In cerca d’identità
Questa settimana, giovedì 9 maggio, sarà la Giornata dell’Europa, un giorno per celebrare la nostra appartenenza ad una famiglia di popoli che ha vissuto insieme nella pace per un periodo record di 74 anni.
Con le nostre colleghe del Centro Schuman in Romania, organizziamo una Celebrazione della Giornata dell’Europa nel Palazzo patriarcale di Bucarest, giovedì alle 19:30. Dr. Teodor Baconschi, ex Ambasciatore rumeno nel Vaticano, in Francia ed in Portogallo, ed ex ministro degli Affari esteri, ha proposto di parlare sul modo in cui la nostra eredità cristiana può ancora ispirare il progetto europeo. E quindi se siete di passaggio…
Un anno fa, abbiamo iniziato il Progetto del 9 maggio per incoraggiare gli europei dappertutto a celebrare la nostra connessione e la nostra interdipendenza, la nostra unità con la diversità e la nostra eredità spirituale comune. Avevamo inaugurato il sito internet www.may9.eu per offrire delle idee sul modo in cui possiamo vivere questa giornata. Una di queste idee, di organizzare un pranzo con cibi di vari paesi, ha ispirato l’email recente di Thomas B. di Monaco di Baviera: “L’anno scorso, abbiamo celebrato la Giornata dell’Europa nella nostra squadra, proveniente da quindici nazioni, al lavoro (BMW) ed abbiamo gustato tanto cibo internazionale.”
Venerdì scorso, ad Esslingen in Germania, ero invitato a pronunciare un discorso inaugurale per l’evento di “Insieme per l’Europa” organizzato dalla YMCA, anticipando la Giornata dell’Europa e le prossime elezioni europee (dal 23 al 26 maggio). Vari politici tedeschi erano presenti, compresa Evelyne Gebhardt, vicepresidente del Parlamento europeo, ognuno condividendo le proprie prospettive sull’Europa.
La serata si è conclusa con un politico ad ogni angolo della sala dialogando con i membri del pubblico, mentre birre e vini di vari paesi erano serviti, ricordandoci l’arricchimento diversificato che la nostra famiglie di nazioni ha portato.
Ecco una parte di quel che ho condiviso:
Tante persone sono oggigiorno alla ricerca delle loro radici personali, ispirate dai programmi televisivi popolari come ‘Who do you think you are?’ (Chi pensate di essere?) e dalle agenzie di DNA offrendo di rintracciare la nostra eredità perché vogliamo conoscere la nostra identità. Sentiamo oggigiorno parlare di ‘politica identitaria’, nella quale la gente forma delle alleanze politiche esclusive intorno ad un identità particolare, razziale, religiosa, etnica, sessuale, sociale o culturale, invece di coinvolgersi nella politica tradizionale generalizzata dei partiti.
Perché questo accade, e perché ora? È possibile che abbiamo perso il quadro generale? La storia è semplicemente il prodotto della politica di potere, si diceva. E quindi non impariamo più la storia. Non solo la storia è un soggetto trascurato oggigiorno, ma la storia dell’Europa è ancora più trascurata. E la storia delle origini cristiane dell’Europa è deliberatamente ignorata.
E quindi, cerchiamo delle identità più ridotte, locali, specializzate, sulle quali costruire le nostre vite. Ci ritroviamo in un Europa sgretolandosi in un populismo frammentato, polarizzato e miope. Forse è tempo di cercare di nuovo il nostro DNA europeo, e di chiederci: esiste un’identità più ampia, più inclusiva di quella che condividiamo?
Esiste infatti una storia che spiega tanto sulle fonti, sulle sorgenti, sull’anima della vita europea. Cosiccome il filigrana su un banconota, esiste un impronta indelebile sulla cultura europea che è visibile quando la mettiamo di fronte alla luce. Perché, anche se la storia europea ha delle radici sia nell’Atene sia nella Roma antica, l’eredità classica sola non era sufficiente per la comparsa dell’Europa. La rivelazione ebraica di un Dio che ha creato gli umani secondo la sua immagine, imago dei, pose le fondazioni per il concetto europeo dell’umanità con la dignità, i diritti e la santità di vita.
In secondo luogo, c’era il concetto cristiano dell’uguaglianza morale che aveva profondamente plasmato il diritto e la governanza in Europa. Le idee europee essenziali dell’individuo e dell’uguaglianza non erano le scoperte dell’illuminismo, ma piuttosto il frutto del cristianesimo. Le parole di San Paolo, che in Cristo non c’è ne ebreo ne greco, ne schiavo ne uomo libero, ne uomo ne donna, provocò la più grande rivoluzione della storia, spiega il professore di Oxford Larry Siedentop.
Questi pensieri hanno ispirato il ministro francese degli affari esteri Robert Schuman di proporre, il 9 maggio 1950, un piano davvero radicale che ha preso il mondo di sorpresa. In un discorso di appena tre minuti, Schuman pose le fondazioni affinché la casa europea nella quale, oggi, 500 milioni d’europei, da 28 nazioni (tuttora), vivono insieme nella pace. La sua visione era che l’Europa diventi una comunità di popoli profondamente radicata nei valori cristiani. Questo discorso è riconosciuto come essendo la nascita di quel che è diventata l’Unione europea.
Facciamo bene a celebrare il 9 maggio come essendo la Giornata dell’Europa. Non come un imperativo politico da Bruxelles, dall’alto in basso, ma come un movimento di popoli, dal basso in alto, un espressione culturale di gratitudine per il nostro arricchimento attraverso la connessione con i nostri vicini.
Seguendo l’esempio di Schuman, possiamo altrettanto fare di questa giornata una giornata di preghiera per il perdono e la riconciliazione nella nostra Europa sempre di più frammentata e polarizzata.
Jeff Fountain
Direttore Centro Schuman
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