Rendere la guerra impossibile – La storia di Schuman (Parte IV)
Tratto dal libro di Jeff Fountain Deeply Rooted (parte I qui, parte II qui, parte III qui) . Il libro sarà pubblicato prossimamente in italiano.
La Dichiarazione Schuman era un momento memorabile. In meno di tre minuti (meno che ci vuole per bollire un uovo), il ministro della Mosella aveva descritto il nuovo futuro potenziale per l’Europa. Dichiarava una nuova relazione di cooperazione, di rispetto mutuale e di partenariato tra la Francia e la Germania, ed ogni altra nazione partecipante. Molto notevolmente, accoglieva la nazione sconfitta in qualità di compagno uguale, ridefinendo gli orizzonti del futuro.
I titoli, gli editoriali e le vignette politiche nella stampa in tutto il mondo nel corso dei giorni successivi lodarono il genio e la generosità di questo piano. “France takes the nations by surprise” (La Francia prende le nazioni di sorpresa), scrisse il Daily Herald. Il giornale tedesco Bonner Rundschau scrisse il titolo “Eine Sensation aus Frankreich” (una sensazione dalla Francia). Le Monde consacrò la prima pagina a ciò che chiamava “une proposition révolutionnaire” (una proposta rivoluzionaria).
Il giornale comunista L’Humanité, invece, considerava la proposta come una minaccia all’Unione sovietica, una prima tappa verso la ricostruzione della macchina di guerra alleata.
Il giornale svizzero, Sie und Er, descrisse l’uomo dietro alla proposta, come essendo: sobrio, magro, calvo, senza illusioni, serio ma non senza senso dell’umorismo, incorruttibile, laborioso, profondamente religioso, leggermente strano, non rientra nell’immagine dello statista della Repubblica francese. Non parla neanche benissimo il francese. La sua lingua madre è il tedesco e, a differenza dei suoi compatrioti, non ha per niente l’orecchio musicale. Celibe confermato, Schuman ammette apertamente che è intimidito dalle donne. Nella Terza Repubblica, sarebbe stato inconcepibile. Il fatto che gioca oggi un ruolo così importante è sintomatico della trasformazione che la Francia ha subito, di quanto fondamentalmente modesta sia diventata.
L’articolo continua:
Schuman non è… corrotto come tanti ministri della Terza Repubblica, non è magniloquente ed inflessibile come de Gaulle, non condivide il carisma e l’arguzia di Bidault, è diretto ed onesto – niente di più, niente di meno. Un politico che evita l’inganno e la simulazione è una rarità gradevole – e non solo per la politica francese.
Quasi un anno fu trascorso prima che la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA), come proposta dal Piano Schuman, diventò finalmente una realtà legale attraverso il Trattato di Parigi del 15 aprile 1951.
Tanti dettagli dovevano ancora essere negoziati tra le nazioni partecipanti, comprese l’Italia, il Belgio, il Lussemburgo ed i Paesi Bassi. Questo compito fu principalmente gestito da Monnet, con la vigilanza a distanza di Schuman. Era il primo esempio nella storia mondiale di nazioni subordinando volontariamente la loro sovranità l’una all’altra per creare un ente sovranazionale governata dalla legge.
Le negoziazioni, seppur lungi da essere semplice ed esplorando un territorio sconosciuto, furono grandemente facilitate dalla fede e dalla visione comune per l’Europa posseduta da Schuman ed Adenauer, e dal loro collega italiano, il presidente del consiglio Alcide de Gasperi. La loro convinzione condivisa, che la nuova Europa doveva essere ricostruita su delle fondamenta cristiane, e che la CECA era una tappa verso questa visione, fu rispecchiata nel ritiro di preghiera dei tre uomini tenuto in un monastero benedettino sul fiume Reno, prima di firmare il trattato.
Jean Monnet diventò il primo Presidente dell’Alta Autorità (succeduta oggi dalla Commissione europea). Questa era una delle quattro colonne immaginate da Schuman per la nuova Europa, insieme al Consiglio dei Ministri, l’Assemblea comune (oggi il Parlamento europeo) e la Corte di Giustizia (a Lussemburgo).
Numerose strategie che hanno guidato il processo d’integrazione europeo erano embrionalmente presente nel Piano Schuman iniziale. Progredendo con un nucleo di minoranza di nazioni, un approccio “a due velocità” dell’integrazione attivò la relativa crescita rapida di ciò che era stato iniziato il 9 maggio 1950, in un unione di 28 nazioni (Regno Unito compreso) quasi settant’anni più tardi.
La mia generazione, e quella dei miei bambini in età soggetta al militare, siamo le prime in Europa occidentale a non avere conosciuto una guerra interna per molto tempo. A differenza delle generazioni dei nostri genitori o dei nostri nonni, le nostre famiglie non sono più in lutto per i propri cari persi nelle guerre europee negli stati membri dell’Unione europea.
Per quasi settant’anni, questo piano audace ha infatti reso la guerra impossibile tra gli stati membri.
E per questa svolta storica, dobbiamo ringraziare Dio!
Jeff Fountain
Direttore Centro Schuman
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