Anno di decisione
Pubblicato il 7 gennaio 2013, questo pensiero della settimana di Jeff Fountain è il primo di due articoli trattando cinque crisi minacciando l’Europa. Queste crisi essendo tuttora presente, vi proporremo questi articoli nel corso di questa settimana
Auguri, amici miei, per questo anno nuovo. Mi sembra che ne avremo bisogno. Perché francamente le prospettive non sono così buone – per quest’anno, e per il futuro prevedibile. Ed è il momento di fronteggiare qualche questione seriamente.
Non è un inizio ottimistico. Ma non siamo chiamati ad essere ottimisti. Siamo chiamati ad essere gente di speranza. E c’è una differenza. Dobbiamo essere realisti. Dobbiamo capire i tempi e non soltanto ‘guardare il lato positivo’. Eppure anche quando ci sono ragioni di essere profondamente preoccupati, abbiamo speranza perché guardiamo oltre al naturale, all’umano ed alla tecnologia per la nostra salvezza.
L’Europa attraversa una crisi. Molteplice crisi infatti. Una tempesta perfetta si prepara. E queste realtà dovrebbero occupare i nostri pensieri e le nostre preghiere, perché influenzano le vite ed i futuri di milioni di persone, in particolare i giovani ed i nascituri. E questo dovrebbe influenzare il modo in cui facciamo la missione.
Pochi giorni fa, alla Consulta delle Missioni europee al Redcliffe College, a Gloucester (Regno Unito), i dirigenti di missioni britanniche ascoltavano Jim Memory, professore di Redcliffe et coeditore di Vista, che presentava un immagine sobria di quattro campi in cui l’Europa attraversa delle sfide maggiori, con una quinta eclissando forse tutte le altre.
Scenari
La crisi economica è quella più ovvia, con nessuna soluzione prevedibile alla stagnazione. Jim parlava di quattro scenari:
Mantenere lo status quo, con i membri più ricchi dell’Eurozona salvando i sudisti in difficoltà, rendendo la stagflazione quasi inevitabile per uno o due decenni!
Una dissoluzione disordinata dell’Eurozona, conducendo ad un periodo di caos nei mercati finanziari, e colpendo gravemente i paesi del ‘Club Med;
Una dissoluzione strutturata dell’Eurozona, con certi paesi aiutati a camminare verso la porta d’uscita, ancora una volta creando dei disagi endemici, specialmente nel sud;
Ed una piena unione fiscale, centralizzando il potere economico, un idea generalmente inaccettabile.
Non esiste una soluzione semplice.
Prima di andare avanti con i punti di Jim, facciamo una pausa per un controllo della realtà. Quest’anno sarà decisivo per l’Unione europea, per il futuro dell’Europa, e per l’influenza dell’Europa nel mondo.
George Friedman, del Stratfor Global Intelligence, spiega in un analisi recente che cinque paesi dell’Unione europea sono notevolmente sotto il tasso di disoccupazione americano del 7,7% (Austria, Lussemburgo, Germania, Olanda e Malta); e sette sono intorno al tasso americano (Romania, Repubblica ceca, Belgio, Danimarca, Finlandia, Regno Unito e Svezia). I rimanenti 15 paesi sono sopra i tassi di disoccupazione americani; 11 hanno tassi di disoccupazione tra il 10 ed il 17%, compresi la Francia al 10,7%, l’Italia al 11,1%, l’Irlanda al 14,7% ed il Portogallo al 16,3%. Altri due paesi sono in modo colossale più alti, la Grecia al 25,4% e la Spagna al 26,2% – livelli vicini al tasso di disoccupazione negli Stati Uniti all’apice della Grande depressione.
Quelli di noi che vivono nell’Europa settentrionale sono protetti dalla paura, dall’ansia e dall’incertezza che i nostri amici europei stato provando al sud. Una ex dirigente di YWAM nel Portogallo mi ha scritto di recente per chiedermi quale ruolo i Cristiani dovrebbero svolgere nel mezzo di questa ‘turbolenza e sofferenza orribile’ che sta succedendo in Grecia ed in Portogallo.
“Ho degli amici che stanno attraversando delle difficoltà orrende, e questo sta influenzando la loro visione dell’Europe,” lei scriveva. “La pace che l’Unione europea ha portato sembra di essere esposta a tante minacce che è straziante. Mi sento impotente sul modo in cui aiutare i miei amici in Portogallo. La disperazione ha pure portato uno di loro a tentare il suicidio.”
Disoccupazione
Friedman concorda. Dobbiamo considerare ciò che questi numeri significano socialmente, egli esorta. In Italia, nel Portogallo, in Spagna ed in Grecia, più di un terzo della manodopera sotto i 25 anni è segnalato come disoccupato. Ci vorrà una generazione per abbassare il tasso ad un livello accettabile in Spagna ed in Grecia.
Tanti giovani, pure diplomati, non avranno forse mai l’opportunità d’intraprendere la loro carriera scelta, egli dice, e molto probabilmente non avranno mai un lavoro del livello sociale che prevedevano. La disoccupazione affligge non solo una persona. Affligge la famiglia immediata, i genitori, e possibilmente altri parenti, a livello finanziario ma anche psicologico. Crea un sentimento d’insuccesso e di paura, spiega Friedman.
Non coprirò di certo gli altri quattro campi dei quali Jim parlava in queste poche linee rimanenti! Continueremo la settimana prossima. Ma voglio sottolineare che dobbiamo iniziare a pensare cosa queste realtà significano per il modo in cui facciamo la missione.
La stagnazione economica pizzicherà i fondi per le missioni. ‘L’azienda come missione’, la creazione di lavoro, questioni di giustizia sociale e lo sviluppo delle comunità di missione diventeranno più urgente mentre la crisi si fa più profonda.
Jeff Fountain
Direttore Centro Schuman
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