Un viaggio europeo #14 – Lione (Francia)
Questa settimana, visitiamo la terza città più grande di Francia, cioè Lione. La città è localizzata a 150 km a sudovest di Ginevra dove eravamo nella seconda tappa.
Il fiume Rodano scorre attraverso entrambi le città. Ma le analogie non si fermano qui. Ginevra è conosciuta per la Riforma calvinista del cinquecento. Ma pure Lione ha visto l’inizio di un’altra Riforma nei suoi muri quattro secoli prima, ed è il soggetto del quale parlerò oggi.
Fondata da colonia romana intorno al 1° secolo a.C., Lione contiene delle testimonianze architetturali coprendo vari secoli di storia, come ad esempio il teatro romano o varie chiese medievali.
Per questo episodio, andremo vicino ad una di queste chiese: L’Eglise Saint-Nizier. Mentre camminiamo dietro la chiesa, arriviamo su una delle strade principali del quartiere: la rue du Président Herriot. Camminiamo ancora per 50 metri verso sud, dove arriviamo all’incrocio della Rue de la Poulaillerie.
La Rue de la Poulaillerie ha avuto in realtà diversi nomi nel passato. Uno di quelli era la Rue maudite, o la Via maledetta. Ma perché un tal nome? Era in memoria (se posso dire) di uno dei Riformatori più famosi della storia medievale che ha vissuto proprio qui. Sto parlando di Pietro Valdo.
Ma chi era? E perché ha ispirato un tal nome per questa strada?
Nato nel 1140 in un luogo sconosciuto, probabilmente nella regione, Valdo ha vissuto vicino alla chiesa da mercante prospero. Questo non era un anomalia a Lione perché la città era infatti un centro importante di commercio tra il nord ed il sud dell’Europa. Anche se Valdo era stato influenzato nella sua gioventù da Enrico di Losanna, un altro Riformatore dell’epoca, egli non visse, all’inizio, una vita molto pia.
Un giorno, Valdo era con uno dei suoi amici che morì all’improvviso proprio vicino a lui. Questo ebbe l’effetto di un terremoto per Valdo che si era chiesto: “Dove sarei ora se fossi stato io invece di lui?” Più tardi, andò da un maestro in teologia, e gli chiese: “Fra tutti i cammini che portano al cielo, qual è il più sicuro?” Il maestro rispose citando Gesù: “Va, vendi tutto ciò che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo. Poi vieni e seguimi.” (Marco 10:21)
Ricordiamoci che Gesù aveva dato questa risposta all’uomo ricco che gli aveva fatto una domanda simile a quella di Valdo. Ma anche se l’uomo ricco della Bibbia se ne andò rattristito, Valdo scelse invece di applicare le parole di Gesù letteralmente. E quindi, alla grande disperazione di sua moglie, vendette tutti i suoi beni. Con i soldi raccolti, ripagò tutti quelli che aveva ingannato nei suoi affari. Pagò una dote affinché sua figlia potesse entrare in un famoso monastero nella provincia dell’Angiò.
Ma anche dopo questo, Valdo aveva ancora una grande ricchezza a disposizione. Non ci è voluto tanto tempo, però, per sapere cosa farne. Lo stesso anno (1173), una carestia severa colpì la città di Lione. E quindi, dalla Pentecoste a metà agosto, Valdo distribuì del pane, della carne ed altre cose. Mentre la gente si radunava regolarmente intorno a lui, Valdo predicava la Parola, enfatizzando che nessuno poteva servire contemporaneamente Mammone e Dio. Valdo pagò anche dei cleri per insegnarli il Vangelo e per tradurre la Bibbia in lingua francoprovenzale, la lingua dell’epoca nella regione.
Poco tempo dopo, la resistenza iniziò ad alzarsi contro di lui. Il fatto che era un predicatore laico era visto come un problema, perché all’epoca, solo i cleri erano autorizzati a predicare. E quindi, Pietro Valdo viaggiò a Roma con un collaboratore chiamato Vivet, per convincere il papa Alessandro III di quel che la Bibbia chiama il sacerdozio di tutti i credenti. Purtroppo, la riunione con tre membri della curia romana nel gennaio 1179 fu inconcludente. Due mesi più tardi, il Terzo concilio lateranense condannò ufficialmente la predicazione dei laici.
Di fronte al dilemma d’ubbidire al papa o alla Bibbia, i Valdesi (cioè i discepoli di Valdo) scelsero la Bibbia. All’epoca, la chiesa combatteva i Catari nel sud della Francia, un altro movimento considerato eretico. I Valdesi sapevano quindi il prezzo da pagare per la loro fede.
Infatti, dopo la morto di Alessandro III nel 1181, il papa Lucio III (del quale avevamo parlato brevemente nella prima tappa) intensificò la sua lotta contro le eresie identificate da Roma all’epoca, cioè i Catari, i Valdesi ed altri movimenti. Intorno allo stesso periodo, Jean Belles-Mains (Giovanni Belle Mani), che aveva combattuto efficacemente i Catari a Tolosa (sud-est della Francia), diventò Arcivescovo di Lione.
Alla fine, Valdo ed i suoi discepoli furono esclusi dalla città e costretti di trovare rifugio altrove, principalmente nelle montagne del Piemonte, dove i Valdesi sono ancora presenti tuttora. Ed è probabilmente lì che Valdo morì.
Il movimento valdese non morì con il suo iniziatore. Le principali caratteristiche del movimento diventarono la povertà volontaria, la predicazione laica e l’adesione rigorosa alla Bibbia. Nei secoli successivi, i Valdesi inviarono dei missionari dappertutto in Europa per predicare il Vangelo. La loro enfasi dottrinale influenzò fortemente la vita sociale nel continente. Inoltre, i Valdesi diventarono una fonte d’ispirazione per le Riforme future, quali gli Hussiti in Boemia ed ovviamente i Luterani in Germania.
Valdo era maledetto dalla chiesa cattolica medievale. Oggi è pressoché dimenticato dalla Lione secolarizzata. Tuttavia, la sua eredità vive ancora, non solo qui, ma anche in tutto il continente.
Alla settimana prossima altrove in Europa.
Cédric Placentino
Responsabile Centro Schuman per l’Europa italiana e francese
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