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Una prospettiva francese

Cos’avrebbe pensato Victor Hugo dopo le elezioni europee di questo fine settimana?

Il grande autore francese di Notre-Dame de Paris e di I miserabili appartiene ad una lunga linea di pensatori e visionari che rimonta fino a William Penn (che propose un Parlamento europeo già nel 1693), anticipando il giorno in cui le nazioni d’Europa scambierebbero le loro armi contro le urne elettorali.

Mio amico canadese Pierre mi ha informato del discorso d’apertura di Hugo al Congresso Internazionale della Pace di Parigi il 21 agosto 1849. Questo congresso assistito da duemila delegati faceva parte di una serie del genere (Londra 1843, Bruxelles 1848, Parigi 1849, Francoforte 1850 e Londra 1851).

Da presidente, Hugo iniziò in questo modo:

Verrà un giorno in cui la guerra sembrerà così assurda fra Parigi e Londra, fra Pietroburgo e Berlino, fra Vienna e Torino da sembrare impossibile esattamente come, ai giorni nostri, lo sarebbe una guerra fra Rouen e Amiens, fra Boston e Philadelphia.

Verrà un giorno in cui la Francia, tu Russia, tu Italia, tu Inghilterra, tu Germania, voi tutte, nazioni del continente, senza perdere le vostre qualità distinte e le vostre gloriose individualità, vi stringerete in un’unità superiore e costruirete la fratellanza europea, così come la Normandia, la Bretagna, la Borgogna, la Lorena, l’Alsazia e tutte le nostre province si sono fuse nella Francia. 

Verrà un giorno in cui non esisteranno più altri campi di battaglia se non i mercati, che si apriranno al commercio, e le menti, che si apriranno alle idee. 

Verrà un giorno in cui le pallottole e le granate saranno sostituite dal diritto di voto, dal suffragio universale dei popoli, dal tribunale arbitrale di un Senato grande e sovrano che sarà per l’Europa ciò che il Parlamento è per l’Inghilterra, la Dieta per la Germania, l’Assemblea legislativa per la Francia.

Verrà un giorno in cui si mostrerà un canone nei musei come si mostra oggi uno strumento di tortura, attoniti che questo sia potuto essere!(…)

Purtroppo, tra questo discorso e quello di Robert Schuman che lanciò finalmente il progetto europeo un secolo dopo, la Francia e la Germania si sono rinchiuse tre volte in guerre mortali, attraendo con loro tante altre nazioni nei conflitti sanguinosi nelle ultime due occasioni.

Privilegio

La prospettiva di Hugo ci aiuta a realizzare che non possiamo prendere da scontato questo privilegio di votare alle elezioni europee. Queste sono uniche nella storia dei conflitti d’Europa. Hugo e i membri presenti avrebbero visto la nostra opportunità di risolvere i problemi in tutta l’Europa via le urne elettorali con enorme invidia. Eppure, l’affluenza debole rivela che non capiamo correttamente questo privilegio. Tuttavia, quest’ultimo fine settimana ha visto un record d’affluenza alle elezioni europee: per la prima volta al disopra del cinquanta percento.

La Brexit ha aiutato. Non c’è mai stata così tanta attenzione data alla questione dell’appartenenza all’Unione europea in tutta l’Europa. Nessuno suggerisce che altre nazioni dovrebbero seguire la Gran Bretagna in una nebbia di confusione. La domanda principale delle elezioni era ‘più o meno Europa?’ La migrazione, l’ambiente, l’economia, la sicurezza e la corruzione erano diventati secondari.

Il timore (o la speranza) che i partiti antieuropei, mascherando le loro piattaforme in una retorica europea, avrebbero vinto abbastanza seggi al parlamento per fare ostruzione alle procedure e causare uno stallo generalizzato non si è concretizzato. Hugo avrebbe forse sorriso ironicamente di fronte agli sforzi di Marine Le Pen di tornare indietro in un vecchio nazionalismo. Anche se ha avuto ragione di rivendicare una vittoria storica contro il Presidente Macron, il suo partito ha in realtà perso dei seggi al parlamento. Il partito di Geert Wilders in Olanda ha perso tre seggi. Il partito d’estrema destra Lega di Matteo Salvini ha vinto in modo convincente in Italia, ma la nuova alleanza antieuropea che aveva sperato di formare con Le Pen e Wilders al Parlamento europeo faticherà persino a raggiungere un decimo dei 751 seggi invece del terzo anticipato.

Commozione

E cosa dire della vittoria clamorosa di Nigel Farage contro i Tories ed il Labour, al momento in cui la Signora May ha dato le dimissioni? Un nuovo Premier deve essere scelto ma la maggioranza del governo è diventata così precaria con le defezioni nei Conservatori che un Primo ministro nuovamente eletto potrebbe direttamente far fronte ad un voto di sfiducia. Questo significherebbe nuove elezioni, e nessuno può indovinare chi vincerebbe. Nel frattempo, la scadenza della Brexit del 31 ottobre si avvicina di soppiatto. Nuove leggi dovranno forse essere promulgate per prolungare la scadenza… La possibilità di un nuovo referendum sulla Brexit non è mai stata così grande sin dal primo referendum. I sondaggi attuali danno il Remain (rimanere nell’UE) vincitore contro il Leave (lasciare la UE) a 54 contro 46 percento. E nonostante la commozione intorno alla vittoria del partito Brexit, 37 dei seggi britannici al Parlamento europeo sono dei ‘Remainers’ (rimanenti) contro 33 ‘Leavers’ (partigiani della Brexit).

Sono certo che Hugo ha appena fatto l’occhiolino.

Jeff Fountain

Direttore Centro Schuman

Per altri articoli di Jeff, visitate www.weeklyword.eu/it

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