Ritorno alle radici (Bruxelles – 9 maggio 2010)
Per amore del futuro
Nella Giornata dell’Europa, il 9 maggio 2010, in un culto di commemorazione alla Cappella della Resurrezione di Bruxelles, marcando i 60 anni della Dichiarazione Schuman, il filosofo olandese Evert-Jan Ouweneel esplorò i quattro valori che Schuman aveva identificato come fondamentali per la società europea: la libertà, l’uguaglianza, la solidarietà e la pace.
Siamo arrivati ad un momento della storia europea in cui il fallimento degli sforzi di compiere questi valori fuori delle loro fondamenta bibliche offre un’opportunità maggiore per i Cristiani di mostrare la via da seguire.
(Il video è in inglese ma si può leggere una versione scritta in italiana sotto i video)
Sessant’anni fa, il 9 maggio 1950, il Ministro degli Affari esteri francese, Robert Schuman, propose al suo collega tedesco, Konrad Adenauer, che le loro due nazioni formassero insieme una Comunità europea del carbone e dell’acciaio, invitando altre nazioni europee ad unirsi a loro, collocando le loro industrie carboniere e siderurgiche sotto un’autorità sovranazionale. Lo scopo era “di rendere la guerra non solo impensabile ma anche materialmente impossibile”.
La proposta di Schuman era una prima tappa coraggiosa verso l’Unione europea odierna. Egli diventò conosciuto come il ‘Padre dell’Europa’. Pochi però sanno che Schuman non immaginò soltanto l’Europa come un continente del dopoguerra, ma anche come una comunità di popoli profondamente radicata nei valori cristiani. Nella sua corrispondenza con Adenauer, questi due credenti devoti parlavano dell’opportunità provvidenziale che avevano ricevuto per ricostruire l’Europa su delle fondamenta cristiane.
Nel corso degli ultimi decenni, l’Europa si è nettamente allontanata da questa visione. Pochi anni fa, risultò anche possibile esorcizzare ogni menzione di radici cristiane nella proposta di costituzione europea.
Come rispondere a questo da Cristiani? Dovremmo forse abbandonare la visione di Schuman? Possono i valori più rispettati d’Europa – l’uguaglianza, la solidarietà, la libertà e la pace – essere scristianizzati senza nessuna perdita di forza e di significato?
In questo saggio, spiegherò che l’Europa ha sicuramente pagato il prezzo per aver sconnesso i suoi valori di base dalle loro radici cristiane. La dignità e la solidarietà diventarono nozioni vuote, la libertà e la pace soffrirono di un ‘eccesso imperialistico’. Ma oltre a considerare questo una tragedia, vorrei considerare questo come un’opportunità. Considerando i valori d’uguaglianza, di solidarietà, di libertà e di pace, vedo altrettante possibilità per la fede cristiana di dimostrare ancora una volta il suo contributo vitale alla società europea. Di certo non mi aspetto, e neanche desidero, un ritorno dei vecchi giorni di cristianesimo culturale in Europa. Il ridimensionamento del cristianesimo europeo è un opportunità in se. Ma non c’è motivo per essere timido con le radici cristiane dei valori d’Europa più rispettati.
Uguaglianza come grazia divina
Era profondamente originale per gli Ebrei di credere che solo un Dio era degno della nostra adorazione e che nessuna creatura, in cielo o sulla terra, dovrebbe essere invece adorata. In tempi biblici, la maggioranza dei dirigenti del Medioriente erano trattati ed adorati come dii, ma gli Ebrei si ricordavano dei loro rei in tutte le loro debolezze ed imperfezioni. Era precisamente a causa delle carenze di rei come Davide e Salomone che gli Ebrei mantennero la loro speranza nell’unico vero Dio.
Secoli più tardi, Gesù parlò di Dio facendo sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e facendo piovere la sua pioggia sul giusto e sull’ingiusto (Matteo 5:45). Tutti sono ugualmente dipendenti dalla grazia di Dio! I primi Cristiani confermarono questa consapevolezza e rifiutarono di adorare l’imperatore romano come un dio. Cosiccome Daniele, furono buttati nella tane dei leoni per la loro fede nell’uguaglianza umana. A differenza di Daniele, pagarono con le loro vite per la loro fede.
Secoli più tardi, l’idea dell’uguaglianza umana fece progredire l’ascesa del pensiero democratico nell’Europa moderna. Tuttavia, invece di attaccarsi alla dignità umana di essere amato e di essere curato da Dio, i filosofi iniziarono ad esaltare la dignità umana di essere capace di conoscere ed agire secondo quel che era vero e giusto. La dignità umana diventò scollegata dal suo contesto relazionale ed invece collegato alla capacità umana.
Ed ora, ancora secoli dopo, siamo in difficoltà. Guardando indietro nella nostra storia violenta, piena d’oppressione e di bancarotte ideologiche, abbiamo forti difficoltà ad elogiare la razza umana per la sua capacità di fare delle scelte giuste. Di conseguenza, la nostra nozione di dignità è diventata vuota. Tanti cercano di salvarla esaltando la competenza umana di fare qualsiasi scelta. Ma se la nostra dignità dipende soltanto dalla nostra competenza di scegliere per noi, indipendentemente dalla qualità delle nostre scelte ed indipendentemente da quel che gli altri scelgono, siamo delle creature solitarie e poco diverse da scimmie che scelgono.
Qui risiede un’opportunità enorme per la fede cristiana di dimostrare il suo contributo vitale per la società europea. La delusione postmoderna nella capacità umana è un eccellente punto di partenza per abbracciare di nuovo l’idea cristiana che la dignità umana non è costruita sulla forza umana ma sulla debolezza umana. La Buona Novella è precisamente questa: che tutti sono ugualmente dipendenti e possono ugualmente giovare della grazia amorevole di Dio!
La solidarietà come dovere familiare
Negli imperi di Costantino, di Carlo Magno e della Germania della fine del Medioevo, la fede cristiana era considerata come una fonte cruciale d’unità. Tutti quest’imperi erano uniti da un istituto aristocratico, diretto dall’imperatore, e da un istituto religioso, diretto dal papa. L’unica chiesa ‘cattolica’ (universale) era considerata un’espressione dell’unica Famiglia di Dio. La fede non era considerata come una vicenda individuale ma come qualcosa trasformando la gente in fratelli e sorelle ed unificandoli per la vita.
Essere Cristiano era interpretato come conformarsi ad un ‘ordine santo’ che coincideva comunemente con l’ordine politico della nazione. L’appartenenza alla chiesa non era tanto una questione di scelta individuale libera ma essenzialmente una questione di lealtà e di solidarietà al popolo nel quale una persona era nata. Possiamo non amare questo, ma per secoli, questo ha avuto un vantaggio forte: siccome l’appartenenza alla chiesa era una questione nazionale, anche la solidarietà era una questione nazionale.
Già nell’ottavo secolo, Carlo Magno obbligò i suoi sudditi a pagare le decime alla chiesa affinché, da istituzione nazionale, la chiesa potesse prendere cura dei più bisognosi nella società. Dal 16° secolo in poi, anche le chiese protestanti – come le Landeskirchen luterane, la Chiesa d’Inghilterra e la Chiesa riformata olandese – diventarono delle chiese nazionali. Da allora, la carità rimase principalmente una questione di chiese nazionali.
Questa solidarietà nazionale ed istituzionale non sparì dopo che l’Europa fu colpita dalla secolarizzazione. Soltanto il tipo d’istituzione cambiò: dopo la Seconda guerra mondiale, lo stato si riteneva essenzialmente responsabile per il benessere dei suoi cittadini. Questa situazione si è mantenuta per vari decenni fino a quando lo stato sociale si è rivelato troppo costoso e sotto certi aspetti troppo facile per le persone nel bisogno. L’Europa ha iniziato a spostarsi verso un ruolo più importante nella società civile.
Ed ora siamo in difficoltà. Già ai tempi della Rivoluzione francese, la gente cercava di liberare la nozione di fratellanza dal suo contesto religioso e di trasformarlo in una nozione politica facendo riferimento ai partecipanti di un contratto sociale. Invece di essere uniti sotto un Padre celeste e sotto un Re, la gente diventò unita in un patto libero. La solidarietà diventò scollegata dal vecchio dovere di famiglia ed invece collegata con il libero arbitrio.
Ma cosa fare in una società dove tanti hanno perso la volontà d’esprimere la solidarietà oltre al punto di disturbarsi a vicenda? Cosiccome la nozione di dignità, la nostra nozione di solidarietà è diventata vuota: abbiamo ‘liberato’ la nozione di fratellanza dai doveri familiari che vanno insieme a questo. Invece di una solidarietà compatibile con ‘l’ordine sacro’ della vita di famiglia, abbiamo iniziato a celebrare la ‘fratellanza’ di cedere all’individualismo smisurato.
Qui risiede un’altra opportunità per la fede cristiana di dimostrare il suo contributo vitale per la società europea. Ovviamente, non possiamo tornare ai vecchi tempi delle chiese nazionali. Invece, dovremmo forse ripetere le parole di Paolo in Atti 17. Tenendosi di fronte all’Areopago, egli disse: “Dio da a tutti la vita, il fiato e ogni cosa… In lui viviamo, ci muoviamo e siamo, come persino alcuni dei vostri poeti hanno detto: “Poiché siamo anche sua progenie”.”
La nozione di solidarietà può essere saldamente basata sulla convinzione cristiana che tutti gli umani condividono la stessa origine e sono quindi uniti da fratelli e sorelle nell’ordine santo di una famiglia data da Dio. E dentro questa famiglia mondiale, alcuni sono arrivati a conoscere Quello in chi vivono come “Abba! Padre!” (Galati 4:6). E Questa è la Buona Novella, che un giorno (se non oggi) tutto il creato gioverà della solidarietà espressa da questi “figli di Dio” (Romani 8:19)!
La libertà come una questione di comunità
Il Cristianesimo aveva dato il tono all’apprezzamento dell’Europa per, non solo l’uguaglianza e la solidarietà, ma anche per la libertà. Lutero era uno dei primi a difendere che la fede era primariamente una questione del cuore e che ognuno dovrebbe prima di tutto seguire la sua coscienza. Quel che difendeva come Glaubensfreiheit diventò lentamente – molto lentamente – uno dei valori più basici della società europea. Ma Lutero non scollegò mai la libertà di fede dalla comunità di fede. Sapeva benissimo che, per quanto l’adozione di una fede particolare è una questione individuale, il fatto stesso di credere non lo è! Abbiamo bisogno di una comunità di fede per sapere quale fede adottare e perseverare nella nostra fede. Senza la compagnia di credenti, ci chiederemo un giorno: perché avere la fede se sono l’unico?
Nel settecento e nell’ottocento, l’enfasi sulla convinzione personale fece progredire la scoperta dell’autenticità individuale, del ‘non trascurare il suo proprio sentimento (morale)’ e di ‘esprimerci a modo nostro’. I movimenti evangelici comparirono contemporaneamente al Romanticismo, adottando un interpretazione più sentimentale di seguire la sua propria coscienza. Alla fine dell’ottocento, l’autenticità diventò associata con l’identità unica della persona. ‘Essere se stesso’ diventò accoppiato con ‘essere originale’.
Tutto questo ha avuto un effetto di arricchimento della vita sociale cosiccome della vita cristiana, ma dopo un po’ di tempo, creò anche il sospetto verso la tradizione, compresi gli istituti, le dottrine e la liturgia di chiesa. Un numero di persone sempre più grande iniziò a vedere il cristianesimo tradizionale come un ostruzione all’autenticità. In particolare, le vecchie chiese nazionali, con la più vecchia eredità ed una gerarchia più forte, diventò associata con il conservatorismo impersonale, intrusivo e ristrettivo. Dopo la Seconda guerra mondiale, gli Europei abbandonarono la chiesa in gran numero ed iniziarono a seguire il loro cammino spirituale personale attraverso la vita.
Ed ora, siamo di nuovo in difficoltà. Al primo sguardo, lasciare le strutture di potere del cristianesimo e seguire il suo proprio cuore sembrava essere liberativo. Ma risultò invece che, senza tradizioni spirituali e senza compagni credenti, agire secondo la sua libertà di fede può facilmente diventare un viaggio solitario e disorientante. Tanti Europei educati cercarono rifugio nelle tradizioni spirituali orientali. Ma molti altri rimasero spiazzati e le nuove generazioni furono elevate senza bussola o comunità. Questo risultò in due problemi maggiori nella società europea: l’isolamento sociale delle vecchie persone e il disorientamento spirituale dei giovani.
Non possiamo inventare le nostre convinzioni. Per quanto il nostro cuore desidera delle risposte spirituali, è la storia che le provvede, e la società che le preserva. Che ci piaccia o meno, la storicità, la comunalità e ‘l’anzianità’ sono ancora degli aspetti chiavi di convinzioni persuasivi e persistenti.
Qui risiede una terza opportunità per la fede cristiana di dimostrare il suo contributo vitale alla società europea. Al fine di cogliere quest’opportunità, però, il cristianesimo dovrà privarsi delle sue tendenze individualistiche proprie ed unirsi al resto dell’Europa nella riscoperta delle sue ‘radici cristiane’. Quando siamo chiamati a “fare discepoli in tutte le nazioni” (Matteo 28:19) e di “predicare il ravvedimento e il perdono dei peccati a tutte le nazioni” (Luca 24:47), l’accento non è messo sugli individui ma sulle comunità. Siamo chiamati ad incoraggiare la crescita delle comunità di fede, per amore di ogni individuo!
In un periodo in cui la scelta individuale sta soffrendo un ‘eccesso imperialistico’, la Buona Novella è proprio questa: che la libertà non è un’iniziativa solitaria ma una benedizione che dimora nella comunità. Alla fine, la fede fiorirà soltanto in un Corpo dove le braccia, le gambe, le ginocchia e le mani si sostengono e si completano a vicenda.
La pace come pienezza di vita
Nella Bibbia, la parola ‘shalom’ rappresenta la pace nella sua perfezione, compresi l’integrità, la salute, il benessere, la sicurezza, la solidità, la tranquillità, la prosperità, il riposo, l’armonia e l’assenza d’agitazione o di discordia. Nella fede cristiana, è ovvio che gli essere umani non sono capaci di raggiungere una tale pienezza di vita da soli. Shalom è, quindi, sempre legata alla grazia di Dio, com’è scritto in Numeri 6:24-26: ‘L’Eterno ti benedica e ti custodisca! L’Eterno faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio! L’Eterno rivolga il suo volto su di te e ti dia il shalom!
Nella vita difficile del Medioevo, la chiesa serviva come luogo santo di rifugio, dove sperimentare il shalom di Dio in mezzo alla morte, alle malattie, alla fame ed alla povertà. La maestà divina era il contrappunto della miseria quotidiana.
Nei secoli successivi, questo cambiò profondamente. La vita quotidiana migliorò, specialmente in Europa nordoccidentale, e la gente si sentiva più in controllo delle loro vite. La scienza diventò focalizzata sulla creazione della salute; la vita economica diventò focalizzata sulla creazione della ricchezza. Impegnarsi per il progresso terrestre diventò anche un imperativo in Europa. La gente collegava la nozione di ‘shalom’ con la capacità umana. La volontà di Dio, ‘il restauro di ogni cosa’ (Atti 3:21), era tradotto nella chiamata terrestre per il genere umano.
In pochi secoli però, la ricerca europea per il progresso diventò tagliata dall’idea che il vero shalom è prima di tutto ed ultimamente un espressione della grazia di Dio. E siccome l’Europa stava facendo enormi progressi nel dominio della salute e della ricchezza, diventò simultaneamente il continente più violento sulla terra. L’arrivo della polvere da sparo fecce esplodere letteralmente il sistema feudale e creò un’anarchia in Europa. Dal 15° al 20° secolo, nessun papa o re poteva assicurarsi il controllo del continente e realizzare una nuova Pax Romana. L’Europa era impantanata nei spargimenti di sangue, non solo sul continente ma in ogni angolo della terra.
Mentre l’Europa conquistava il mondo, lei pensava che Dio era con lei. Ma Dio stava piangendo per gli oppressi e non è intervenuto quando l’Europa si è autodistrutta nella prima parte del 20° secolo. Solo dopo che fu arrivata in una totale bancarotta morale, politica, economica e spirituale, l’Europa si è commutata verso il piano B: una comunità di popoli vivendo nell’uguaglianza, la solidarietà, la libertà e la pace.
In primo luogo, lo scopo era la cooperazione economica, poi la cooperazione politica. Dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989, tanti altri stati si sono uniti all’Unione europea. Soffrendo dal suo peso burocratico, l’Unione europea iniziò a sembrare scomoda ed incomprensibile. Agli occhi di tante persone, l’idea di un Europa unita aveva perso il suo fascino. Ma rimane comunque questo fatto straordinario che il continente più sanguinoso nel corso degli ultimi 500 anni diventò uno dei continenti più piacevoli nel corso degli ultimi 60 anni. Per la prima volta in tanti secoli, l’Europa è impegnata nel mantenimento della pace invece di essere impegnata nella preparazione della guerra.
Guardando indietro, il risultato complessivo è fenomenale. Ma l’Europa sta fronteggiando nuove sfide da provincia del mondo. Il suo insieme di valori è fortemente provato da questioni mondiali come la povertà, le migrazioni, le pandemie, i cambiamenti climatici, il terrorismo mondiale, la criminalità internazionale, le armi nucleari, una crisi d’energia, la crisi economica e la crisi alimentare. Di fronte a queste questioni mondiali, l’Europa è di nuovo confrontata con la difficoltà di vivere secondo i suoi valori. Come la nostra libertà, il nostro valore di shalom sta soffrendo da un ‘eccesso imperialistico’.
Ancora una volta, incontriamo un’opportunità per la fede cristiana di dimostrare il suo contributo vitale per la società europea. Abbiamo ancora bisogno di un luogo santo di rifugio dove possiamo sperimentare il shalom di Dio in mezzo al fallimento ed alla sofferenza mondiale. Abbiamo ancora bisogno della maestà di Dio come contrappeso alla miseria del nostro mondo interno e circondante. Ed abbiamo ancora bisogno di un Messia che è capace di superare tutte le difficoltà che non possiamo superare.
Ecco perché certi Cristiani non possono smettere di ripetere le ultime parole della Bibbia: “Vieni Signore Gesù. La grazia del Signor Gesù sia con tutti voi.” Perché ogni volta che sono pieni di aneliti per un mondo giusto e fiorente e sono delusi della competenza umana di farlo, si aggrappano alla Buona Novella che un giorno, sotto la guida di Cristo, il mondo intero sperimenterà il vero senso dell’uguaglianza, della solidarietà, della libertà e della pace.
Evert-Jan Ouweneel è un filosofo olandese e un consigliere d’identità corporativa per gli uffici europei di World Vision (Visione mondiale). Presentò una versione di questo documento durante la commemorazione del 60° anniversario della Dichiarazione Schuman del 9 maggio 2010 nella Cappella della Risurrezione a Bruxelles.
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