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La realtà surreale chiamata la Russia di Putin

Perché chiamarla ‘surreale’ quando è così reale ed anche cara a milioni di persone? Continua a sembrare reale per me ‘guardando da fuori’ o ‘guardando sopra il recinto del vicino’, metaforicamente parlando.

Questa settimana, ho guardato un documentario chiamato “Putin’s witnesses” (I testimoni di Putin) dal regista russo-ucraino Vitaly Mansky che vive oggi in Lettonia (mi fa sentire molto orgogliosa di sapere che la Lettonia sia ora un rifugio per i dissidenti russi ma mi fa pure sentire molto triste di sapere che la gente sia forzata di lasciare la loro vera casa). La storia si focalizza su ciò che successe subito dopo che Boris Eltsin, il presidente della Russia, il 31 dicembre 1999, annunciava in un discorso televisivo alla nazione russa che dava le sue dimissioni da presidente e che aveva scelto un successore – Vladimir Putin. Putin aveva poi iniziato da presidente ad interim, ma appena tre mesi più tardi, vinceva le elezioni presidenziali ufficiali ed ha diretto la Russia sin da allora.

È inoltre surrealista di ripensare a questa vigilia di Capodanno. Il grandioso anno 2000! Il mondo festeggiava l’inizio del millennio come se voltasse una pagina di un libro magico. Certi erano spaventati, specialmente tanti miei amici americani che, aspettandosi al famigerato millenium bug, riempirono i loro scaffali di riserve. Ma la maggioranza era in uno stato d’euforia per poter far parte di questa storia. (In realtà non mi ricordo tanto di questa serata.) Nel frattempo a Mosca, Boris Eltsin e poi Vladimir Putin scrivevano la loro storia.

Mansky ha fatto un film molto personale e le cose sono viste attraverso gli occhi della sua famiglia. Non dovrei essere sorpresa dalla reazione della famiglia in questa vigilia di Capodanno perché aveva un immagine più chiara della tragedia di questa decisione politica. Tuttavia, ero colpita dalla moglie di Mansky, Natalya, commentando alla telecamera: “Sono sconvolta. Abbiamo adesso la mano forte che tanta gente voleva. Vedremo come gli schermi inizieranno a restringersi! È orribile, ciò che ci capita adesso! (…) Il mondo è scosso. Avrà nuovamente paura di noi.”

Un’altra scena potente era la figlia minore di Mansky nella vasca, tratteneva il respiro sott’acqua. Era una bambina timide che non voleva essere filmata e, in modo molto più importante, risentiva la tensione e l’ansietà della sua famiglia. E provava ad opporsi o a respingerla. Ma non si può trattenere il respiro per tanto tempo.

Ovviamente, il mondo aveva reagito con sospetto e con shock al fatto che un agente del KGB potesse diventare il presidente della nuova Russia democratica. Mi ricordo del mio shock quando il vecchio inno sovietico era tornato. Si, le parole erano state cambiate per rispecchiare il patriottismo russo ma la melodia era la stessa. Per chi si ricorda di quel canto sulla potenza e la gloria eterna dell’Unione sovietica, il vero messaggio dietro al cambiamento non era stato perso.

Il documentario ricordava un altro aspetto surrealista del ritorno del passato sovietico attraverso l’inno nazionale. Com’era diventato mischiato con un simbolo molto più durevole – le campane della chiesa! La corale era stata ovviamente creata per assomigliare ad una corale di chiesa e le campane della chiesa dovevano dare l’idea di “sacralizzazione” e “d’eternità”. Come si può glorificare un regime sovietico man mano con la chiesa russa ortodossa, la quale lo stesso regime aveva cercato di annientare completamente?

Ho ripreso qualche libro sulla Russia odierna dal mio scaffale , realizzando quanto le riflessioni personali di Mansky sono tragicamente pertinenti. Anna Politkovskaya, una giornalista russa assassinata nel 2006, aveva scritto il suo libro “La Russia di Putin” (2004): “Vogliamo continuare a vivere nella libertà. Vogliamo che i nostri bambini siano liberi e che i nostri nipoti nascano liberi. (…) Ecco perché sogniamo di un disgelo nel futuro prossimo, ma soltanto noi possiamo cambiare il clima politico della Russia. Aspettarsi ad un altro disgelo per cambiare la nostra rotta da parte del Cremlino, come successe con Gorbaciov, è insensato ed irrealista, e neppure l’Occidente ci aiuterà.”

Un altro libro istruttivo è quello di Peter Pomerantsev “Niente è vero tutto è possibile” (2014) sul suo periodo di lavoro per i media russi. “Era soltanto anni più tardi che iniziai a vedere questi mutamenti senza fine non come libertà, ma come delle forme di deliri, nelle quale dei spaventapasseri e degli incubi mistici diventano convinti che sono quasi veri e camminano verso ciò che i visir del presidente chiamerebbe ‘la quinta guerra mondiale, la prima guerra non lineare di tutti contro tutti’”.

Passo a passo, mentre dei registi ben intenzionati filmano per la storia, mentre dei tecnocrati bevono champagne dopo una campagna fruttuosa per qualcuno che toglieranno oppure uccideranno più tardi, mentre la gente balla per le vie perché ritrova un po’ d’orgoglio nazionale, questo tipo di stati ‘chimere’ moderni muta delle verità incompatibili e vi fa credere che questo è auspicabile e che adesso vedete più nettamente di prima.

Quindi il “normale” continua in Russia ma per me, questo assomiglia a trattenere il respiro sott’acqua. Ed un giorno si deve uscire dall’acqua per iniziare a respirare di nuovo normalmente.

Ineta Lansdovne

Per altri articoli di Ineta in inglese, visitate peaceroads.com. Per altri articoli in italiano, visitate l’archivio del Centro Schuman.

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