Il simbolo che unisce e che divide
Una frattura spirituale serpeggiando dal Mare di Barents al nord fino al Mediterraneo al sud, ha lasciato un’eredità tragica nella storia europea. Capire l’Europa odierna richiede una coscienza delle cause di questa frattura e dei suoi aggravamenti ripetuti nel corso dei secoli. Guarire questa triste rottura è aldilà della competenza delle Nazioni Unite e dell’Unione europea. Questo è un compito – e un obbligo – per le comunità di fede cristiana.
Nei mondi protestanti ed evangelici, quello che viene chiamato il Grande Scisma tra le Chiese d’oriente e d’occidente appartiene ad un capitolo della storia della Chiesa persa nelle acque torbide dei tempi antecedenti alla Riforma, apparentemente di poca importanza di fronte alla lotta contemporanea per la sopravvivenza in un età secolare.
Eppure, questa continua ad invadere i nostri titoli quotidiani e fornisce il contesto delle tensioni geopolitiche minacciando il nostro mondo odierno. La Prima guerra mondiale fu azionata a Sarajevo, su questa frattura. La Guerra fredda sobbolliva tra alleanze opposte radunate lungo questa frattura. La Guerra in Bosnia ed Erzegovina fu combattuta tra gli eredi spirituali dei belligeranti ancestrali. Il volo MH17 della Malaysian Airlines fu abbattuto sopra questa frattura quasi cinque anni fa, durante un braccio di ferro tra le alleanze est-ovest in conflitto, identificabili su questa rottura cruciale. Lo scisma recente tra la Chiesa ortodossa russa e Costantinopoli riguardava la concessione dell’indipendenza alla Chiesa ortodosse ucraina, che faceva parte del conflitto politico più largo intorno all’annessione russa della Crimea, l’intervento militare in Ucraina, ed il desiderio di quest’ultima di raggiungere l’Unione europea e la NATO.
È una spaccatura nata nell’undicesimo secolo, anche se ha avuto un lungo preludio e molteplici afflizioni. La relazione rotta tra le Chiese orientali ed occidentali ha durato oltre nove interi secoli, prima che, finalmente, le scommunicazioni mutuali sono state annullate in una dichiarazione congiunta emessa dal Papa Paolo VI ed il Patriarca Atenagora durante il Secondo Concilio del Vaticano nel 1965. Tuttavia, la comunione non era stata restaurata e degli scogli importanti rimanevano.
Fondamenti
Un punto fondamentale portando al scisma si articolava intorno al Simbolo niceno, elaborato nel Primo Concilio ecumenico nel 325 a Nicea, non lontano dalla città attuale d’Istanbul, designata ancora da Costantinopoli dalla comunità ortodossa. Questo simbolo chiarificava le credenze della Chiesa per quanto riguardava la Trinità, e quindi le definizioni d’eresie per quanto riguardava gli insegnamenti non trinitari, quali l’arianesimo.
Il simbolo è stato accettato dalle Chiese ortodosse, orientali, cattoliche, anglicane, riformate ed altre protestanti nel corso dei secoli – ad eccezione di una parola: ‘filioque’.
Questo simbolo è il fondamento della visione del mondo attraverso la quale i popoli europei hanno iniziato a vedere la realtà, mentre la storia di Gesù si spandeva dal Mediterraneo verso la penisola europea fino alle Isole della Gran Bretagna, dell’Irlanda e dell’Islanda. È il simbolo che verbalizzava l’eredità comune d’Europa, una fede nel Dio trinitario, l’espressione originale ed ultima dell’unità nella diversità che il progetto europeo cerca di raggiungere. È il simbolo che ha reso un tal sogno possibile. E il simbolo che ha dato all’Europa l’unità fondamentale.
Tuttavia, è diventato il simbolo che ha diviso l’Europa – in misura non trascurabile intorno ad un litigio intorno allo Spirito Santo.
Radunati a Nicea dal nuovo imperatore romano Costantino, i rappresentanti delle cinque città patriarcali di Gerusalemme, di Antiochia, d’Alessandria, di Roma e di Costantinopoli si sono incontrati per mettersi d’accordo sull’insegnamento della Chiesa. Con il tempo, Gerusalemme, Antiochia ed Alessandria passarono sotto controllo musulmano e persero la loro influenza, lasciando il mondo cristiano polarizzato tra Roma e Costantinopoli. Vari problemi iniziarono a provocare una spaccatura tra questi due centri ecclesiastici, compresi le tensioni linguistiche e culturali greco-latine; dei disaccordi sulla supremazia del Vescovo di Roma in qualità di Papa; ed il ruolo delle icone nell’adorazione.
Sfiducia
Tuttavia, la controversia del ‘filioque’ catalizzò la rottura finale nel 1054. La Chiesa occidentale aveva già aggiunto questa frase nel 589 alla sezione del simbolo relativa allo Spirito Santo ‘che procede dal Padre’. Tradotto da ‘e dal Figlio’, quest’inclusione voleva mostrare che sia il Padre sia il Figlio erano pienamente Dio. Ma la Chiesa occidentale non ha consultato la Chiesa orientale a proposito di questa inclusione.
I 900 anni successivi di relazione spezzata, con sfiducia, insulti ed anche il saccheggio di Costantinopoli alle mani dei Crociati, hanno profondamente plasmato gli sviluppi storici del secondo millennio, preparando persino la via per la conquista ottomana.
Da Vaticano II in poi, gli sforzi per colmare la breccia sono andati avanti, con Giovanni Paolo II parlando della Chiesa ‘respirando con due polmoni’, il temperamento latino più razionale completando lo spirito orientale mistico e contemplativo.
Il Papa Francesco ed il Patriarca Bartolomeo hanno lanciato un appello per un nuovo Concilio di Nicea nel 2025, per il 1700° anniversario del primo concilio. Francesco ha dichiarato che l’unità della Chiesa non viene attraverso un’intesa teologica, ma attraverso l’unità relazionale; e quest’unità non viene attraverso le altre Chiese ‘tornando alla Chiesa madre, ma quando ci avviciniamo tutti più vicini a Gesù’.
Nel Forum sullo stato dell’Europa, organizzato in Romania ortodossa i prossimi 9 e 10 maggio, celebreremo l’eredità comune che questo simbolo ha lasciato in eredità per l’Europa, ed i punti comuni in Cristo che soppiantano le nostre differenze.
Jeff Fountain
Direttore Centro Schuman
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