Raccontare il Vangelo
La rilevanza di Un età secolare di Charles Taylor per la missione in Europa
Un articolo di Darrell Jackson per il periodico Vista.
Le brutte notizie erano ovviamente rare il venerdì 28 dicembre 2018. The Times ha quindi pubblicato un articolo su un sondaggio di YouGov presso 1660 persone nel Regno Unito. Le scoperte suggerivano che più persone frequentavano una chiesa (seppur meno frequentemente), una riduzione del numero d’atei convinti, un aumento del numero d’agnostici, ed un aumento del numero di quelli che dicevano di pregare occasionalmente.
Questo sondaggio non cambia tanto i dati, ma sembra confermare quello che altri sondaggi hanno suggerito negli ultimi cinque : che è tempo di rivedere il modo in cui tanti cristiani in Europa sono stati condizionati a pensare alla fede nel continente. La maggioranza di noi ha tendenza a vedere la storia del cristianesimo in Europa in due periodi principali. Nel primo periodo, da circa il 4° al 18° secolo, il cristianesimo ha dato il quadro per capire la moralità, la fede, l’ordine sociale, Dio, e semplicemente tutta la vita. Dopo l’illuminismo, nel 18° secolo, la scienza e la ragione hanno rovesciato la credibilità e l’autorità religiosa, e la lenta e costante scomparsa della cristianità era stata avviata. Se la vita nel primo periodo era sotto una volta sacra, nel secondo era vissuta su una base secolare.
Per gli intellettuali che hanno mantenuto un interesse nello studio del cristianesimo europeo, un dibattito infuriava su come sostenere al meglio questa versione degli eventi con i migliori dati statistici disponibili. Callum Brow suscitò l’interesse con il suo libro The Death of Christian Britain (la morte del Regno Unito cristiano)(2001, 2009). Grace Davie aveva sconcertato, nel tardo periodo del suo pensiero, in Religion in Britain: A Persistent Paradox (Religione in Gran Bretagna: un paradosso persistente)(2015). Certi sostenevano che la modernità era necessaria ed inevitabilmente secolare. Altri descrivevano che le chiese nazionali trattavano di soggetti “di carattere ultimo” e di “trascendenza” al nome delle loro nazioni rispettive. Il dibattito era vivo ed affascinante.
In mezzo a questi dibattiti, cercavo di consigliare le chiese battiste nel Regno Unito sulla natura del loro compito missionario attraverso l’inizio degli anni 2000. Non era facile. Tanti esperti e commentatori di chiese erano convinti che il secolarismo aveva trionfato, che le chiese erano in un declino finale, e che le chiese d’Europa dovevano opporsi alla scienza e alla ragione fino all’ultimo soffio, oppure dovevano firmare una tregua poco facile con la secolarizzazione.
Dodici anni fa, Charles Taylor ha scritto 800 pagine di Un età secolare (2007) per raccontare una storia diversa. Taylor era un filosofo canadese cattolico con un enorme reputazione. In 800 pagine, dice tante chose che meritano più spazio di quello che abbiamo di disponibile in questo piccolo articolo. Tuttavia vale la pena di tentare una breve sintesi.
Pronti? Via! Taylor suggerisce che ci sono tre modi di capire come la parola “secolare” è usata. Prima della Riforma protestante del Cinquecento, “secolare” era usato per descrivere le cose non sacre che la gente religiosa faceva. Mangiare, lavarsi, viaggiare e fare commercio, ad esempio, erano tutte delle attività “secolari”, effettuate da gente religiosa con un senso di presenza trascendentale di Dio, o del divino. Poi, dopo la Riforma (“La Riforma è centrale alla storia che voglio raccontare”, Un età secolare), ed alimentata dall’illuminismo europeo, “secolare” divento un modo di descrivere il non religioso.
Eravate religiosi o eravate secolari. Essere entrambi non era più possibile. La gente poteva d’ora in poi scegliere di vivere le loro vite senza l’approvazione di un essere trascendente. Invece poteva principalmente vivere delle vite auto-soddisfacenti con un riferimento alle uniche realtà immanenti come la ragione umana, lo stato nazione, la scienza, ecc., ed in certi casi sviluppava ostilità estreme contro la religione.
Taylor argomenta che i cristiani europei hanno ampiamente accettato questa seconda comprensione. Di conseguenza, abbiamo tipicamente provato a vivere la nostra testimonianza cristiana lottando contro la ragione umana e contro la scienza. Il problema con questo, se Taylor era esatto, è che i nostri argomenti si basano quindi sugli stessi presupposti sui quali si basano la ragione e la scienza. In breve, ci rivolgiamo spesso alla logica, alla storicità ed alle difese empiriche della nostra fede. Sono argomenti basati sull’appello dell’immanenza.
Taylor fa valere un terzo modo di capire la parola “secolare”: che la gente, sia religiosa sia non religiosa, è secolare perché vive nell’era in cui la fede, l’ateismo e l’umanismo sono tutti disponibili come opzioni. Inoltre, sono opzioni che non devono essere categorie impermeabili. Taylor nota che ci sono sempre state delle persone che “vogliono rispettare al massimo la forma ‘scientifica’ dell’ordine immanente… ma non può non credere che c’è qualcosa di più del solo immanente…”
Per Taylor, la perdita della trascendenza in un età secolare è disastrosa per gli esseri umani. Altrove, il suo lavoro sugli “immaginari sociali” è il suo sforzo personale di ripristinare il rapporto degli esseri umani con la storia, il mistero, il poetico, il numinoso e l’immaginazione. I cristiani europei che rifiutano di trattare il miracoloso, la presenza degli angeli, le vite stimolanti dei santi (non devono per forza essere dei santi cattolici romani!), la presenza reale di Dio nella vita di tutti i giorni, la possibilità degli spazi sacri, la necessità della risurrezione, la realtà del male con la personalità e l’intelligenza, e la vita eterna, fra tanti altri, hanno semplicemente perso la nozione della potenza missionaria di questi elementi della nostra storia cristiana.
Taylor ci incoraggia a riferirci ad ognuna di quelle, spesso, e di raccontare storie che ispirano e stimolano dei balzi immaginativi (pure camminare lentamente dovrebbe essere accettabile) che allargano la possibilità della fede per quelli che vogliono ascoltare. Parla della “potenza e l’autenticità dell’esperienza della meraviglia” per esempio. Un numero crescente di evangelici vede che le prospettive di Taylor incoraggiano un approccio secondo il quale l’apologetica che si basa sulla storia ed il racconto è più convincente, invece di un’apologetica basata soltanto sull’argomentazione e sui dati empirici.
Un età secolare di Charles Taylor non è facile da leggere. Inoltre è un librone. Tuttavia, scrive in un modo così ricco e convincente che è facile perdere il fatto che ci racconta una storia molto sofisticata. Cita ugualmente a lungo la poesia. Tutto questo è deliberato perché prova a persuadere e stimolare l’immaginazione dei suoi lettori in un modo, secondo ciò che dice, che è necessario nella nostra età secolare.
Leggere Taylor è anche un esercizio immensamente riempito di speranza e d’ottimismo. Commentando nel The New York Sun, Michael Burleigh lo cattura bene: “una difesa salutare e sofisticata del modo in cui la vita era vissuta che le visioni audaci di una minuscola élite secolare stimolo l’indifferenza del popolo…” Taylor offre l’eventualità intrigante che potremmo ancora vedere un ritorno “dell’Età dello Spirito”.
Taylor parla frequentemente “dell’aspirazione umana condivisa d’integrità e di trascendenza”. Da cattolico romano, Taylor non sarebbe imbarazzato con i cristiani ingaggiati negli sforzi attenti ed autentici di re-incantare l’Europa piantando tante semenze diverse di trascendenza. Un tale linguaggio potrebbe sembrare lontano da ciò che tanti di noi capiamo quando usiamo frasi quali “proclamare il Vangelo”. Taylor non si distanzierebbe da questo, ma la sua opera ci provoca a riconsiderare se la nostra comprensione e la nostra proclamazione del Vangelo non ha perso tutto il suo senso d’incantesimo e di trascendenza, ed assomiglia invece troppo ad un “pugilato” verbale.
Invece se impariamo di nuovo l’arte di raccontare il Vangelo in un modo che cattura il suo intento strano, miracoloso, di un altro mondo, sovversivo e trasformativo, sarà ancora possibile che i discepoli di Cristo in Europa vivranno per sentire che avranno contribuito, in un certo modo, ad una futura “Età dello Spirito”.
Darrell Jackson
Professore associato di missiologia, Morling College. darrellj@morling.edu.au.
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