Benvenuti nella “Società SMR” (1a parte)
Secolare e multi-religioso
Un articolo di Evert Van de Poll per il periodico Vista.
Negli ultimi decenni, abbiamo assistito alla persistenza e persino alla ricomparsa delle credenze e delle pratiche religiose nelle società che hanno subito un lungo processo di secolarizzazione.
Questo sembra andare incontro alla teoria classica di secolarizzazione secondo la quale la secolarizzazione della società ed il declino della Chiesa in Europa erano inevitabilmente corollari alla modernizzazione e quindi un processo irreversibile, non solo in Europa, ma anche in altre parte del mondo.
Certi autori parlano di società “post-secolare”. Ma questo non significa che la secolarizzazione sta finendo. Di certo, il declino generale d’affiliazioni alla Chiesa, l’influenza del secolarismo nella scienza e nella politica, la propagazione di stili di vita secolari, l’allontanamento di principi cristiani tradizionali, i sentimenti anticlericali e l’opposizione all’influenza della religione nella società proseguono tutti. Ma contemporaneamente, esistono sviluppi opposti: i Cristiani praticanti ed ingaggiati rimangono una minoranza importante ed influente, e la loro percentuale persino cresce in certi paesi. Delle nuove forme di Cristianesimo si sviluppano, dovute ampiamente, ma non solo, all’immigrazione. I Musulmani ed altre comunità religiose si sviluppano. Le tendenze demografiche sono chiaramente a favore della popolazione religiosa, come Jim Memory lo espone nel suo articolo (La demografia è destino – cliccare qui e qui).
Poi il cosiddetto “ritorno alla religione” nella sfera pubblica, cioè nella società civile, nelle arti, nella musica popolare, nei dibattiti filosofici, cosiccome nei media sociali e sull’internet. I Musulmani, ma anche gli Ebrei ed i Cristiani, segnano le loro differenze, affinché il mondo veda.
Nello stesso tempo, il numero di “nessuna religione” (i non religiosi o non affiliati) aumenta, ma fra di loro, esiste un interesse generalizzato per la spiritualità, ed un attaccamento ai valori sociali radicati nel Cristianesimo.
Non un ritorno ma « SMR »
La religione continua quindi ad essere importante nelle società secolarizzate d’Europa. Non dovremmo pensare (o sognare) ad un ritorno dell’antica situazione nella quale il Cristianesimo era la religione dominante, e l’unica presente in tanti luoghi. Il futuro prossimo sarà in modo che i religiosi ed i non religiosi vivranno l’uno accanto all’altro. Entrambi continueranno ad essere presenti, e dovranno quindi lavorare insieme nella società. La situazione presente è caratterizzata da una pluralità di visioni del mondo, e dalla rinegoziazione del posto della religione nella sfera pubblica. Inoltre, i Cristiani devono accettare di essere una minoranza insieme ad altre minoranze religiose. Benvenuti nella società SMR: secolarizzata (o secolarizzante) e multi-religiosa allo stesso tempo.
Ve lo concedo, l’etichetta “SMR” è la mia suggestione, in mancanza di un migliore termine. Un ventaglio di teorie si sono sviluppate per analizzarla. Dei termini diversi sono proposti, dipendendo da quale aspetto o da quale implicazione si concentrano. Consentitemi di menzionarne alcuni.
Dialogo intellettuale post-secolare
Vari autori usano il termine “post-secolare”. La sua popolarizzazione viene generalmente attribuita al filosofo tedesco Jürgen Habermas. Cosa voleva dire? Egli dice che ha sempre scritto da “ateo metodologico”, cioè che quando faceva filosofia o scienze sociale, non sopponeva nulla anticipatamente sulle credenze religiosi particolari. Tuttavia, alla luce del ruolo persistente della religione nella società, ha evoluto verso una posizione “post-secolare”, cioè che le questioni fondamentali nella società non possono essere ridotte in idee o teorie secolari razionali.
La gente religiosa ha delle cose importanti da dire sulle questioni scientifiche, etiche e politiche – nonché le domande che trascendono il visibile ed il tangibile. Sono anche razionali, la differenza di base con il secolarismo è che tengono in conto l’influenza della realtà trascendente. Habermas contesta il secolarismo militante e considera che la scienza e l’umanismo secolari sono l’unico discorso pertinente nel dominio pubblico. Le convinzioni, i valori e le norme religiosi non dovrebbero essere lasciate fuori dal dibattito pubblico, semplicemente perché non sono basate soltanto sulla ragione umana e sulla scienza. Ci vorrebbe quindi un dialogo intellettuale tra credenti e non credenti. L’ex papa Benedetto XVI aveva accettato la sfida ed avviato una serie di conversazioni in profondezza con Habermas sui valori fondamentali della società moderna. La pubblicazione di questo dialogo (Ragione e fede in dialogo, 2007) ha avuto un influenza enorme.
Ogni dialogo potrà essere fruttuoso solo se nessuna parte impone il suo proprio linguaggio nella discussione. Questo è particolarmente difficile ad ammettere per i secolaristi, siccome sono stati abituati a mettere tutto quello che si riferisce al trascendente fra le parentesi della “convinzione privata”, in modo ad ignorare comodamente quello che dice l’altro. Nel suo dialogo con Joseph Ratzinger, Habermas fa qualche osservazione importante:
“La gente che non desidera ne ha la capacità di condividere le loro convinzioni morali ed il loro vocabolario negli assi profani e religiosi devono essere autorizzati a partecipare ad un gruppo di volontà politica anche se usano un linguaggio religioso… Lo stato democratico deve ridurre in modo anticipato la complessità polifonica delle diverse voci pubbliche, perché non può sapere se, nel caso contrario, taglierebbe la società dalle risorse rare per la produzione dei significati e per il modellamento delle identità. In particolare, per quanto riguarda le relazioni sociali vulnerabili, le tradizioni religiose possiedono il potere d’articolare in modo convincente le sensibilità morali e le istituzioni solidari.”
E quello che Pieter Boeresma chiama un “dialogo pluralista”, nel quale la gente cerca di andare oltre le immagini stereotipate dell’altro e verso una comprensione più profonda delle loro motivazioni ed il senso dei loro punti di vista.
(Leggere la seconda parte qui)
Evert Van de Poll
Professore di Studi religiosi e di Missiologia, Facoltà teologica evangelica, Lovanio, Belgio
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