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Quale carta per l'umanità? Definire la destinazione dello 'sviluppo' (4/5)

Come possiamo tradurre il comandamento di Dio di ‘amarci gli uni gli altri come noi stessi’ in un linguaggio che può essere capito in società multireligiose? Questa è la quarta parte del Cambridge Paper di Michael Schluter, nel quale sviluppa il concetto di ‘Benessere relazionale’.

Un Cambridge Paper del Jubilee Centre. (Settembre 2006)

Il benessere relazionale nelle società multi-religiose

La domanda successiva è questa: come possono i Cristiani promuovere la loro visione di obiettivi sociali in una società secolare, teocratica oppure multi-religiosa, dove sono una piccola minoranza? In primo luogo, i Cristiani devono riscoprire il senso della comunità goduto dalla chiesa primitiva, e vivere le priorità di Dio per la loro vita in comune, in termini sia ‘politici’ sia finanziari. Dobbiamo mettere ordine in casa nostra. In secondo luogo, la sfida è quella di trovare delle categorie e un vocabolario che risuona con il pubblico generale, di qualsiasi credo religioso o agnostico, sempre rispecchiando i valori e la verità di una visione cristiana del mondo. I Cristiani non dovrebbero, e generalmente non possono, imporre le loro convinzioni; devono incoraggiare il dibattito e sostenere la loro causa.

Il nostro approccio è di definire degli obiettivi di società in termini relazionali. Un modo di farlo è di focalizzarsi sul tema della ‘prossimità relazionale’. Si basa su un apprezzamento umano condiviso che la qualità delle relazioni (temi come l’identità, la sicurezza, l’autostima e l’interdipendenza) è la chiave per il benessere e la felicità personale, ed èanche la chiave per l’efficacia organizzativa e aziendale. Delle istituzioni, quali le scuole e le università, gli ospedali, le aziende e le istituzioni finanziarie, devono riarticolare i loro obiettivi in termini relazionali. Dobbiamo ugualmente riesaminare i domini dello stile di vita personale da una prospettiva relazionale, compreso il modo in cui guidiamo le nostre macchine, l’impatto della televisione, dei videogiochi e diinternet a casa nostra, e il nostro atteggiamento di fronte al lavoro, agli svaghi e alla vita familiare. Una vera sfida!

Prima di considerare come misurare il BR, conviene rispondere ad una obiezione. Se si sposterà via l’attenzione dalla crescita di reddito, non ci saràalloraun tradimento dei più poveri , di coloro ai quali manca persino il necessario per mangiare?Certamente, le relazioni per loro,al massimo, sono d’importanza secondaria: ciò che importa è semplicemente l’acqua, il cibo e l’alloggio. L’evidenza empirica suggerisce diversamente. Due studi di soddisfazione di vita degli abitanti dei baraccopoli a Calcutta scoprono, tra l’altro, che gli intervistati riferiscono di avere delle vite sociali soddisfacenti, delle vite di famiglia gratificanti e una convinzione di viveredelle vite morali… Anche se non vivono delle vite invidiabili, vivono delle vite significative.’[1]Corrispondentemente, in uno studio successivo in Bangladesh, le relazioni usate dalla gente povera per sostentarsi si rivelavano gerarchiche, abusive e a volte violente.[2]Il piacere delle buone relazioni e il dolore per le relazioni ingiuste hanno importanza per gli indigenti.

Invece di considerare la sicurezza alimentare per i più poveri come scopo per il cambiamento sociale, il quale limiterebbe ogni scopo umano a niente di più di riempire la pancia, dovrebbe essere considerata come una premessa essenziale, insieme alla fine del conflitto armato. In termini di priorità d’intervento esterno e di politica domestica, la prima tappa verso la realizzazione del BR deve essere la fine della povertà assoluta e del conflitto armato. Tuttavia, per affrontare questi grandi mali, non basta trattare soltanto i sintomi; le loro cause devono essere ugualmente affrontate, in quanto ci riportano agli obiettivi più ampi della società.

Misurare il benessere relazionale (BR)

Delle misure o indicatori realistici sono necessari se gli obiettivi relazionali dovranno essere tradotti in decisioni governando le priorità politiche, la selezione di progetti o l’assegnazione di risorse. Sotto certi aspetti, il processo di selezionare degli indicatori è poco diverso da quello attualmente in uso dal Rapporto sullo sviluppo umano (RSU). Ad esempio, nel RSU, la percentuale di bambininella scuola primaria è usata come misura del benessere del bambino. Ma per un accertamento relazionale, il livello d’educazione dei genitori dovrebbe anche essere necessario, per valutare l’impatto probabile dell’educazione del bambini su queste relazioni.

Non è possibile misurare una relazione direttamente per poter permettere dei paragoni interpersonali e internazionali. Tuttavia, ci sono due approcci all’approssimazione: chiedere alla gente di fare un’analisi soggettiva di una relazione (‘In media, come si sente un Britannico bianco di fronte ad un Britannico d’origine asiatica nel suo quartiere/nel suo luogo di lavoro?’), o cercare una misura indiretta, quali i numeri divicende di violenza di stampo razzialenelle città britanniche. Nessuno dei due è totalmente soddisfacente, ma entrambi permettono dei paragoni inter-temporali (nonostante i rischi di cambiamenti nel modo in cui la gente descrive la sua percezione nel tempo, o nel modo in cui le vicende di violenza sono documentate dalla polizia).

L’inabilità di misurare le relazioni, salvo tramite le percezioni degli individui o da indicatori indiretti non dovrebbe scoraggiarci nell’uso dell’approccio BR. Ci sono anche dei problemi inerenti nell’analisi aggregata di redditi. La produzione di sigarette, le bombe e i gas velenosi contribuiscono tutti alla crescita del PIL. Se due amici si pagano a vicenda per occuparsi dei bambini dell’altro, c’è crescita del PIL, anche se non c’è crescita nella cura provveduta, e forse anche una perdita nella sua qualità.

Ogni misura del BR coinvolge assunzioni su ciò che costituisce le relazioni buone o giuste. Come discusso qui sopra, nel resoconto biblico, le relazioni giuste sono caratterizzate dalla giustizia, la misericordia, la fedeltà, il perdono, la verità, la generosità, la compassione, il rispetto, la speranza, la pazienza e l’amore. Qui sotto è una lista di relazioni chiave e di esempi di indicatori possibili:

Tema relazionaleIndicatore
Fiducia/coinvolgimento intra-familiareNuzialità, tasso di divorzio, natalità, livelli di debito casalingo.
Isolamento sociale degli anzianiNumero di contatti per settimana, percentuale di chi si sente solo.
Relazioni sul luogo di lavoroTasso di assenteismo e differenziali retributivi nelle organizzazioni.
Relazioni uomini-donneIncidenze di violenza domestica/stupro/prostituzione, clic sui siti pornografici, tasso uomini-donne nei vari livelli d’educazione.
Relazioni intracomunitarieLivello di criminalità, proporzione di gente che conosce i nomi dei vicini, incidenze di vandalismo, percentuale di tossicodipendenza, tasso di suicidi.
Relazioni interrazziali/etnicheIncidenze di violenza razziale/etnica, livelli comparativi di redditi/d’educazione.
Relazioni internazionaliAiuto (comprese beneficienze private) in proporzione al PIL, livelli di emissioni di carbonio, flusso e trattamento dei migranti, costo di un visa.

Inoltre, le grandi disuguaglianze di redditi, di capitali, d’educazione o d’accesso alla sanità possono essere misurate; sono sintomatiche di un’ingiustizia che complica la realizzazione dell’armonia sociale. Questi vari indicatori non possono essere aggregati in un singolo indice con il quale si classificano ipaesi. Certi paesi eccellonoin un dominio, mentre altri in un altro. È improbabile che un paese o una regione sarà capace di rivendicare di essere ‘avanti’ in tutti gli indicatori.

Michael Schluter

Dr Michael Schluter ha un dottorato di ricerca in economia agricola dalla Cornell University (USA). E il fondatore del Jubilee Centre e della Relationships Foundation. Ha anche lavorato da economista per la Banca mondiale.


[1]Citato in L. Camfield, K. Choudbury and J. Devine, ‘Relationships, Happiness and Well-Being: Insights from Bangladesh’, WeD, ESRC Research Group, Working Paper No. 14, University of Bath, March 2006, p.3.

[2]Ibid., p.23.

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