Un viaggio europeo #17 – Iznik/Nicea (Turchia)
Il Concilio di Nicea
In realtà, andremo oggi fuori dall’Europa. Attraverseremo il Bosforo, che separa l’Europa dall’Asia, e viaggeremo verso una città distante di 150 km e chiamata Iznik.
Quando entriamo nel centro storico attraverso le rovine dei muri medievali, scopriamo un mischio interessante di edifici cristiani e musulmani. La chiesa Hagia Sophia del 6° secolo e la moschea Haci Özbik del trecento sono due esempi rivelando la storia di questa terra. Infatti, prima delle invasioni ottomane del duecento, la città era stata un centro cristiano di primo piano dell’Impero romano, ed era chiamata… Nicea.
Per il nostro obiettivo, andremo sul viale Spandau sulle rive del Lago Iznik. Ed il luogo che vogliamo considerare si trova in realtà sotto le acque del lago. Negli ultimi anni, degli archeologi hanno scoperto l’esistenza di una basilica sottomarina. Molto probabilmente, fu costruita l’anno dopo il Concilio di Nicea nel 325, verosimilmente sul sito dove i partecipanti del Concilio si erano radunati. Nel corso dei secoli, il cambiamento del livello d’acqua avrà forse sommerso la basilica.
Il Primo Concilio ecumenico di Nicea era probabilmente uno degli eventi chiavi della storia. Ma di cosa si trattava e perché era così importante?
All’inizio del 4° secolo, Costantino adottò il cristianesimo come religione dell’Impero romano. Ben presto però, dei disordini iniziarono ad emergere ad Alessandria (in Egitto), una delle città più importanti dell’Impero. Al cuore dei disordini era una controversia teologica tra due fazioni: gli Ariani, guidati da Ario, che credevano che Gesù era soltanto un uomo ma non Dio, ed i Conservatori. Questi disordini iniziarono a preoccupare Costantino, perché capiva che una divisione nel corpo di Cristo poteva essere una minaccia diretta per l’unita dell’Impero stesso.
Prima Costantino mandò un amico ad Alessandria, il vescovo Osio di Cordova, per risolvere la questione. Dopo la missione fallita di Osio, Costantino decise d’organizzare un concilio generale, nel quale tutti i vescovi dell’impero s’incontrerebbero per discutere e risolvere la questione, un idea totalmente nuova per l’epoca. E per questo raduno straordinario, Costantino scelse la sua residenza estiva, qui a Nicea. Costantino finanziò i viaggi e gli alloggi di tutti i partecipanti.
All’inizio, sembrava che gli Ariani potevano vincere il dibattito, perché tante personalità d’Oriente sembravano sostenerli. Ma molto presto, il vento iniziò a soffiare contro di loro. Fra i loro principali avversari era il segretario personale del vescovo d’Alessandria, un giovane uomo chiamato Atanasio che era più o meno 40 anni più giovane di Ario. Atanasio aveva già dimostrato la sua capacità a difendere le Scritture nel corso dei disordini d’Alessandria.
A volte, i dibattiti a Nicea si trasformarono in confronti diretti tra Atanasio ed Ario. Anche se quest’ultimo sembrava più astuto del suo giovane avversario, la difesa d’Atanasio della dottrina scritturale trionfò velocemente.
Uno dei principali obiettivi del concilio era di elaborare un credo che definirebbe la fede cristiana e che potrebbe essere accettata da tutti i vescovi – e che aiuterebbe ugualmente ad identificare le eresie.
La difficoltà non era tanto nell’espressione di quel che le Scritture dicevano (ogni campo difendeva i suoi propri punti di vista in base alle Scritture). La difficoltà era nell’espressione di quel che le Scritture significavano. Per questa ragione, una nuova parola greca fu introdotta: homoöusion (letteralmente consostanziale) che significava che Gesù Cristo, anche se era stato incarnato pienamente nella natura e nella carne umana, era pienamente Dio. Questa terminologia fece luce sull’errore ariano per quanto riguardava Gesù ed aiutò ad elaborare un credo scritturale affidabile.
E quindi, il 25 luglio 325, la maggioranza dei partecipanti firmò quel che diventò il Simbolo di Nicea.
Anche se Iznik è fuori dall’Europa odierna, il simbolo firmato qui diventò il fondamento teologico per lo sviluppo di tutte le sfere della vita nell’Europa medievale.
Ed oggi ancora, aldilà delle numerose divisioni che il corpo di Cristo ha sperimentato, quasi tutte le confessioni cristiane concordano ancora con il Simbolo di Nicea. Questo era un raggiungimento notevole per il quale dovremmo essere grati.
Alla settimana prossima altrove in Europa.
Cédric Placentino
Responsabile Centro Schuman per l’Europa italiana e francese
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Mappa: https://d-maps.com/carte.php?num_car=15378&lang=en
Annesso: traduzione italiana del Simbolo come adottato qui nel 325
Noi crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore di tutte le cose visibili ed invisibili.
Ed in un solo Signore Gesù-Cristo, Figlio unico di Dio, generato dal Padre, cioè, della sostanza del Padre. Dio di Dio, luce di luce, vero Dio del vero Dio; generato e non creato, consostanziale (homoöusion) al Padre: per mezzo di lui tutte le cose sono state create in cielo e sulla terra; che per noi uomini e per la nostra salvezza, discese, si è incarnato e si è fatto uomo; ha sofferto, e nel terzo giorno è risuscitato, è salito al cielo, e da lì verrà per giudicare i vivi ed i morti.
E nello Spirito Santo.
Coloro che dicono: ‘c’era un tempo quando Gesù non c’era’ e ‘prima di essere generato non era’; e che ‘dal non essente fu generato’, o ‘da un’altra sostanza’ o ‘essenza’, ‘Il Figlio di Dio è creato’ o ‘trasformabile’ o ‘mutevole’ – sono condannati dalla chiesa cattolica ed apostolica.
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