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Una prospettiva rumena sulla missione in Europa

Dio ha spezzato le catene che il comunismo usava per impedire i cristiani di diffondere la Parola in Europa orientale. Oggi, preghiamo affinché spezzi le catene che impediscono le chiese di diventare missionarie.

Vista Magazine (edizione 34)

Quando analizziamo la missione interculturale delle chiese europee, possiamo vedere diverse caratteristiche. Condividiamo certe osservazioni da una prospettiva rumena.

  1. La necessità di linguaggio inclusivo

Definire il concetto di “missione” non è mai un compito facile. Tuttavia, le diverse interpretazioni della sua terminologia creano divergenze di comprensione e di servizio nella missione. Per gli Europei occidentali, la missione delle chiese potrebbe tradursi in questo modo: “Andiamo in altri paesi per servire.” Tuttavia, per la maggioranza dei paesi d’Europa orientale, la missiologia è semplicemente simile alla teologia. Il risultato è visibile attraverso la mancanza di passione e di prioritizzazione dell’opera missionaria negli ultimi, e l’ignoranza dei bisogni di coinvolgimento locale nei primi. Usare le stesse parole non genera lo stesso significato per tutti i paesi europei. Sminuire la connessione con la fonte della missione, il cuore di Dio manifestato nell’amore della gente, sminuisce il desiderio e la motivazione per la missione. Una missione integrale e olistica sarebbe spiegata meglio e più promossa in tutte le chiese d’Europa.

  • Unità nella diversità

È vero che le chiese dei paesi d’Europa orientale hanno una piccola voce nella missione e forse, come certi lo pensano, non hanno comunque niente da dire. Ma è possibile che le loro voci si esprimono in modo diverso di quelle che le chiese occidentali sono abituate a sentire? Aiuterebbe se guardassimo al loro cuore e al loro forte desiderio di servire invece di guardare alle loro pubblicazioni (o alla mancanza di queste) e alla loro partecipazione alle conferenze europee di missione?

Inoltre, anche se i loro responsabili ufficiali di chiesa potrebbero non sempre sostenere la missione, i membri delle chiese sono più pronti a sacrificarsi per quest’ultima. Come possono i membri di chiesa essere abilitati a servire e come possono i loro responsabili essere incoraggiati ad essere aperti ad investire di più nella missione mondiale? Una chiave sarebbe invitarli ad uscire dalle loro comodità andando da loro fuori dalle comodità delle agende di missione prestabiliti. Ascoltarli e apprezzare il loro contributo nella missione potrebbe aiutarli a fare i passi necessari, permettendo comunque ai missionari d’Europa occidentale di dimostrare l’unità nella diversità.

  • La presenza della gioventù nella missione

Le chiese d’Europa orientale hanno sempre una grande proporzione di giovani rispetto alle chiese evangeliche d’Europa occidentale. Queste persone vogliono essere coinvolte nella missione. Inoltre, in tutta l’Europa occidentale, ci sono tante chiese con persone provenienti da paesi d’Europa orientale. L’età media d’affiliazione in quelle chiese è di 30 anni. Di conseguenza, queste chiese devono essere incoraggiate a coinvolgersi nell’opera missionaria e ad aiutare a sviluppare una comprensione biblica della missione. In modo generale, sono abituati alla preghiera e alla lettura della Bibbia regolare: valori che i giovani di tutta l’Europa devono imparare come base per la missione. Gli sforzi per impollinare in questi gruppi di giovani possono essere validi per gli sforzi missionari, specialmente con l’arrivo d’altre persone giovani di gruppi etnici non europei che hanno bisogno della chiesa per incontrare Gesù.

  • Quali sono le sfide e le opportunità per il Vangelo?

Siamo tutti reciprocamente dipendenti, che lo ammettiamo o meno. Le chiese nei paesi d’Europa orientale sono state fortemente toccate dalla presenza e dall’opera dei missionari europei occidentali. È possibile restituire il servizio, specialmente con la grande sfida che le chiese europee occidentali fronteggiano con l’arrivo di una nuova ondata d’immigranti da paesi non europei? L’ondata precedente, quella degli immigranti da paesi europei orientali, potrà aiutare? Le chiese della diaspora rumena e ucraina saranno capaci di coinvolgersi nella missione interculturale con gli Europei occidentali? Cosa ci vuole per trasformare questa sfida in opportunità?

Una risposta possibile sarebbe organizzare riunioni nelle comunità locali dove tutte queste chiese sono invitate ad essere innanzitutto una comunità di Dio e poi a lavorare insieme per la Sua gloria. Un’altra idea possibile sarebbe aprire le scuole missionarie e teologiche per abilitare i membri delle chiese della diaspora e per offrire opportunità che non avevano mai avuto nel loro paese d’origine. Associarsi e scambiare le risorse, la conoscenza e la passione potrebbe aprire nuove opportunità per testimoniare ai nuovi arrivanti.

Per tanti anni, la chiesa d’Europa occidentale era coinvolta in tipi di missioni d’azione sociale e di lotta contro la povertà, offerti ai paesi europei orientali e alle loro chiese. Anche se sarà molto importante, in certi casi, il messaggio del Vangelo è eclissato da queste attività. Sarà forse il momento di dare più sforzi nella presentazione del messaggio della Buona Novella e di essere un modello di vita per le chiese dove, finora, i loro risparmi sono stati focalizzati per aiutare le comunità a vivere in tempi difficili e nella povertà. La voce del Pastore e la cura spirituale saranno senz’altro oggigiorno più importanti del cibo fisico. I segni d’amore devono sorpassare le necessità di base per la sopravvivenza quotidiana, e quindi spostarsi verso la cura della vita emozionale e spirituale. Troppi matrimoni spezzati e troppa sofferenza emozionale accadono oggigiorno in tutti i paesi d’Europa orientale con troppo poco aiuto dalla chiesa. Esiste quindi una grande opportunità per aiutare le chiese e le famiglie nelle loro lotte quotidiane contro le dipendenze, l’esaurimento o nella creazione d’una vita e d’una famiglia equilibrata.

Un’altra grande sfida è il timore che la chiesa dimostra nella missione odierna. Mentre per tanti anni, le chiese d’Europa occidentale hanno dimostrato grande coraggio attraversando la Cortina di Ferro e altri ostacoli simili. Cosa può far tornare questo zelo? Le chiese d’Europa orientale potranno aver paura di perdere le risorse che arrivano dalle chiese occidentali. Sarà possibile che la chiesa stia diventando timorosa? Questa situazione sarà in aumento mentre le chiese di tutta l’Europa fronteggiano la realtà d’incontrare credenti di altre convinzioni? Associarsi nella missione potrebbe aiutare sia ad entusiasmare lo zelo sia ad allargare il potenziale che le chiese di tutta l’Europa hanno oggigiorno.

  • Dove vedete dei segni di vita e di speranza?

Anche se la chiesa dei paesi europei occidentali può essere considerata come indebolita, ha sempre la vita di Cristo e la Sua potenza. La lunga eredità e l’esperienza nell’opera missionaria dall’Europa verso altri continenti del mondo costituisce un privilegio e una forza immensa per il progresso del Vangelo.

Le chiese occidentali e orientali operano troppo raramente insieme per tali obiettivi. Tuttavia, potrebbero completarsi, contribuire ad un partenariato che onora il Signore e fa avanzare il Suo Regno. Non c’è alcuna ragione di vergognarsi o d’impaurirsi. Questa chiesa occidentale è un esempio e un modello per i paesi d’Europa orientale. Hanno la conoscenza (i libri e la ricerca) e l’esperienza così necessaria nel campo missionario. Da un altro lato, il forte desiderio di presentare il vangelo nel mondo intero con i valori e le pratiche delle chiese dei paesi d’Europa orientale potrebbe portare la speranza nell’Europa intera.

La speranza viene soltanto se operiamo insieme, di pari passo, per superare gli ostacoli e le sfide. C’è tanto progresso da fare. La vita e la speranza nella missione viene dall’unità e “dall’umiltà coraggiosa” come lo dice David Bosch. Servire insieme non dovrebbe limitarsi ai bisogni in Europa ma dovrebbe continuare a testimoniare intenzionalmente e a servire fuori da questo continente.

Dio ha spezzato le catene che il comunismo usava per impedire i cristiani di diffondere la Parola in Europa orientale. Oggi, preghiamo affinché spezzi le catene che impediscono le chiese di diventare missionarie.

Alex Vlasin

Esperto rumeno in missione

Foto: Porta Caterina a Brasov (dominio pubblico – fonte: flickr.com)

Bibliografia

Bosch, Transforming Mission: Paradigm Shifts in Theology of Mission, Maryknoll: Orbis Books, 1995 

Vlașin, Mission Education in Romanian Evangelical Higher Education, Ed: Universitatea din Bucuresti, 2013 

Vlașin,“Roemenië communistische nal atenschap” (Communism legacy on mission), ZN (Evangelical Mission Association Magazine in Nederlands) no 1, 2013, pages 27- 29. 

Vlasin, “Twenty-Five Years of Mission Movement in Central and Eastern Europe: An indigenous Perspective” in Constantineanu, Macelaru & Himcinschi (Eds.), Mission in Central and Eastern Europe – Realities, Perspective, Trends, , Regnum Edinburgh Centenary Series, Vol 34,

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