parte verrà pubblicata la settimana prossima)
David McIlroy
Un collaboratore ospite dei Cambridge Papers, è avvocato e teologo. Ha scritto una tesi di dottorato sul tema ‘una teologia trinitaria della legge
[1]Articoli di autori dei Cambridge Papers con un chiaro tema trinitario comprendono Michael Ovey, ‘The human identity crisis: can we do without the Trinity?’, Cambridge Papers, Vol. 4 No. 2, June 1995; Michael Schluter, ‘The relationships option’, Engage 1, Spring 2003; e ‘Three relational dimensions of justice: defining the moral order, upholding the moral order, and putting things right’, in Paul Beaumont and Keith Wotherspoon (eds.) Christian Perspectives on Law and Relationism, Carlisle: Paternoster, 2000, pp.1–18; cosiccome McIlroy, ‘The Trinity, Politics and the Law’, Whitefield Briefing 10(1), 2005, e ‘A Trinitarian Reading of Aquinas’s Treatise on Law’, Angelicum 84, 2007, pp.277–292.
[2]Ez. 36:27
[3]C. J. H. Wright, Knowing the Holy Spirit through the Old Testament, Oxford: Monarch, 2006, pp.129–31.
[4]Giovanni 13:34; 15:12, 17. Ovviamente, Gesù diede pure altri comandamenti, non ultimo la Grande Commissione in Matteo 28:19, ma il comandamento di amarsi gli uni gli altri è quello che appare ripetutamente nel resoconto di Giovanni dell’Ultima Cena che esploro qui.
[5]John Ermisch and Marco Francesconi, ‘Patterns of Household and Family Formation’, in Richard Berthoud and Jonathan Gershuny, (eds.), Seven Years in the Lives of British Families, Bristol: The Policy Press, 2000, pp.21–44.
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